LA BELLE EPOQUE

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Torino, settimane dopo


La Francia, Aix-les-Bains – Un rifugio temporaneo

La Francia, ad Aix-les-Bains, è diventata un luogo sicuro per Pietro. Io, invece, continuo i miei affari a Torino, cercando di bilanciare il mio ruolo di futuro sposo con il gioco spietato che sto conducendo contro mia madre. Lei si pregusta la vittoria, convinta che la mia resa sia ormai certa.

Ma io non ho alcuna intenzione di arrendermi.

Amalia è sempre più irrequieta, la sua ansia cresce ogni giorno di più. Il suo stato interessante è ormai evidente, e se non la allontano presto da Torino, sarà impossibile nasconderlo ancora a lungo. Passa le sue giornate con Annabella, trovando in lei un rifugio di conforto e comprensione. Ed è ironico pensare che l'unica persona che mia madre ritiene adatta per me sia in realtà colei che sta proteggendo Amalia dal destino che lei le ha imposto.

Un giorno, durante una pausa dai miei impegni, ricevo una lettera cifrata da mia cugina, la marchesa Elise de Montclair.

La sua calligrafia elegante e precisa mi riempie di curiosità e apprensione. Decifro il messaggio con attenzione:

"L'Imperatore sta bene, così come il suo fedele consigliere. La febbre è scesa."

Una frase che all'apparenza potrebbe sembrare priva di significato, ma che per me è un segnale chiaro: tutto procede secondo i suoi piani.

Ma c'è altro.

"Sua Maestà desidera vedere la vostra sorella e la futura contessa di Cuneo."

Resto per un attimo a fissare la lettera, rileggendo quelle parole più e più volte. L'"Imperatore"... davvero il Presidente vuole incontrare Amalia e Annabella? Oppure è solo un pretesto di mia cugina per metterle al sicuro?

Quando comunico la notizia a mia madre, la Contessa, la sua reazione è prevedibile: sbraita, si indigna, disprezza apertamente mia cugina e il suo legame con l'uomo che lei definisce un avventuriero travestito da sovrano.

Ma poi accade qualcosa che mi spaventa più della sua furia: sorride.

«Figlio,» dice, con un'inflessione quasi divertita, «tua cugina è sempre stata ordinaria. Mai riuscita a comprendere il fascino che esercita su certi uomini... e ora addirittura sul futuro Imperatore.»

La guardo con sospetto. Perché ora sembra tanto accondiscendente?

«Madre,» ribatto, con un tono più duro, «per una volta, prova a non sottovalutare le persone.»

Lei mi fulmina con uno sguardo gelido, poi il suo volto si ammorbidisce nuovamente.

«Figlio, la rigidità è l'architrave della nostra società e della nostra Monarchia! Ma se l'Imperatore, chiamiamolo così, desidera vedervi, chi sono io per oppormi?»

"Madre, sono tutte apparenze. Non devo essere io a dirti quante donzelle del popolo il nostro caro amico Re incontra!"

Lei fa un cenno alla cameriera, come se non volesse più continuare la conversazione. Ma prima di congedarsi, mi lancia un ultimo sguardo.

«Porta i miei saluti alla cugina,» dice con un sorriso ambiguo. «Io avrò modo di sopportarla a Torino, per il vostro matrimonio. In Francia, con quei costumi licenziosi, non ci riuscirei!» Poi aggiunge, con una freddezza calcolata:

«E presumo che porterai anche il tuo amico inglese. I francesi non faranno caso a lui.»

Michael si irrigidisce appena. Io stringo i denti.

HO DETTO AMORE  - Il ciondolo segreto -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora