La stanza è avvolta in un silenzio denso, rotto solo dal crepitio del fuoco nel camino. L'odore di legno bruciato si mescola a quello delle erbe che ho preparato per mia madre. Lei giace sul letto, il volto pallido ma ancora capace di esprimere quella fredda superiorità che non l'ha mai abbandonata.
"E cosa avete costruito, voi due?" sussurra Matilde, la voce carica di disprezzo. "Un'illusione di felicità, lontano dalla realtà. Alessandro, tu hai rinunciato a tutto. Robert vive nel lusso, tua sorella governa Torino accanto al suo conte, mentre tu... tu cosa hai? Un pugno di erbe e uno scribacchino che non sa far altro che disegnare."
Michael si volta lentamente dalla finestra. La luce soffusa illumina il suo volto, segnato da una determinazione che raramente gli ho visto. Avanza con calma, ma i suoi occhi scintillano di una luce decisa. Quando parla, la sua voce è ferma e chiara.
"Contessa," inizia, con una calma che sembra tagliare l'aria. "Voi parlate di potere e lusso come se fossero l'unico scopo della vita. Ma sapete cosa diceva Keats? 'Un paradiso non sarebbe un paradiso senza il suo amore.' Questo è ciò che ho trovato in Alessandro. Un amore che mi ha dato un motivo per vivere, un rifugio, una forza che nessuna vostra parola potrà mai spezzare."
La madre ride debolmente, il suono amaro che sembra graffiare le pareti. "Parole vuote. Un paradiso? Siete entrambi degli illusi. La vita non è fatta di paradisi, ma di doveri. E voi, con le vostre romanticherie, siete condannati alla miseria."
Michael si ferma accanto al letto, il suo sguardo fisso su di lei. "No, duchessa, non siamo condannati. Siamo liberi. Libri di vivere e amare, come pochi possono dire di essere. 'Non c'è fascino che uguagli la tenerezza del cuore,' diceva Jane Austen. Alessandro ha la tenerezza di un cuore che voi non avete mai voluto conoscere. E io lo amerò fino alla fine dei miei giorni."
Le sue parole vibrano nell'aria, e sento il cuore stringersi. Michael si volta verso di me, e per un attimo il mondo sembra fermarsi. "Alessandro," dice, la voce tremante di emozione. "Tu sei la mia casa, il mio rifugio, la mia libertà."
Prima che possa rispondere, si avvicina e mi prende il viso tra le mani. I suoi occhi incontrano i miei, e in quel momento tutto ciò che esiste è lui. Mi bacia, dolcemente, ma con una forza che sembra scardinare ogni schema, ogni barriera.
Quando si stacca, le sue mani rimangono sulle mie guance, e le nostre voci si uniscono. "'L'amore è la mia religione, e io potrei morire per esso,'" recitiamo insieme, le parole di Keats che risuonano nella stanza come una sfida.
Matilde ci guarda, il volto impassibile, ma vedo una crepa in quella sua maschera di ghiaccio. Non risponde, ma il silenzio che segue parla per lei. Per la prima volta, sembra non avere parole.
Belladonna avanza silenziosa dalla porta, il suo mantello scuro che sfiora il pavimento. Il suo sguardo passa da me e Michael a mia madre, e c'è un sorriso enigmatico sulle sue labbra.
"Sai, Matilde," dice, la sua voce calma ma carica di significato. "Parli di doveri e potere come se fossero tutto. Ma guarda tuo figlio. Guarda cosa ha costruito. Qualcosa che tu, con tutta la tua fredda ambizione, non avrai mai: un amore che trascende il tempo."
Si ferma accanto al lupo, che si è alzato e la segue con gli occhi. "E sai cosa ho capito, Matilde? Quando sono arrivata nella tua dimora anni fa, ero offuscata. Cercavo vendetta, ma poi ho trovato qualcosa di più forte. Proteggere. E ci sono riuscita."
Il lupo si avvicina a me, appoggiando il muso sulle mie ginocchia. Lo accarezzo, sentendo una calma che mi attraversa. Belladonna sorride e si rivolge a noi.
"Alessandro, Michael, domani al tramonto vi aspetto nella radura dietro la vecchia chiesa. Ricordate? È lì che hai raccolto quel fungo che mi serviva. Abbiamo ancora qualcosa da sistemare."
Le sue parole riecheggiano nella stanza mentre esce. Guardo Michael, il lupo accanto a me, e so che, nonostante tutto, siamo finalmente dove dobbiamo essere.
STAI LEGGENDO
HO DETTO AMORE - Il ciondolo segreto -
RomanceTorino, 1850. Può un amore sopravvivere quando il mondo lo condanna? Può un sentimento bruciare senza essere mai pronunciato? Alessandro Crepuett, giovane aristocratico, ha sempre saputo qual era il suo posto: erede di una famiglia potente, cugino d...