VELE IN LONTANANZA

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La stanza è avvolta da una luce tenue, il bagliore delle candele che disegnano ombre tremolanti sulle pareti del laboratorio di Belladonna. Gli scaffali sono colmi di ampolle, erbe essiccate e strumenti alchemici, ma questa volta è il piccolo scrigno di legno sul tavolo centrale ad attirare la mia attenzione. Belladonna si avvicina con passi lenti, il suo mantello che sfiora il pavimento. I suoi occhi, profondi e carichi di mistero, si posano su di me e Michael.

«È ora che sappiate la verità,» dice con una calma che tradisce una tensione nascosta. Le sue mani, forti ma delicate, sollevano il coperchio dello scrigno. Al suo interno ci sono frammenti di ciondoli: schegge irregolari di metallo e pietra che brillano debolmente, come se contenessero ancora una scintilla di potere antico.

Michael si avvicina per primo, il suo sguardo fisso sui frammenti. «Pensavo li avessi distrutti,» dice, la voce intrisa di stupore e dubbio.

«E così è stato,» risponde Belladonna, il tono pacato. «Ma non tutto può essere cancellato. Il tempo lascia tracce, anche quando crediamo di averlo piegato alla nostra volontà.»

Rimango in silenzio, osservando quei frammenti. Una strana sensazione mi attraversa, come un ricordo lontano o una vela dispersa in mare che non riesco a cogliere del tutto. «Perché li hai conservati?» chiedo infine, il mio tono più duro di quanto intendessi.

Belladonna sorride appena, un sorriso enigmatico che sembra nascondere più risposte di quante ne dia. «Perché sapevo che sarebbero serviti ancora. Anche distrutti, contengono un frammento del passato che avete vissuto. Un passato che non ricordate, ma che vi appartiene comunque.»

Michael allunga una mano, sfiorando uno dei frammenti con la punta delle dita. Appena lo tocca, un lampo di luce attraversa la stanza, e lui sobbalza, ritraendo la mano. «Ho visto qualcosa...» mormora, il viso pallido e gli occhi pieni di confusione. «Un bosco... un temporale... e noi... eravamo lì, ma tutto sembrava diverso.»

Belladonna annuisce lentamente. «Il 1811,» dice semplicemente. La parola si posa nell'aria come un segreto rivelato. «Avete vissuto quattro anni in quell'epoca. Non ricordate, ma il tempo non dimentica. E nemmeno i ciondoli.»

Il mio cuore accelera, un misto di paura e curiosità. «Perché non ce lo hai detto prima?» domando, il tono più tagliente del previsto.

«Non era il momento,» risponde Belladonna, il suo sguardo che si sposta tra me e Michael. «Il tempo rivela solo ciò che siamo pronti ad affrontare. Ora siete pronti.»

Michael si volta verso di me, gli occhi lucidi. «Ale, e se ciò che ci manca fosse la chiave per capire chi siamo davvero?»

Rimango immobile, il peso di quelle parole che si posa su di me. Il mio sguardo torna ai frammenti, e per un istante, penso di vedere qualcosa riflesso in essi: il volto di Belladonna, più giovane, circondata da una luce bianca abbagliante. Un brivido mi percorre la schiena.

«Cosa dobbiamo fare?» chiedo infine, la mia voce appena un sussurro.

Belladonna chiude lo scrigno con un gesto deciso. «Per ora, nulla. Lasciate che i ricordi emergano da soli. Quando il tempo sarà maturo, saprete cosa fare.»

Michael la guarda con un misto di frustrazione e curiosità. «Ma tu... che sei venuta davvero a fare?» chiede, la sua voce carica di emozione.

Belladonna si volta lentamente verso di lui, poi il suo sguardo si posa sul lupo accovacciato accanto al camino. «Non ve ne siete accorti, ragazzi?» continua, la sua voce carica di una calma enigmatica. «Michael, hai affinato le tue doti artistiche presso la corte, dipingendo e osservando con occhi che vedevano oltre il tempo. E Alessandro, tu sei diventato un uomo che ha imparato molto da me, soprattutto nell'arte medica. Le questioni su Matilde e i suoi inganni le conoscete già. Che altro dobbiamo aggiungere? Il poco che resta da sapere verrà da solo, quando il momento sarà giusto.»

Il laboratorio resta in silenzio, rotto solo dal crepitio del fuoco nel camino. Michael e Alessandro si avvicinano al tavolo centrale, dove le ampolle e i barattoli di erbe secche emanano aromi che sanno di tempo antico. Michael sfiora con la punta delle dita un vecchio quaderno dalla copertina consumata, posato accanto a una delle ampolle. «Chissà quante storie sono scritte qui dentro,» mormora, quasi parlando a se stesso. io lo osservo, poi prende il quaderno tra le mani e lo sfoglia lentamente. Le pagine, ingiallite dal tempo, rivelano una raccolta di appunti intricati, disegni accurati di piante e formule enigmatiche. Michael si blocca, colto da un dettaglio che sembra emergere improvvisamente dai suoi ricordi. «Ma queste ultime trenta pagine... sono mie,» mormora Michael, un misto di incredulità e meraviglia nella voce. Mi  avvicino e insieme osserviamo disegni straordinari: schizzi di erbe, fiori e composizioni che sembrano vive. Ogni linea riflette la maestria artistica di Michael, catturando dettagli con una precisione straordinaria.

Belladonna annuisce, un sorriso di orgoglio velato sul suo volto. «Sì, Michael, queste sono tue. E Alessandro, guarda qui,» dice, indicando un punto preciso del quaderno. «Questa è la tua opera: sei riuscito a incrociare due specie di belladonna, una della Cornovaglia e una di Racconigi. Una combinazione mai tentata prima. Ed eccola,» aggiunge, prendendo una piccola ampolla dal tavolo. «Grazie a voi, sono riuscita a creare una medicina per il mal sottile. Una cura che non esisteva, ma che ora può salvare vite.»

Alessandro e Michael si scambiano uno sguardo intenso, i loro occhi comunicano un misto di stupore, fierezza e un'intesa silenziosa. «Non pensavo che quello che stavamo facendo potesse avere un impatto simile,» mormoro.

«Il vostro talento e il vostro legame sono più forti di quanto possiate immaginare,» risponde Belladonna. «E questo è solo l'inizio. Le vostre scoperte possono cambiare il mondo, ma anche guarire ferite più profonde di quelle che vediamo.»

Michael accarezza il quaderno con le dita, quasi con reverenza. «Allora continuiamo da qui, Ale,» dice, con un sorriso sincero. Annuisco, il suo sguardo determinato. «Sì, continuiamo. Insieme.»

«Belladonna,» dico, alzando lo sguardo verso di lei. «Questo era tuo?»

Lei sorride, avvicinandosi con passo lento. «No, apparteneva a chi mi ha insegnato tutto ciò che so. Ma forse, un giorno, sarà vostro. Ogni pagina di quel quaderno è un invito a scoprire ciò che già sapete, anche se ancora non lo ricordate.»

Michael incrocia il mio sguardo, i nostri occhi pieni di una curiosità condivisa e quasi assoluta . Il lupo, accovacciato accanto al camino, ci osserva con i suoi occhi dorati, come se vegliasse su di noi. In quel momento, il tempo sembra sospeso, e il mistero che circonda si intreccia con la promessa di nuove scoperte.

«Allora iniziamo da qui,» dico, posando il quaderno sul tavolo e sfogliandolo con determinazione. Michael annuisce, il suo sorriso appena accennato ma pieno di complicità.

Belladonna ci osserva, il suo volto rilassato ma enigmatico. «Il tempo vi guiderà, ragazzi. E io sarò qui per assicurarvi che segua la strada giusta.» «Sicuramente dentro di voi ricorderete lo spettro della mia grandissima antenata, Genevieve, la più grande strega di Francia. È lei che vuole che vi protegga. E naturalmente Demian ti ha già riconosciuto,» aggiunge, rivolgendo un sorriso enigmatico verso di me. «Il tempo ha modi strani di rivelare le sue verità.» Il suo sguardo si posa su Michael, la sua espressione seria ma carica di una comprensione silenziosa. «A volte, ciò che vediamo negli occhi degli altri è il riflesso di verità che non siamo pronti ad affrontare.»

Demian, accovacciato accanto al camino, solleva il muso e ci osserva con i suoi occhi dorati, come se capisse più di quanto noi stessi comprendiamo. Michael lo fissa intensamente per un momento, come se qualcosa dentro di lui si accendesse. Poi, con voce tremante, esclama a Belladonna: «Ma tu... tu eri il medico di corte! Il fratello della contessina Matilde ti odiava. Era giovanissima tua madre, ti odiava anche lei!» Belladonna si gira verso di lui, accarezzandogli il capo con una tenerezza inaspettata. «Anche lui ricorda,» dice piano. «Ma i lupi non parlano. Sono i custodi del silenzio.»

La stanza si riempie di un silenzio carico di tensione. Michael mi prende la mano, il suo tocco caldo e rassicurante. Non so cosa ci aspetti, ma una cosa è certa: il nostro passato non è mai veramente passato. E i frammenti dei ciondoli sembrano volerci raccontare una storia che ancora non siamo pronti a sentire.

HO DETTO AMORE  - Il ciondolo segreto -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora