Prologo

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Gennaio 2014

Non vedo niente, ma sento tutto.

La benda che mi hanno messo sugli occhi è spessa, ruvida, troppo stretta, ma sto bene. Continuo a ripetermelo come un mantra, nella speranza di rimanere lucido in modo definitivo e non perdere conoscenza un'altra volta.

Sto bene, non è successo niente, David è qui.

Parla con qualcuno a pochi metri da me, non si cura di camuffare la sua voce, era con me quando è successo ed ora so che è uno degli artefici, ma non lo odio. Non lo odio per avermi tradito, lo odio per aver tradito mia sorella, questo non glielo perdonerò mai, nemmeno quando sarà tutto finito, nemmeno quando tornerò a vedere.

È successo troppo in fretta; l'alcool che scendeva lungo la gola, le risate con un amico, una serata che doveva essere come tutte le altre, e poi il buio. Il buio che persiste, il buio che ora è meno buio, almeno nella mia testa che sta riacquistando la sua lucidità. Non berrò mai più in vita mia, non lascerò avvicinare nessuno a mia sorella.

"Dobbiamo lasciarlo andare."

David è agitato, vuole liberarmi, ma il suo interlocutore parla a bassa voce, troppo bassa per i miei sensi ancora opacizzati.

Sto bene, non è successo niente, David è qui.

Mi concentro sul mio respiro. Zia Maddy lo faceva sempre prima di salire sul palco, prima di ogni esibizione per trovare la concentrazione giusta e allontanare l'agitazione. Funzionava, i suoi concerti erano uno spettacolo vero e proprio, lei lo è.

Sto bene, non è successo niente, David è qui.

"Stanno arrivando. Ok, siete sicuri? Ok..."

L'interlocutore di quello che ritenevo un amico fidato, è furbo, dev'essere l'organizzatore di questa cosa a cui ancora non riesco a dare un significato. Qualcuno mi ha rapito, mi ha legato i polsi dietro la schiena e messo una benda sugli occhi. Non so dove sono, non so perché sono qui, forse sto sognando, forse è l'effetto strano del rum.

Sto bene, non è successo niente, David è qui.

I passi di qualcuno si avvicinano nella mia direzione. È tutto buio, non ho la percezione dello spazio e nemmeno del tempo, quindi l'unica cosa a cui riesco ad aggrapparmi per non perdermi ancora una volta sono i rumori.

Una mano sconosciuta mi circonda il braccio, esortandomi ad alzarmi. Lo faccio con fatica, le gambe mi fanno male, evidentemente sono stato troppo tempo nella stessa posizione.

"Andiamo."

È David a parlare, è lui che mi sta scortando da qualche parte. Dovrei avere paura? Non ne ho, sono troppo arrabbiato per la reazione che avrà mia sorella. Troppo arrabbiato per la delusione che avrà lei.

Stringo i pugni per quanto è possibile, potrei dirgli qualcosa, ma sarebbe inutile. Devo solo limitarmi ad ascoltare, aggrapparmi all'unica certezza che ho.

Sto bene, non è successo niente, David è qui.

Altri passi si uniscono ai nostri, la stretta di David si fa più salda quando le gocce di pioggia iniziano a depositarsi sul viso. Siamo all'aperto.

Dove mi stanno portando? Cosa succederà?

Diana. Diana. Diana.

Ci fermiamo dopo qualche metro, l'unico rumore udibile è quello della pioggia che scroscia incessante su di noi e sul terreno. Il rumore di un treno in lontananza mi da un'informazione in più; non siamo lontani dalla città, probabilmente siamo ancora a Londra.

"David?"

No. Non volevo questa informazione, preferivo il rumore della pioggia. "Diana?" domando, cercando di liberarmi dalla presa ferrea del mio rapitore.

I passi veloci e inconfondibili di mia sorella si fanno più vicini. Perché è qui? È con loro? Non può essere con loro, mia sorella non mi tradirebbe mai.

"David? Cosa gli state facendo? Perché siete qui? Vi ho cercato dappertutto! È un gioco?"

Non è con loro, lei sarà sempre con me.

"Liberatene."

Un'altra voce si sovrappone a quella di mia sorella, David lascia la presa sul mio braccio, che viene sostituita da qualcun altro. Cerco di oppormi, mi stanno portando lontano da lei. "Lasciatela stare!", urlo con tutta la voce che ho in corpo, anche se non posso vedere, anche se non so dove sono e cosa sta succedendo.

"Harry!"

La paura nella sua voce è straziante e lotto con tutte le forze che ho per liberarmi dalla stretta del mio rapitore. Mi trattiene imprecando, ma non smetto di dimenarmi, ho bisogno di vedere cosa sta succedendo, ho bisogno di sapere che lei è al sicuro.

La presa sul mio corpo si smorza all'improvviso, facendomi perdere l'equilibrio. Sono a terra, l'asfalto bagnato, la pioggia che continua a scendere incessante e il rumore di una macchina in avvicinamento.

"Scappate!"

Cerco di alzarmi ma non ci riesco, smetto di provarci quando un rumore sordo sovrasta tutti i rumori della notte più buia della mia vita.

"David!"

È mia sorella ad urlare e per la prima volta in vita mia ho davvero paura.


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