L’aveva seguita per tutto il giorno. Aveva provato a parlarle mille volte ma non aveva mai avuto il coraggio di farlo. Era uno stupido. Un dannato stupido indeciso. Avrebbe dovuto essere nella sua stanza a dormire a quest’ora, ma non sarebbe riuscito a prendere sonno. Si trovava invece sul balcone della torre nord, faceva freddo e la neve stava scendendo leggera dal cielo. Odiava la neve, la sua leggerezza e le conseguenza che aveva sulla natura; la copriva, la soffocava, diventando come un macigno. Lo stesso macigno che aveva lui sul cuore.
Guardava la sigaretta che aveva preso a Zayn girandola fra le mani. La voglia di fumarla era davvero tanta. Ma non aveva ancora trovato il coraggio di farlo. Voleva parlare con Diana. Aveva bisogno di Lei adesso, ma non poteva esserne così dipendente , non poteva per se stesso e per il bene di sua sorella.
Le parole di Jess continuavano a ripetersi nella sua mente.
“L’ho fatto per proteggerla. Lei sarebbe corsa da me. Non potevo permetterlo”.
Era questa la confessione che gli aveva fatto, quando dopo l’uscita di scena di Vivian, lui era andato a parlargli. L’intenzione primaria era quella di chiedergli spiegazioni sul suo atteggiamento, ma guardandolo in viso, non se l’era sentita. Jess aveva bisogno di un amico, e lui indipendentemente da tutto, ci sarebbe stato.
Tutti avevano qualcuno da proteggere, qualcuno per cui rischiare la vita e lui era li, su uno stupido balcone al freddo senza trovare il coraggio di andare da Lei, a chiarire la situazione.
L’aveva vista uscire dalla palestra mano nella mano con quel ragazzo. Avevano passato la notte insieme e lui non aveva potuto far niente per evitarlo. Era geloso, fottutamente geloso dell’idea che qualcuno le avesse messo le mani addosso. Era il nemico e lei c’era cascata come una stupida ragazzina viziata.
Lei era solo una ragazzina viziata che si era accorto di amare.
Lena era li, in splendida forma davanti a Lui ma non le aveva fatto lo stesso effetto. Si odiava per questo, si odiava dannatamente.
Si passò nervosamente una mano nei capelli guardando all’orizzonte. Sentì quella risata che lo faceva impazzire. Eccola lì, con indosso quel vestito bianco semplice come Lei, coperta da un giacca nera che doveva appartenere al ragazzo muscoloso. Greg si chiamava. Che nome stupido! Stupido come lui con quella faccia da bravo ragazzo!.
Strinse i pugni istintivamente quando Greg si avvicinò a Lei per baciarla.
Kim lo lasciò fare, correndo via velocemente con un sorriso sul volto. Lo vedeva sin da li quello stupido, fantastico sorriso. Abbassò il capo sulla sigaretta che teneva fra le mani e estraendo l’accendino la accese portandola alle labbra. Chiuse gli occhi e inspirò a pieni polmoni.
Sorrise amaramente sedendosi con la schiena contro al muro freddo.
Eccolo li, il ragazzo perfetto, il fratello maggiore che doveva dare l’esempio, ridotto a uno straccio per colpa di una stupida ragazzina dal sorriso bellissimo.
Inspirò a pieni polmoni il fumo della sigaretta, lasciando che la nicotina scorresse nei suoi polmoni.
“Harry?” chiese una voce alla sua sinistra.
Non voltò il capo. Sapeva esattamente a chi apparteneva quella fastidiosa stupida, perfetta, voce.
“Harold?” ripeté Kim preoccupata avvicinandosi a Lui.
“Fa freddo, torna dentro” disse senza aprire gli occhi.
Riportò la sigaretta alle labbra e inspirò. Non voleva vedere quegli occhi che lo stavano ammonendo, non voleva vedere il disprezzo che Kim portava con se, nel vederlo.
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Burning Sun [IN REVISIONE]
Ficção AdolescenteC'è una storia dietro a ogni persona. C'è una ragione per cui loro sono quel che sono. Loro non sono così solo perché lo vogliono. Qualcosa nel passato li ha resi tali, e alcune volte è impossibile cambiarli. [S.Freud]