11. Ordine e disordine

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“Sapevo che saresti venuta”

Vivian alzò lo sguardo. Da più di quindici minuti stava davanti a quella porta in legno, indecisa se quella fosse la cosa giusta da fare, oppure no.

“Teoricamente non sono ancora entrata quindi non è proprio esatta la tua affermazione” puntualizzò appoggiandosi allo stipite della porta.

Jhona sorrise, non disse niente, le prese una mano e la trascinò nella stanza chiudendo la porta alle sue spalle senza lasciarla.

“Così è scorretto però!” si lamentò la ragazza divertita.

“A mali estremi, estremi rimedi” rispose Jhona spostandosi i capelli biondi dalla fronte.

Vivian lo guardò ammagliata, era davvero affascinante, e se avesse tolto tutta quella ferramenta che aveva attaccato alla faccia, lo sarebbe stato ancora di più.

Doveva ammetterlo però, quell’aria da duro era tremendamente sexy.

“Adesso la mano me la puoi lasciare, non scappo” lo rassicurò recuperando un barlume di lucidità.

Jhona sorrise ancora avvicinandosi a Lei senza lasciarle la mano.

Vivian restò immobile, a guardare il ragazzo avvicinarsi. Sorrise timidamente vedendolo così vicino a Lei.

“Chi mi assicura che non scapperai?” domandò il giovane professore a un soffio dal suo viso.

“Non sono mai scappata in vita mia, non inizierò oggi a farlo” lo rassicurò Vivian cercando di essere il più controllata possibile.

Jhona sorrise ancora sollevando la sua mano e portandola alla bocca. Le lasciò un bacio delicato sul dorso.

“Hai un buon profumo Vivian” disse lasciandole la mano.

Si diresse verso la sua cattedra. Si sedette pesantemente sulla sedia imbottita appoggiando le gambe sul tavolo senza smettere di guardarla con poca discrezione.

Vivian lo guardava immobile, incapace di interrompere quel contatto visivo fra i loro occhi.

Aveva degli occhi stupendi quel ragazzo, azzurri e profondi. Le ricordarono immediatamente quelli di Harry, anche se a confronto, quelli del cugino rimanevano sicuramente i suoi preferiti.

“Hai intenzione di testare ancora per molto la resistenza a compressione di quel piastrellone sotto di te?” domandò Jhona divertito.

“E’ un modo alternativo per invitarmi a sedermi?”.

“E’ un modo per invitarti ad avvicinarti, questa distanza mi infastidisce, il tuo profumo mi rende calmo”spiegò Jhona.  

Vivian sorrise e si avvicinò alla vecchia scrivania.

Si soffermò ad osservare le due sedie imbottite vicino a Lei ma non si sedette.

Si avvicinò alla sedia su cui sedeva il ragazzo sotto i suoi occhi curiosi che non sembravano essere sorpresi da quel gesto.

Vivian sistemò la scrivania, spostando con delicatezza dei grossi tomi che erano sistemati sopra. Li riconobbe, contenevano tutte le regole di Hamilton e la sua storia.

Era evidente che Jhona non li avesse ancora consultati, stonavano nel disordine della stanza.

Si sedette sulla scrivania davanti al ragazzo, con le gambe a penzoloni lasciate parzialmente scoperte dalla gonna che indossava.

Jhona sorrise maliziosamente osservandola.

“Dovresti consultare i regolamenti sai?” domandò Vivian.

Burning Sun [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora