Si mise le cuffie e chiuse gli occhi.
Doveva concentrarsi su qualcosa che non fosse Diana, che non si avvicinasse lontanamente a Kim, e soprattutto che non riguardasse Zayn, perché la voglia di fargli del male fisico era ancora molta.
Si passò una mano nei capelli e tolse le cuffie. Nemmeno la musica riusciva a distogliere la sua attenzione da quell’assurda situazione.
Come poteva non pensare a quello che era successo?
Poche settimana prima si sentiva al settimo cielo; aveva tutto quello di cui aveva bisogno e per la prima volta nella vita si era sentito completo e soddisfatto.
Ora invece era li, solo nella sua stanza, lontano dalle cose che lo facevano stare bene.
Sapeva che Diana ci sarebbe stata per lui, anche adesso, nonostante tutto quel tumulto che si era scatenato. Sapeva anche che la sua principessa stava soffrendo forse più di Lui, ma non gli aveva obbedito e doveva imparare a farlo.
Qualcuno bussò alla porta riportandolo alla realtà.
“Chi è?” chiese freddamente spegnendo definitivamente il suo lettore mp3.
Non aveva voglia di parlare con nessuno; tutti in qualche modo l’avevano infastidito tenendolo all’oscuro. Non poteva fare a meno però, di sperare che dietro quella porta ci fosse sua sorella.
“Sono l’uomo nero”.
Harold sorrise per la prima volta in questi ultimi giorni e alzandosi si avvicinò alla porta.
Non era sicuramente Diana, ma gli fece allo stesso modo piacere, udire quella voce profonda che tutti assimilavano alla sua.
Girò la chiave e abbassò la maniglia, tornando poi sul letto e sedendosi pesantemente.
“Ciao anche a te figliolo! E’ davvero un piacere vederti. Sono felice che tu stia saltando dalla gioia per questo mio ingresso , non aspettavi altro immagino…” ironizzò Derek divertito avvicinandosi a Lui.
Si guardò intorno fino a ritrovare gli occhi verdi ed espressivi di suo figlio che osservavano i suoi.
Rivedeva in lui, se stesso, quando ancora adolescente sognava un mondo diverso da quello che i suoi occhi erano abituati a vedere.
“Papà” lo salutò Harry sorridendo.
Sapeva perfettamente che suo padre non era venuto li per caso. Non erano soliti avere queste chiacchierate padre e figlio tanto spesso.
“Ok, vengo al punto, io e lo zio Gabe andiamo a fare un giro in moto come i vecchi tempi, vieni con noi?” chiese Derek.
La scusa della moto era la prima che gli era passata per la mente. Sin da piccolo Harold amava le moto allo stesso modo in cui sua moglie Grace le odiava.
“No, non ne ho voglia, grazie comunque dell’offerta” rispose Harry sdraiandosi nuovamente sul letto. Un giro in modo con zio Gabe era sinonimo di interrogatorio e Lui non ne aveva assolutamente voglia.
Derek annuì. La carta della moto non aveva funzionato, quindi era giunto il momento di passare alle maniere forti.
Si sdraiò di fianco al figlio guadagnandosi uno sguardo di rimprovero.
“Voglio solo passare un po’ di tempo con mio figlio, è un reato?” domandò.
“Ti ha mandato la mamma o Diana?” chiese Harry divertito.
“Ti lascerò il beneficio del dubbio” rispose Derek.
Harry scosse il capo divertito.
Sapeva che ci doveva essere sua madre dietro a questa inaspettata visita. Suo padre di sua iniziativa non l’avrebbe mai fatto. Era una persona particolare, preferiva guardare la situazione da lontano, lasciandolo scegliere e sbagliare senza nessuna interferenza, ma qualcosa stavolta lo aveva spinto a un confronto diretto.
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Burning Sun [IN REVISIONE]
Ficção AdolescenteC'è una storia dietro a ogni persona. C'è una ragione per cui loro sono quel che sono. Loro non sono così solo perché lo vogliono. Qualcosa nel passato li ha resi tali, e alcune volte è impossibile cambiarli. [S.Freud]