68. Rassegnazione e flebili speranze

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Il display collegato alle telecamere era l’unica fonte di luce della stanza. Nessuno fiatava, nonostante ognuno di loro avesse molto da dire.

Sean contemplava le immagini in silenzio. Chad stava esagerando, lui lo sapeva, ma la sua curiosità era troppa, lo era sempre stata, molto più forte di qualsiasi cosa, di qualsiasi piano o principio. Lui si spingeva sempre al limite o per lo meno, la sua passione era spingere gli altri ad oltrepassarlo.

“Sean non erano questi i piani”

Paul si alzò raggiungendo l’amico davanti al monitor. Il suo unico scopo era giocare e vincere, ma se doveva vincere voleva farlo seguendo la strategia, senza barare o fregare l’avversario. Era un gioco, fatto di mosse e contromosse; quella che stava facendo Chad era quella più sbagliata, per loro, per lui e per la piccola Diana.

“Paul ha ragione, devi fermarlo Sean”

Greg prese la parola, era rischioso mettersi contro Sean, inconsapevolmente lui sapeva, che il ragazzo dagli occhi verdi, era sempre un passo avanti a loro. Era lui il vero leader della squadra, nonostante Chad tendesse sempre a precisare che erano sullo stesso piano, Sean era l’unico di cui aveva timore.

“Ancora qualche secondo ragazzi” rispose Sean divertito dalle immagini che scorrevano davanti ai suoi occhi.

Era divertente vedere come Chad avesse perso il controllo, vedere come il suo odio verso il mondo l’avesse portato ad odiare se stesso talmente tanto da farsi del male. Era questo che stava facendo, esattamente la mossa peggiore che potesse fare; arrivare a minacciare suo fratello e la vita della ragazza, che in fondo in fondo, era stata la sua ossessione. Chad era un debole, una di quelle persone pericolose e inaffidabili; il compagno perfetto all’apparenza, la freddezza in persona. Ma sono proprio quelle persone che non fanno entrare niente, che possono scoppiare da un momento all’altro. Stava succedendo e quella moretta dagli occhi spaventati, aveva trovato il codice d’accesso. Minuto dopo minuto diventava sempre più un soggetto interessante, aveva adorato ascoltare le sue parole, prima a Rick e poi a Chad, una sorta di benefattrice per i ragazzi senza speranza, una ragazza talmente fragile ma forte allo stesso tempo, da confondere e affascinare anche il più insensibile uomo.

Lui però non ci era cascato, lui guardava, osservava, studiava, rielaborava e agiva e se l’amore era la miccia per la bomba che sarebbe stato Chad, il ricciolino dagli occhi verdi era la chiave per distruggere Diana. Le sue piccole dita aggrappate saldamente al braccio del fratello, la fiducia che quella tenera creatura riponeva nel ragazzo determinato a salvarla.

Qualcosa da studiare, rielaborare e a tutti i costi, spezzare. Era la loro ultima mossa, avrebbero vinto così, spezzando quel legame e spezzando Derek Styles.

“Andiamo” sentenziò alzandosi dalla sua seduta.

Paul e Greg lo seguirono silenziosi, insicuri sul da farsi. Avevano legato saldamente il ragazzo poliziotto in una stanza, Rick lo stava controllando, ma quando si trattava di Rick tutto diventava una grossa incognita. Era completamente ossessionato dall’arte, dal trovare quella fonte di ispirazione che lui potesse usare per valorizzare qualsiasi cosa. In questo caso si trattava di Diana e se solo avesse scoperto cosa stava succedendo nella stanza al primo piano, avrebbe perso il controllo.

Sembrava che, quello per loro era un gioco di squadra, si stesse rivelando un’arma a doppio taglio; quella che poteva portarli alla vittoria o che poteva distruggerli, metterli l’uno contro l’altro, e questo non era mai successo.

“Rick ho bisogno di acqua”

Jhona cercò di mettersi seduto, i pugni che Chad gli aveva sferrato nello stomaco, stavano dando i loro effetti. La pelle del viso bruciava, a causa dei tagli che le unghie del biondo gli avevano procurato. Aveva riversato tutta la sua ira su di lui, e per quanto sapesse che in fondo se lo meritasse, faceva comunque male.

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