44. Buon anno!

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Viveva di attimi, di sensazioni, di sogni, di emozioni e di battiti.

Quelli che faceva il suo cuore quando percepiva qualcosa di bello, e tutto in quella sala era bello. Talmente bello da farla piangere dalla felicità, nella consapevolezza che, ovunque sarebbe andata, qualunque cosa le fosse successa, loro ci sarebbero sempre stati.

La sua famiglia era felicità, quella pura e semplice che ti riscalda il cuore.

Li guardò per un’ultima volta prima di voltarsi e dirigersi all’ingresso. I fuochi d’artificio sarebbero iniziati di li a poco e lei non voleva perderseli. Voleva approfittare del momento di distrazione dei presenti alla festa, per andare ad osservarli dal portico, all’aperto.

Rischiava di ammalarsi ma non le importava. Aveva bisogno di un attimo di tregua da tutte quelle emozioni.

Aprì la porta per poi richiuderla alle sue spalle. Si strinse fra le braccia e sorrise.

Lo spettacolo meraviglioso che aveva sempre amato iniziò e lei si sentiva bene, forse come mai si era sentita prima. Nel profondo del suo cuore sapeva che le mancava qualcosa, ma forse era talmente fortunata ad avere una famiglia così, da non meritare altro.

Per qualche strano motivo, i fuori d’artificio non riportarono alla sua mente a quella notte. Lo psicologo le aveva spiegato, che poteva essere dovuto al fatto, che le erano sempre piaciuti, quindi riusciva solo a trovare bellezza in loro, nulla di più.

Sarebbe stata ore a guardarli, nelle loro mille forme apparentemente uguali, ma ogni volta diverse. Dipendeva tutto da piccole variabili, ma erano proprio quelle che cambiavano le cose ogni volta.

Si trattava sempre di quello: attimi, sensazioni, sogni, emozioni e battiti.

Sorrise fra se e se, alzando il capo e vedendo il vischio appeso alla trave in legno, sopra alla sua testa.

“Nella mitologia, il vischio era la pianta sacra di Frigg, dea dell’amore” disse una voce alle sue spalle.

Diana si voltò sorridendo.

Distolse immediatamente lo sguardo e tornò a guardare il cielo. Era quello il luogo in cui leggeva la speranza; il misterioso spazio che racchiudeva dentro di se, le bellezze naturali più belle che lei avesse mai visto.

Zayn si affiancò a lei mettendo le mani in tasca.

“Dopo che suo figlio venne ucciso da una freccia di vischio, la dea cominciò a piangere sul suo corpo, e mentre le sue lacrime si trasformavano nelle perle bianche della pianta, il figlio tornò in vita. Per la felicità, la dea cominciò a baciare chiunque passasse sotto l’albero, facendo sì che non potesse capitare mai nulla di male a tutti coloro che si fossero dati un bacio sotto un suo ramoscello.” Continuò sorridendo.

Diana si strinse ancor di più fra le braccia.

“Bella storia” ammise.

Zayn annuì avvicinandosi a Lei.

L’aveva seguita immediatamente, non appena ebbe lasciato la stanza. Si era preso del tempo per guardarla mentre osservava il cielo, senza che lei se ne accorgesse. Lo spettacolo era bellissimo, ma l’unica cosa che lui riusciva a vedere era lei. Si sentiva stupido e vulnerabile, ma allo stesso tempo emozionato e felice. Erano sensazioni nuove, era tutto nuovo, ma era bello, talmente bello da far male, proprio come Lei.

Allungò un braccio verso il suo corpo e le circondò la vita. Tremava come una foglia, sicuramente dall’emozione che poteva leggere senza veli nei suoi occhi, ma anche per il freddo pungente di quella notte.

“Bella storia” confermò aumentando la presa sul suo fianco.

Diana non si mosse.

Aveva freddo e sarebbe stata incoerente a volersi spostare; non c’era altro posto in cui sarebbe voluta stare e in qualsiasi caso, il suo cuore non gliel’avrebbe permesso, voleva esattamente rimanere li.

Burning Sun [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora