62. Frozen

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Freddo.

Il freddo che la circondava mentre si stringeva nel suo cappotto scuro. Nuvole di fumo uscivano dalla sua bocca ad ogni respiro; non era fumo di sigaretta, avrebbe voluto averne una a disposizione, ma non fumava. Era sempre stata contraria ad ogni forma di dipendenza, l’unica eccezione era quella sana per la musica.

Guardò il cielo, nella speranza di scorgere qualcosa che la confortasse; un aereo diretto ad una destinazione sconosciuta, un gufo o una civetta volare al proprio nido, qualsiasi cosa che la potesse distrarre dal suo senso di vuoto. Il cielo quella notte era semplicemente nero, solo la luna nascosta dalle nuvole a donare luminosità ai suoi tratti stanchi.

Mancava poco, lo sapeva, ancora pochi minuti e avrebbe dovuto inviare il messaggio a Diana. La recita sarebbe iniziata e sperava con tutto il cuore che tutto sarebbe andato a buon fine. Non avrebbe mai sopportato il contrario, non avrebbe mai sopportato la perdita di Diana.

Mai.

Si passo una mano fra i capelli spettinati.

Sarebbe stato tutto più facile se lui fosse stato li con lei, se non fisicamente, almeno mentalmente. La sua assenza si faceva sentire, ogni giorno di più, ogni cosa sembrava aver perso colore, come se lei stesse vivendo in un vecchio film in bianco e nero. Nessuna sfumatura, nessuna cosa positiva, niente più sole e nemmeno luna. Solo quella notte scura e i suoi occhi chiari incapaci di piangere ancora.

Le lacrime sembravano essere terminate quella stessa mattina, quando lui se n’era andato lasciandola affogare, senza possibilità di riemergere, senza nessun appiglio ne salvagente catarifrangente.

Era già successo una volta, quella volta però, era certa fosse per colpa sua, ma stavolta di era la colpa? Gli aveva sbattuto in faccia la verità, il fatto che non la riconoscesse quando Lui, solo Lui, aveva avuto il privilegio di vederla davvero, sin dall’inizio.

Peccato che ormai ne era diventata dipendente. L’unica dipendenza che aveva sempre evitato con tutte le sue forze, quella dalle persone.

Le persone sono strane, cambiano idea senza apparente motivazione, e il rischio che ti voltino le spalle è sempre acceso, lampeggiante come una luce rossa. Eppure Lei l’aveva ignorata, si era legata a lui in un modo che nemmeno sapeva definire. Viveva ormai di quei gesti, viveva dei suoi occhi, delle sue braccia intorno a Lei e di quelle situazioni imbarazzanti che le facevano battere il cuore.

Aveva pensato mille volte a cosa potesse essere quel legame strano, quasi esagerato che li teneva uniti. Ma preferiva non darsi una risposta, voleva semplicemente vivere di quel rapporto sincero che le donava serenità. Lui però aveva rovinato tutto, le aveva imposto una scelta, una di quelle che lei non era in grado di fare. Aprire la porta a quei sentimenti significava tornare ad essere vulnerabile ancora, ad essere dipendente dalla persona che aveva al suo fianco, perché Lei era così. La persona più indipendente del mondo, che nel suo cuore non faceva altro che dipendere da quelle poche persone che le davano quello di cui aveva bisogno.

La differenza in quel caso, era che Lui avrebbe potuto andarsene, prendere l’uscita d’emergenza e seguire Jess.

Rise della sua stupidità. Non aveva aperto nemmeno la porta e già era dipendente da Lui, che l’aveva abbandonata, seguendo Jess ma prendendo una strada diversa, quella del corridoio, che conduceva nella sua stanza, la stessa dalla quale non era più uscito.

Probabilmente Rachel era andata a consolarlo e Lui si era lasciato consolare. Non riusciva a fermare il senso di fastidio che la invadeva ogni volta che pensava a Rachel vicino a Lui. Non voleva che nessuno potesse prendere il suo posto, voleva l’affetto e le attenzioni di Liam tutte per se, perché semplicemente ne aveva bisogno, perché lui era l’unico che riusciva a capirla, perché sorprendentemente Lui era Lui.

Burning Sun [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora