10. Prima il dovere, poi il piacere

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Una pagina bianca. Ancora una volta.

Il bianco, il colore che racchiude al suo interno tutti gli altri, ma che visto così, da solo un senso di vuoto, lo stesso che si era creato fra la sua mente e la sua mano.

Sarebbe stato tutto più semplice, sarebbe stato diverso se fosse riuscita a ricominciare, si sarebbe sfogata e per qualche ora avrebbe staccato la spina dalla realtà. Invece era li, ancora una volta davanti al suo foglio fianco, sdraiata sul letto mentre si fingeva malata.

Harold sarebbe arrivato di li a poco lo sapeva, poteva ingannare chiunque ma non lui. Era sicura che anche Spencer e Vivian avessero capito che era una scusa, una scusa bella e buona per evitare quegli occhi che non si poteva permettere di guardare in quel modo.

Non dopo due giorni, e non se appartenevano ad un ragazzo fidanzato con la sua compagna di stanza.

Chiuse gli occhi sospirando profondamente. Perché la sua vita doveva essere sempre così complicata? Perché non poteva essere una ragazza qualunque, vivere la sua adolescenza in modo comune? Le vennero in mente le parole che sua madre le ricordava sempre : "Nella nostra famiglia la parole tranquillità e normalità non sono di casa".

Sorrise pensando a sua madre. Che donna meravigliosa era! Voleva diventare così, come lei, nella sua semplicità un esempio perfetto da seguire. Invece era li, seduta su un letto ormai sfatto, incapace di scrivere su un foglio banalmente bianco.

Chiuse ancora gli occhi lasciandosi andare profondamente con la testa nel cuscino morbido.

"Allora i miei sospetti erano fondati!"

Sobbalzò sentendo improvvisamente una presenza al suo fianco.

"Dannazione Harold! Mi hai fatto prendere un colpo!" lo rimproverò cercando di rallentare i battiti cardiaci ormai a mille.

Harry la guardava silenzioso cercando di capire quale fosse il motivo che l’aveva spinta a fingere di star male, per evitare di andare a lezione o forse per evitare semplicemente Zayn.

"Non é cercando di perforarmi la mente con lo sguardo che capirai cos'ho Harold!"

Diana sbuffò lasciandosi andare pesantemente sul materasso.

Harry si mise a cavalcioni su di lei senza che potesse avere il tempo materiale per evitarlo. Diana lo guardò preoccupata.

"Non posso leggerti la mente ma posso sempre obbligarti a parlare"

"E come pensi di riuscirci?" domandò Diana con aria di sfida.

"Tortura cinese, maledizione Imperium oppure ..." scherzò Harold.

"No... No... No ti prego..." lo supplicò Diana alzando le mani verso il suo petto cercando di fermarlo mentre si avvicinava a lei.

"Parla" la intimidì Harry avvicinandosi sempre di più.

"Mi sento debole, credo di essermi ammalata" improvvisò Diana.

Harry si fermò e sorrise.

"Risposta sbagliata piccola!" .Sorrise iniziando a farle il solletico.

Diana iniziò a ridere e a dimenarsi cercando di liberarsi da quella presa troppo solida per lei. Rideva e stava bene sentendo le risate di Harold che si univano alle sue.

Quella era musica per le sue orecchie, la sua canzone preferita.

"Credevo che l'incesto non fosse legale".

La voce di Spencer che entrò in quel momento fece fermare Harry.

"Grazie Spencer!" esclamò Diana che approfittò di quel momento di distrazione per bloccare i polsi del fratello nelle sue mani.

Burning Sun [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora