53. Equilibrio di Nash

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Lo seguirono senza obiettare, per quanto lo odiassero, sapevano di aver bisogno di spiegazioni.

Si diressero nel suo ufficio. Jhona si assicurò che nessuno li seguisse e chiuse la porta a chiave alle loro spalle.

Vivian lo guardava seria, il fastidio e la delusione che provava nei suoi confronti erano sentimenti veramente spiacevoli. L’aveva considerato un esempio, un ragazzo un po’ matto con la voglia di vivere. Non avrebbe mai creduto che il suo esempio fosse in realtà un malvivente.

“Parla” disse incrociando le braccia al petto.

Jhona guardò prima Vivian e poi Liam. La loro presenza li insieme era insolita. Non che la situazione in generale non lo fosse, ma vederli insieme dopo quello che i suoi occhi erano stati costretti a vedere era bizzarro.

“Ti porti la guardia del corpo adesso?” chiese sarcastico indicando Liam.

Vivian lo fulminò con lo sguardo.

“Non sei nella condizione di fare battute scadenti al momento” lo ammonì.

Jhona alzò gli occhi al cielo.

“Ok!” disse sedendosi alla sua scrivania prendendosi la testa fra le mani.

Vivian lo guardava silenziosa, Liam era vicino a Lei e si sentiva sicura, pronta ad ascoltare qualsiasi verità che Jhona le avesse raccontato.

“Non ti ho mai mentito, mai e poi mai Vivian, sono stato sincero con te dal primo giorno che sei entrata qui dentro.” ammise Jhona.

Liam alzò il sopracciglio accigliato.

“Non mi sembra” puntualizzò.

“Dannazione ti ho mai taciuto le mille cazzate che ho fatto nella mia vita?” chiese Jhona allargando le braccia.

Vivian scosse la testa.

“No, ma forse non mi hai detto la più importante” disse seria.

Jhona prese un respiro profondo.

“L’ultimo anno qui a Hamilton ho conosciuto dei ragazzi, dei ragazzi che non facevano esattamente delle cose legali, e in quel momento era esattamente quello di cui avevo bisogno. Insomma mio padre mi stava addosso e so che non è una scusa, ma il mio obiettivo allora era fare il possibile per farlo incazzare” spiegò.

Vivian strinse i pugni nervosa.

“Anche mettere a rischio la vita di altre persone” affermò.

Jhona si passò una mano nei capelli.

“Non pensavo facessero seriamente Vivian. Ma quando ho capito come stavano le cose era troppo tardi, c’ero già dentro e non potevo più uscirne. Erano gli unici amici che avevo, al di fuori di questa cazzata sono stati molto comprensivi con me, sono stati la famiglia che mi è sempre mancata” spiegò.

“Continua” lo incitò Liam.

“Un anno fa, è successo quello che è successo e io mi sono rifiutato di fare qualsiasi cosa. Non ero d’accordo con la violenza. Per di più su di un ragazzo che non stava facendo nulla di male. Loro me l’avevano descritto come una persona che si meritava quel trattamento. Ma vedendolo in quella cella fredda e sporca sconvolto, mi ha fatto capire che era solamente innocuo. Mi sono tirato fuori da questa cosa. Me ne sono andato e ho chiesto a mio padre questa opportunità. A loro avevo detto che sarebbe stato il modo per avere più informazioni e questo è quello che pensano ancora. Ma te lo posso giurare Vivian. Non è così. Non ora che sto venendo fuori da questa merda!” disse Jhona.

Vivian scosse la testa nervosa. L’idea di Harry in quella cella la disgustava.

“E allora che diavolo stavi guardando sui tutti quei libri Jhona?!” domandò alzando la voce.

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