<<Facciamo due passi?>> le domandai.
Lei annuì e incominciammo a camminare tra la gente, in mezzo alle bancarelle. Come se fossimo tornati indietro di qualche anno.Le raccontai di me, di come avessi deciso di lasciare il mio lavoro a New York e di come la mia vecchia vita nella grande città fosse diventata soltanto più un ricordo.
Le spiegai anche ciò che mi era successo durante gli ultimi due giorni. Le dissi del cadavere che avevo rinvenuto alla scuola di ballo.Marianne si fermò, mi guardò negli occhi, poi volse lo sguardo altrove.
<<Perché l'assassino ti ha inviato quella mail, Ethan? Che senso ha?>>
Mi strinsi nelle spalle. Non avevo una risposta.
<<Ho conosciuto tante persone a New York, Marianne. Potrebbe essere una di queste. Mi ha visto in faccia per un secondo, di notte, e mi ha riconosciuto. Lo so, è assurdo.>>
Sentii il suo respiro scivolare sul mio viso. Eravamo vicini, molto vicini. Fermi di fronte a una bancarella piena di caramelle di tutti i tipi, e torrone, zucchero filato, ciambelle.
<<Ho fame>> disse, ed io sorrisi.
Comperai due ciambelle e le mangiammo strada facendo.
<<Hai paura?>> mi chiese, senza guardarmi.
<<Io... Non lo so. È tutto così incredibile.>>
<<Pensi che fosse lui, fuori dalla porta del tuo appartamento?>>Scossi la testa.
<<Non ne ho idea, davvero. Ma non ha importanza. Scriverò un articolo per il giornale, e poi mi lascerò questa storia alle spalle.>>
Marianne si fermò, si voltò verso di me.
<<Non sei convinto che questo caso possa essere collegato a quelli di cui mi hai parlato, quelli di dieci anni fa?>>
<<Non lo so. Potrebbe essere così, ma ho bisogno di raccogliere più informazioni al riguardo. Non ne ho avuto ancora il tempo, ma sarà la prima cosa che farò una volta tornato al mio appartamento.>>Lei mi guardò ancora per qualche istante, e mi sembrò di riconoscere una luce strana nei suoi occhi, quasi triste.
<<Perché mi guardi così? Che cosa c'è?>> le chiesi, sorridendo.
<<Non... Non lo so, Ethan. Non mi piace questa storia. Non mi piace per niente.>>
<<Stai tranquilla. Vedrai che domani nessuno si ricorderà più di nulla. Probabilmente si tratta dell'ennesimo svitato in cerca di attenzioni, di notorietà. Non sarebbe una novità.>>
Lei non rispose. Gettò via la carta della ciambella e si infilò le mani nelle tasche del cappotto.Continuammo a camminare fino a che non ci ritrovammo fuori dal mercato. Io le chiesi come andasse la sua carriera da avvocato qui a Virginia, e lei mi rispose che la vita era diventata tranquilla. Lavorava molto, guadagnava bene.
Ripensai, improvvisamente, al giorno in cui ci eravamo conosciuti, in un'aula di tribunale di New York, per un caso di omicidio. Mi ero innamorato di lei non appena i nostri occhi si erano incrociati per la prima volta. Uno di quei momenti che nella vita non capitano quasi mai, e che quando capitano, poi sanno rimanere. Non vanno via, non si perdono nel tempo.<<A che cosa stai pensando?>> mi domandò.
Sì, era sempre la stessa.
Non perdeva nulla: sentiva e percepiva ogni mio stato d'animo, ogni mio attimo di vuoto, anche il più piccolo, il più insignificante. Un'altra delle ragioni per cui la amavo.
<<A nulla. A te, in realtà.>>
<<A me?>>Esitai, feci un passo verso di lei mentre le luci di quel pomeriggio gelido incominciavano ad abbassarsi sulla cittadina di Virginia.
<<Sì, Marianne. Io... Stavo pensando al giorno in cui ti ho conosciuta. Mi sembra ieri, a dire il vero. E invece sono trascorsi otto anni. Non lo so, non è semplice.>>
Lei scosse la testa, come se non capisse.
<<Che cosa?>>
<<Incontrarti così, per caso, in mezzo a tutte queste persone.>><<Ethan...>>
Cercai la sua mano, la trovai. La strinsi nella mia. Provai qualcosa, ma non so se sarei capace di descrivere la sensazione. Fu un colpo al cuore. Ritrovare la sua pelle, il suo calore.
Il contatto tra di noi.
Tutto ciò che avevamo perso.<<Ethan, non... Non è così che...>>
Cercò di togliere la sua mano dalla mia, e mi resi conto che sarei andato a sbattere contro una realtà ancora troppo difficile da accettare, se avessi scelto di proseguire lungo quella strada.
Lasciai la presa, la guardai negli occhi.
<<Non può essere così, Ethan. Non può funzionare in questo modo. Con te che lasci tutto, ti licenzi, cambi vita, ti trasferisci qui e cerchi di rimettere insieme i pezzi che si sono rotti. Non vanno così le cose tra le persone. E non è ciò che voglio. Mi fa male dirtelo, ma è tardi. Lo è davvero.>>
Aveva pronunciato quelle ultime frasi allontanando gli occhi dai miei. Aveva smesso di guardarmi, e mi era sembrato di riconoscere una nota di malinconia nella sua voce.
Annuii, non risposi. Sapevo che, in fondo, aveva ragione.
<<Sono arrivata alla mia auto. Devo andare. Grazie per la chiacchierata.>>
Tirò fuori dalla borsetta le chiavi e aprì la jeep Cherokee che guidava adesso. Una vettura grande, molto diversa dalla Cinquecento che le avevo regalato io.
<<Ci vediamo, Ethan>> disse in un sussurro, continuando ad evitare il mio sguardo, come per fuggire il più lontano possibile da me, dalla mia vicinanza.
<<Ci vediamo, Marianne>> le risposi, osservandola mentre metteva in moto e si allontanava dal mercato alle nostre spalle.
Avrei voluto dirle di restare ancora un po'; fare in modo che quel nostro incontro non finisse così.
Non lo feci.
Infilai le mani nelle tasche del cappotto e tornai ad immergermi nel mercato, diretto verso il mio appartamento.
Pensai, lungo il tragitto, a tutte le cose che avrei voluto dirle e che invece avevo tenuto dentro. Mi sentivo pieno di nostalgia ed euforia, e sapevo che entrambe le sensazioni erano dovute all'averla rivista. Soprattutto, ero sicuro di ciò che provavo. Perderla era stato l'errore più grande che avessi commesso durante tutta la mia vita.
Ero quasi arrivato all'appartamento, quando il suono del cellulare mi distolse da quei pensieri. Per qualche ragione, sperai fosse Marianne. Invece, era la notifica di una nuova mail ricevuta.
Sentii un brivido improvviso crescere dentro di me.
La aprii, non c'era oggetto. C'era un allegato.
Lo scaricai, e quando ne vidi il contenuto il mio corpo si paralizzò e il cervello si fermò. Rimasi immobile tra la folla, lo sguardo fisso sul telefono.
Erano delle fotografie di me e Marianne. Fotografie scattate nel mercato in cui mi trovavo, pochi istanti prima.
Sotto le immagini c'era un messaggio.
Riesci a vederla? Riesci a immaginarla? Bianca. Bianca e sorridente. Mentre il rosso scende giù, dal suo collo. Una striscia sottile che poi diventa sempre più larga.
Rosso ovunque.
Il pavimento si sporca.
Stai attento a non scivolare nel sangue.
Anche lei è una ballerina adesso, Ethan.
La mia ballerina.
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La ballerina
Mystère / ThrillerEthan Welback, giovane giornalista di successo di New York, viene lasciato dalla ragazza che ama, Marianne. Deciso a riconquistare il suo cuore, abbandona il lavoro presso uno dei quotidiani più importanti della metropoli e si trasferisce a Virginia...