Rapita nella pioggia

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Bip. Bip. Bip. Bip.

Che cosa stava succedendo?

Il mio appartamento. Ero nel mio appartamento. Ma quei suoni...?

Bip. Bip. Bip. Bip.

Ero sveglio. Era notte.

Marianne.

Ricordare fu triste. Graduale e terrificante.

Riaprii gli occhi, continuando a sentire quel suono incessante. Lasciai che la luce investisse il mio sguardo, dandomi fastidio. Non ero solo, nella stanza. La ragazza era chinata verso di me, e mi sorrideva.

<<Finalmente, Ethan. La posso chiamare Ethan, vero?>>

Esitai. Guardai il tesserino sulla sua divisa.

<<Winona. Sì, ma devo...>>
<<Che cosa?>>
<<Devo...>>

Restai in silenzio, mi guardai intorno. Era ormai chiaro che mi trovassi in una stanza di ospedale.

<<Come si sente?>>
<<Ho mal di testa. Un gran mal di testa. Ma devo parlare con la polizia. È successo qualcosa e...>>

Winona mi sorrise, poi indicò la porta.

<<Lo immaginavo>> disse. <<Loro sono già qui.>>

Socchiusi le labbra. Lei si diresse verso la porta e la aprì.

<<Dovrebbe riposare, però. Mi raccomando. Non ci metta troppo, intesi? La sua testa... il proiettile l'ha colpita di striscio. Se è ancora vivo è per una questione di centimetri. Un miracolo, oserei dire.>>

Annuii, sfiorando con le mani la fasciatura che mi era stata applicata intorno alla fronte.

Chiusi gli occhi e rividi Marianne che dormiva nuda accanto a me. Sentii il panico assalirmi, improvviso, atroce, devastante.

Non c'era nulla che potessi fare.

Winona scomparve e poi, pochi istanti dopo, vidi Ryan Cooper e Hart Miller avvicinarsi al mio letto.

Chiusi gli occhi, non dissi nulla. Loro sedettero accanto a me.

Fuori dalla finestra la pioggia continuava a cadere, e sembrava che fosse ancora più abbondante e violenta.

<<Dobbiamo andarcene da qui>> dissi, cercando Ryan con lo sguardo.

Lui esitò. Scosse la testa.

<<Devi riposare, Ethan. E devi dirci che cosa è successo. Qualcuno nel palazzo afferma di aver sentito uno sparo. Quando gli agenti hanno raggiunto la tua abitazione, ti hanno trovato disteso a terra, in una pozza di sangue.>>

<<Marianne. Lui l'ha presa, Ryan.>>

Ryan si alzò dalla sedia, fece un passo indietro.

<<Era ciò che temevamo. I suoi documenti e i suoi vestiti erano ancora nel tuo appartamento. Che cosa ricordi?>>

Rimasi immobile, in silenzio.

<<Portava un passamontagna nero. E un impermeabile nero, fradicio di pioggia.>>

Miller si avvicinò di più a me.

<<Ha detto qualcosa?>>

Abbassai gli occhi e all'improvviso provai un brivido intenso lungo la schiena.

Perché la persona che mi aveva sparato e che aveva rapito Marianne aveva detto qualcosa che adesso ricordavo, senza capire.

<<Ha detto... ha ripetuto il mio nome. L'ha ripetuto più volte. Io non... non capisco. Perché?>>
<<Ti aveva anche inviato una mail, tempo fa. E un messaggio. C'erano stati dei chiari riferimenti a Marianne, Ethan. Sapevamo che voleva arrivare a lei.>>

Chiusi gli occhi. Li riaprii. Tornai ad osservare la pioggia fuori dalla finestra.

Ryan aveva ragione. Lo sapevo. L'avevo sempre saputo. Avrei dovuto proteggerla, e avevo fallito.

Avrei voluto gridare. Lasciar uscire la rabbia che stava crescendo in me, istante dopo istante. E avrei voluto piangere, perché lei era... andata.

Marianne, pensai.

Marianne, cazzo.

Marianne.

Ryan fece qualche passo verso la finestra e rimase immobile ad osservare la pioggia.

Poi all'improvviso, di scatto, si voltò verso di me. Mi sembrò quasi di poter toccare l'improvvisa eccitazione che si era accesa nel suo sguardo.

<<Hai detto... hai detto che l'uomo che ha rapito Marianne era bagnato fradicio di pioggia?>>

La ballerinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora