Il sangue di Thomas Lee Greyson aveva creato una pozzanghera rossa ai piedi del letto. Un cerchio che continuava ad allargarsi.
Aspettai l'arrivo dei soccorsi insieme a Ryan e Miller.
Durante quei minuti di attesa osservammo l'ambiente che ci circondava. Non c'era nulla, nella stanza, che lasciasse pensare al soggiorno prolungato di una persona.
Osservai il corpo del serpente. Steso sulla schiena su quel letto, con lo sguardo rivolto verso l'alto e gli occhi ancora aperti. Accanto a lui c'era un coltello da caccia, con una lama lunga e seghettata, insanguinata. Era vicino alla sua mano destra.
<<La Scientifica analizzerà tutto. Cerchiamo di non toccare nulla>> disse Ryan, a bassa voce.
Lo guardai e non riuscii a decifrare l'espressione sul suo viso.
<<Che cosa pensi sia successo?>>
Lui non rispose. Osservai Miller, e il detective scosse la testa. Guardai il corpo di Lee Greyson più da vicino. Riconobbi una ferita da arma da fuoco alla spalla destra. Il taglio lungo la gola era profondo e partiva dall'orecchio sinistro per arrivare quasi fino a quello opposto.
Chiamammo il proprietario del Western Motel prima che gli altri agenti arrivassero sulla scena.
<<Riconosce quest'uomo?>> gli domandò Miller.
Lui esitò per alcuni secondi, poi annuì lentamente con la testa.<<Sì. Era venuto ieri mattina a prenotare la stanza.>>
<<Ieri mattina?>>
<<Già. Aveva prontato la camera e poi era andato via. È tornato qui per la prima volta soltanto poco fa, ma l'ho visto per pochi istanti appena. Il tempo di lasciargli la chiave. Era strano. Sembrava che non stesse bene. Sudava, e continuava a toccarsi la spalla sinistra. Non mi ero accorto che fosse ferito, però.>>Ryan si avvicinò all'uomo, che scoprimmo chiamarsi Paul Stones.
<<Non ha visto nessun altro? Prima del nostro arrivo, voglio dire. Nessuno è venuto qui a cercarlo? Nessuno le ha chiesto di lui? O magari le è sembrato di vedere qualcuno nei pressi del motel?>>
Stones scosse la testa.
<<Mi dispiace. Nessuno. Quest'uomo si è presentato alla reception, ha chiesto la chiave per la stanza che aveva prenotato ieri ed è entrato in camera. Tutto qui. Non ho visto nessuno. Però, ecco, questo non significa che non possa aver ricevuto visite. Non controllo di continuo le stanze dei miei clienti, sapete.>>
<<Ci sono telecamere?>>
<<No, purtroppo. Ne avevo fatte installare un paio, ma dopo la tempesta di neve di due anni fa hanno smesso di funzionare e non ho più pensato a sostituirle. Sa, non si può dire che io abbia così tanti clienti, dopotutto.>>Ci confermò che Lee Greyson non aveva fornito una falsa identità al momento di prenotare la stanza. Aveva presentato il documento e pagato in contanti.
Io, Ryan e Miller cercammo di prendere in considerazione tutte le ipotesi possibili, senza trascurare nulla.
<<Può darsi che qualcuno lo stesse aspettando qui>> disse Ryan, avvicinandosi alla finestra e guardando la strada buia di fronte a sé. Era una notte fredda e buia. Non c'era una luce. Era comprensibile che, se vi fosse stato qualcun altro, Stones non lo avesse notato.
<<Magari avevano un appuntamento. Forse doveva incontrare qualcuno qui, e per qualche motivo quella persona gli ha tagliato la gola.>>Miller annuì. Guardo Ryan, poi Lee Greyson e infine il coltello vicino alla sua mano destra.
<<Oppure>> disse il detective, <<è stato un suicidio. Ha capito che ormai per lui non ci sarebbe più stato nulla da fare e ha scelto di uccidersi. Era malato di mente, lo sappiamo. Non credo che qualcosa, nelle sue azione, potrebbe stupirci.>>
Guardammo Miller. Aveva ragione.
<<La Scientifica analizzerà le impronte sul coltello, ma nel caso in cui Lee Grayson fosse stato assassinato, dubito che sull'arma troveremo impronte diverse dalle sue>> aggiunse Miller.
Anche in questo caso aveva ragione. Se fosse stato ucciso da qualcun altro, le possibilità di trovare delle tracce erano al minimo.
Guardai Ryan. Era tornato ad osservare la strada avvolta dall'oscurità.
<<Comunque sia, lui è morto>> disse. <<Nessuno sentirà la sua mancanza.>>
Mi avvicinai all'ex detective. Lo guardai ancora, cercai i suoi occhi.
Ripensai alla conversazione che avevo avuto con Ray in carcere poche ora prima.
Pensai a ciò che aveva detto sugli omicidi delle ragazze tra il 2003 e il 2006. Non aveva davvero confessato, ma il fatto che fosse colpevole mi sembrava ormai chiaro. Non avrei potuto evitare di parlarne a Ryan, soprattutto adesso che Lee Grayson era morto.
<<Ryan... non so se è stato lui.>>
Ryan non rispose. Continuava a fissare il buio.
<<Voglio dire... non so se è stato Lee Grayson a commettere anche gli omicidi tra il 2003 e il 2006. Se devo fidarmi di quanto mi ha detto Ray in carcere poche ore fa, direi di no. Ray potrebbe aver ucciso le ragazze fino al 2006, quando è stato arrestato, e Lee Greyson ha proseguito dopo averlo conosciuto in carcere, una volta fuori.>>
Ryan chiuse gli occhi per un attimo, poi li riaprì. Miller mi guardò e annuì. Aveva capito che cosa stessi cercando di dire. Riguardava l'omicidio della figlia di Ryan. Era come se volessi fargli sapere che, con la morte di Thomas Lee Greyson, chi aveva ucciso sua figlia Melissa –Ray quindi, con ogni probabilità - in realtà non avrebbe pagato.
L'avrebbe fatta franca.
Non avevamo una confessione, non avevamo nulla che potesse davvero collegare Ray Dwight agli omicidi di oltre dieci anni fa. Avevamo soltanto il nostro intuito. Sapevamo che Lee Greyson era colpevole per i delitti di oggi, e nel tunnel al di là della cascata sarebbero state trovate quasi di sicuro ulteriori prove utili ad incriminarlo. Ma per quanto riguardava il caso di Ray, non avevamo niente per incastrarlo.<<Non ha importanza>> disse Ryan. <<Thomas Lee Greyson è morto. Non ci saranno altre vittime. E prima o poi, Ray Dwight dovrà uscire di galera.>>
Io e Miller lo guardammo.
<<Ryan?>> disse il detective, con una vena evidente di preoccupazione nella voce, ma lui non rispose.
Osservai la neve che continuava a cadere, silenziosa e bellissima. Poi, all'improvviso, la notte divenne rossa e blu, accarezzata dalle luci delle sirene lampeggianti della polizia che aveva appena raggiunto il motel.
Ryan si voltò e lasciò la stanza.
<<È finita>> disse, a bassa voce. <<È finita.>>
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La ballerina
Mystery / ThrillerEthan Welback, giovane giornalista di successo di New York, viene lasciato dalla ragazza che ama, Marianne. Deciso a riconquistare il suo cuore, abbandona il lavoro presso uno dei quotidiani più importanti della metropoli e si trasferisce a Virginia...