Norma

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Arrivai a Rose Haven, nel Maryland, dopo un viaggio in automobile di tre ore.

La neve non aveva smesso di cadere. Ero a pezzi, avrei dovuto dormire, lo sapevo, ma avevo bisogno di leggere la parola "fine" scritta a lettere cubitali nel mio cervello. Tutta quella storia mi aveva logorato. Avevo raggiunto un punto di non ritorno. Soprattutto, volevo restare con Marianne. Mi ero reso conto, vedendola stesa sul quel letto d'ospedale, che da quel momento in avanti tutto il resto sarebbe sempre dovuto venire dopo. E con "dopo" intendevo anni luce dopo.

C'era lei, c'era il nostro amore. Non volevo vantarmi, ma ero un giornalista maledettamente bravo. Qualcuno mi avrebbe cercato sempre, ne ero convinto. In quel momento, tutto ciò che volevo era scoprire la verità sulla morte di Evelin Perth e poi tornare il più in fretta possibile da Marianne e lasciare che tutto il resto svanisse per sempre.

David Hattinson mi aveva richiamato mentre ero in viaggio, e mi aveva fornito le informazioni che gli avevo richiesto. La ragazza nelle fotografie accanto a Evelin si chiamava Norma Stone. Come lei, era una ballerina. Ero venuto a sapere che avevano girato il mondo insieme per anni, portando i loro spettacoli un po' ovunque. Anche se la vera star era Evelin, Norma aveva comunque condiviso con lei e altre ragazze gli anni d'oro di quel successo.

Io non sapevo perché il mio istinto mi avesse portato ad indagare su di lei. Ripensai a ciò che era scattato in me al tavolino del Cogan's, guardando le immagini che le ritraevano insieme. Era stato qualcosa nel suo sguardo. Una sensazione, forse. Forse invece stavo soltanto inseguendo dei fantasmi, ma quello sguardo continuava a turbarmi, anche adesso che con il pensiero provavo a ricrearlo nella memoria.

Parcheggiai la Jeep e scesi. Di fronte a me, l'oceano Atlantico si estendeva verso un punto invisibile oltre l'orizzonte, al di là della neve che continuava a cadere morbida.

Attraversai la strada che mi separava dalla villa in cui, stando a quanto mi aveva detto Hattinson, Norma Stone viveva. La riconobbi: era la stessa della fotografia che ritraeva la donna accanto ad Evelin in veranda. Dovevano essere stati effettuati dei lavori di restauro e modernizzazione, ma la veranda era rimasta pressoché identica.

Sul campanello c'era scritto Devon - Stone.

Suonai.

Attesi alcuni istanti, poi la porta in legno massiccio si aprì. Non c'era nessun rumore, se non quello leggero del vento che proveniva dall'oceano.

Di fronte a me si materializzò una donna dai lineamenti delicati e i capelli scuri. Sulle labbra, subito sotto il naso, aveva un neo, ma l'avrei riconosciuta lo stesso.

Era lei.

Norma Stone.

Mi guardò con aria interrogativa, ed io d'istinto feci un passo indietro. Sapevo che non c'era nulla di razionale nelle ragioni che mi avevano condotto fin lì, spingendomi a percorrere tutte quelle miglia. Stavo soltanto seguendo un'intuizione, e le mie teorie sarebbero potute crollare da un momento all'altro come un castello di carte sotto il soffio di un bambino. Tuttavia, ormai era fatta. Non mi restava altro da fare se non continuare a scavare in profondità.

<<Norma Stone?>> domandai, guardandola negli occhi, con un sorriso sulle labbra.

Lei scosse la testa lentamente, annuendo.

<<Sì, sono io. Che cosa posso fare per lei, signor...?>>
<<Ethan Welback. Mi chiami pure Ethan. Sono un giornalista, lavoro per il Virginia 24. È una quotidiano locale, non so se lei...>>
<<Non lo conosco>> mi rispose, aggrottando le sopracciglia.
<<Non importata, non è che si perda granché. Io... avrei bisogno di porle alcune domande, se non le dispiace. Le prometto che non le ruberò tanto tempo.>>

Mi guardò, con aria ancora più sorpresa. La guardai anche io. Era ancora una bella donna. David Hattinson mi aveva detto che aveva la stessa età di Evelin Perth, quindi cinquantotto anni. Esteticamente non li dimostrava. Se non lo avessi saputo, avrei detto che fosse più giovane almeno di dieci anni. Ma impiegai poco a riconoscere qualcosa di cupo, o in qualche modo triste, nel suo sguardo.

<<Che genere di domande, Ethan?>> mi domandò, con tono fermo ma gentile. Dalla sua voce non traspariva nulla. Nessuna sensazione a farmi capire se mi trovassi sulla pista giusta oppure no.

La guardai ancora, poi feci un altro passo indietro. Mi voltai per un istante verso l'oceano. Rimasi immobile, a contemplare le onde che si infrangevano a riva. Respirai a fondo l'aria gelida di quel mattino, e realizzai soltanto in quel momento che era la vigilia di Natale. Per un attimo tornai con la mente a Marianne. Mi voltai verso Norma e le risposi.

<<Vorrei porle qualche domanda su Evelin Perth, Norma. Se la ricorda?>>

La ballerinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora