Avevo bisogno di pensare. Come quando lavoravo a New York. Dovevo trovare un posto tranquillo, isolato.
Nessuno intorno, nessun rumore. Soltanto io e il mio cervello.
Sentivo di avere poco tempo a disposizione, e se da un lato ero fiducioso nei confronti dell'intuizione che Ryan sembrava avere avuto, dall'altro l'angoscia che provavo per Marianne mi stava divorando in fretta.
Chiamai un taxi e mi feci accompagnare al mio appartamento.
Salii le scale e mi ritrovai di fronte ad un mucchio di agenti che stavano analizzando ogni angolo della mia abitazione, alla ricerca di un dettaglio, un'impronta, una traccia.Dubitavo che avrebbero trovato qualcosa di utile.
Parlai con un paio di agenti, spiegai loro chi fossi. In realtà, non avevo intenzione di trattenermi lì dentro. Ero salito soltanto perché c'era qualcosa di cui mi ero reso conto di aver bisogno.
L'album di fotografie.
Lo trovai, lo infilai nella valigetta nera in cui avevo messo anche il computer portatile e lasciai l'appartamento, mentre gli uomini della Scientifica continuavano a lavorare.
Rimasi immobile sul ciglio della strada per un paio di minuti, guardandomi intorno.
Continuavo a sentire dentro di me quella voce che mi implorava di trovare un angolo di pace. Un posto tranquillo, dove potermi sedere a riflettere.
All'improvviso ripensai alla notte in cui tutto aveva avuto inizio. L'urlo della ragazza che avevo udito, dalla scuola di ballo poco distante dalla mia abitazione.
Ripensai al locale in cui mi trovavo allora.
Il Cogan's.
Sarebbe stato perfetto. Era abbastanza triste e abbastanza silenzioso da potermi offrire il tipo di tranquillità che stavo cercando.
Così, ancora dolorante, e con la testa che bruciava all'impazzata a causa del proiettile che mi aveva colpito, mi diressi lì. Camminai sotto la pioggia per alcuni metri, in fretta, fino a che non mi ritrovai di fronte all'insegna luminosa che riportava il nome del locale.
Senza che lo volessi, i miei occhi scivolarono di fronte alla scuola di danza in cui avevo rinvenuto il cadavere della prima ragazza assassinata.
Esitai per un istante, perché in un flash ritrovai lo sguardo di Marianne. Insieme a tutto l'amore che provavo per lei.
Era tardi, adesso? Era troppo tardi?
Avevo paura. Mi resi conto che si trattava di una sensazione che prima di allora non avevo mai provato, in passato, sulla mia pelle. Avevo creduto di provarla, ma non era stato così.
Entrai nel locale, cercai un tavolo isolato. Lontano dagli altri clienti, lontano dalle altre persone.
Quando lo trovai, mi sedetti. Lasciai che la testa mi scivolasse tra le mani e chiusi gli occhi. Avrei voluto piangere. Sapevo che si sarebbe trattato di una reazione stupida, infantile, inutile; ma dentro di me, in quel momento, era come se non esistesse più nulla.
Avrei voluto piangere e invece, senza sapere che cosa stessi cercando, aprii l'album di fotografie.
Chi diavolo eri davvero, Evelin?
Ritrovai le immagini di lei da bambina, e poi quelle da ragazza. Le osservai da vicino, con un'attenzione quasi maniacale, come se fossi alla ricerca di un dettaglio, di un particolare. Qualcosa che, per qualche ragione, in precedenza doveva essermi sfuggito. A me e a tutti gli altri.
Doveva esserci qualcosa, maledizione. Per quale motivo avevo provato quella sensazione così strana di fronte alla foto di Evelin che avevo visto nella camera da letto di Christopher? E perché avevo sentito gli stessi brividi di inquietudine anche di fronte ad una delle immagini all'interno di quell'album, soltanto poche ore prima, mentre tornavo in taxi con Marianne verso il mio appartamento?
C'era qualcosa che non quadrava; qualcosa di... fuori posto. Ne ero certo. Era una sensazione, ma era quasi più reale di tutto il resto, tanto era potente.
La cameriera raggiunse il mio tavolo e mi porse una caraffa di caffè. La ringraziai e ne riempii una tazza mentre, sfogliando le pagine dell'album, cercavo di ritrovare l'immagine che mi aveva turbato così tanto.
Non era una ricerca semplice, perché le fotografie sembravano tutte simili tra loro. Eppure, a un certo punto, mi bloccai di fronte ad una in particolare. Non era la stessa che avevo notato mentre mi trovavo sul taxi insieme a Marianne, era un'altra ancora.
Sembrava essere stata scattata all'interno di un camerino.
C'era Evelin, c'erano altre ballerine e c'era un uomo insieme a loro. Alto, affascinante, elegante.
Che cosa c'è, Ethan? Che cosa non va?
Non riuscivo a capire. Ancora una volta, provavo quella sensazione di sconforto, di angoscia. Come se, anche in quella fotografia, qualcosa fosse fuori posto. Qualcosa di terrificante, che però non riuscivo a distinguere.
Suggestione? È soltanto la tua immaginazione, Ethan?
Ero convinto di no. Dentro di me, era come se una voce tremendamente sincera mi stesse gridando che stavo guardando nella direzione giusta. Eppure di fronte a me sembrava essere tutto in ordine.
Ne sei certo? Dov'è il grande cronista del Times di New York, adesso? Ammettilo, Ethan. Sei sempre stato soltanto un bluff. Hai avuto soltanto fortuna. Non meritavi quel lavoro, forse? Non meritavi tutto quel prestigio, tutti quei riconoscimenti?
No, no, no. Dovevo mantenere il controllo, ma era così difficile. Guardavo quelle immagini, poi rivedevo nella mia mente gli occhi di Marianne. Mi sembrava di percepire il suo dolore.
Sei ottimista, Ethan. Per quale ragione lei dovrebbe essere ancora viva?
Pensai alle parole di Ryan. All'intuizione che sembrava avere avuto all'ospedale. Decisi di chiamarlo e di raggiungerlo, perché mi sentivo in un vicolo cieco, con le spalle al muro.
Presi il telefono, cercai il suo numero e premetti invio.
Prima che la chiamata partisse, però, i miei occhi caddero di nuovo sulla fotografia che avevo di fronte.
Fu come se il mondo, per un attimo, si fosse fermato.
Posai il telefono, chiusi la chiamata, mi avvicinai il più possibile con lo sguardo a quell'immagine.
All'improvviso, capii. Capii che cosa fosse ad inquietarmi così tanto.
Lo vedi, Ethan? Lo vedi, finalmente? Vedi dove si nasconde l'orrore?
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La ballerina
Mystery / ThrillerEthan Welback, giovane giornalista di successo di New York, viene lasciato dalla ragazza che ama, Marianne. Deciso a riconquistare il suo cuore, abbandona il lavoro presso uno dei quotidiani più importanti della metropoli e si trasferisce a Virginia...