Entrammo nella stanza e Marianne chiuse la porta. La guardai. Era bellissima.
Indossava un paio di jeans azzurri aderenti e una maglia in lana nera. I capelli scuri e lunghi, appena un po' mossi, le scivolavano sulle spalle. Aveva gli occhi stanchi, ma non toglievano nulla al suo fascino.
Si sfilò le scarpe, un paio di sneakers bianche, si sedette sul letto e prese la bottiglia di whisky dal comodino. Ne versò due dita in un paio di bicchieri e me ne porse uno.<<Mi ero quasi dimenticato che non disprezzi il whisky, Marianne.>>
Lei sorrise, bevette un piccolo sorso e poi posò il bicchiere sul comodino.<<Ci sono altre cose che hai dimenticato?>> mi chiese. La sua voce era sensuale, ma lo era sempre. Non lo stava facendo apposta. Forse.
<<Mi manca il modo in cui ti facevo incazzare>> le dissi.Marianne nascose il volto tra le mani, sospirò. Poi tornò a guardarmi, rimanendo in silenzio. Cercai di decifrare l'espressione dei suoi occhi, ma non era mai stato semplice con lei. C'erano momenti in cui, per quanto pensassi di conoscerla a fondo, ancora non riuscivo a capire che cosa avesse in mente. Se fosse felice, o arrabbiata, o triste. Lei era così, e forse era questo che mi aveva fatto perdere la testa. Era diversa da tutte le altre persone che conoscevo o che avevo conosciuto in passato. Era instabile, imprevedibile, lunatica. Non c'era mai stato nulla di certo con lei, e forse il punto era proprio quello. Ogni giorno era una nuova scoperta. Un nuovo inizio. Adesso, mi sentivo esattamente in quel modo.
<<Perché mi hai chiesto di venire qui, nella tua stanza?>> le domandai.
<<Ho chiamato Fabian. Gli ho detto che sono in Italia. In Italia con te.>>
Rimasi in silenzio per alcuni secondi, senza smettere di guardarla.
<<Non l'ha presa bene. Era arrabbiato. Ma credo che lui mi abbia stancata, Ethan.>>
Si interruppe, si guardò le mani per un istante, abbassando gli occhi, poi riprese a parlare.
<<Voglio dire... Ha ragione. Il mio comportamento non è stato esemplare. Ma tu lo sai come sono. Lo sai che io sono così. Non volevo fargli del male, ma anche lui scompare. Parte, viaggia, lavora, poi torna, poi parte ancora. E non capisco perché te ne stia parlando. Lo so che non ti importa, ma avevo bisogno di...>>
<<Lascia perdere, Marianne. Non ha mai dovuto scusarti di nulla con me. Non credo proprio che tu debba iniziare a farlo adesso.>>Mi guardò, mi strinse una mano. Fu un gesto d'impulso, d'istinto.
<<Grazie, Ethan. Non so nemmeno perché abbia accettato di venire con voi fin qui. Ho la sensazione che il mio mondo abbia incominciato a girare al contrario, di recente. Non voglio avere nulla a che fare neanche con te, eppure adesso che sei qui...niente mi sembra fuori posto.>>
Lasciai la sua mano, mandai giù un po' di whisky, cercai i suoi occhi.
Baciala, Ethan. Baciala adesso.
Era difficile ignorare quella voce nella mia testa. Era difficile restare a più di cinque centimetri dalle sue labbra, dalle sue gambe, dal suo respiro.
<<Ci hai pensato spesso?>> mi chiese, continuando a guardare altrove.
<<A che cosa?>>Allora si avvicinò alle mie labbra, forse per provocarmi, forse soltanto per ricordarmi ancora una volta che cosa avevo mandato all'aria.
<<A noi due. A come eravamo.>>
<<Lo sai, Marianne. Perché me lo chiedi?>>
<<Perché no, non lo so. Non lo so davvero, Ethan.>>Sospirai.
Perché non l'hai ancora baciata?
<<Sei il motivo per cui ho lasciato tutto, Marianne. Tutto ciò in cui avevo creduto. Quel mondo che a fatica avevo costruito a New York. Lo sai quanto significasse per me, allora. E sì, sono stato uno stronzo con noi due. Ti ho messa in secondo piano. Ho sbagliato tutto. So che cosa ho perso. Ma è anche la ragione per la quale adesso siamo seduti su questo letto. Ed io sto morendo dalla voglia di baciarti.>>
Lei rimase in silenzio. Sorrise, poi rise.
<<Sei sempre il solito cretino>> disse.
<<Ehi, ehi. Come si permette, signorina?>>
Rise un po' più forte, mentre io mi avvicinai di più e incominciai a farle il solletico.
<<Questo modo di parlare non le si addice, lo sa?>>
Stavo imitando un famoso conduttore televisivo che all'epoca dei nostri anni più belli ci divertivamo sempre a prendere in giro.La guardai negli occhi, e ritrovai il modo in cui sapevano brillare. Gli unici al mondo a farmi quell'effetto.
La spinsi sul letto, mi sdraiai accanto a lei e ripresi a farle il solletico e a imitare il conduttore.
<<Il suo comportamento non è affatto accettabile, lo sa?>>
Lei continuava a ridere. Le ero così vicino che potevo respirare il suo profumo. Le sue labbra rosse erano a un centimetro dalle mie.
Le mie mani erano sulle sue gambe.Di colpo smise di ridere, tornò seria.
Il mondo si fermò mettendosi in pausa sull'espressione che il suo viso aveva assunto. Sembrava qualcosa a metà tra una voglia incredibile di riconquistare tutto ciò che era andato perduto e la necessità viscerale di non riaprire una ferita che faceva ancora troppo male.
Le nostre fronti si sfiorarono per un istante, poi si allontanarono.
<<Ethan, non...>>
Si interruppe, perché il mio telefono aveva incominciato a vibrare. Lo presi e vidi che mi era arrivato un messaggio. Numero sconosciuto.
Marianne si avvicinò a me e guardammo insieme il contenuto. Mi resi conto soltanto dopo che lo ebbi aperto che sarebbe stato meglio che lei non lo vedesse.C'era una fotografia.
Lasciai che l'immagine si caricasse, quindi la aprii.
Era una testa. La testa di una ragazza.
Soltanto la testa.
Era appoggiata su un tavolino che sembrava di plastica, come se fosse un abat-jour, o un soprammobile. C'era sangue ovunque.
Non avrei mai dimenticato quegli occhi spalancati, che sembrava ci fissassero attraverso lo schermo del telefono.Sotto l'immagine, un indirizzo.
21, Hutton Street, Virginia.
Era una strada vicina al centro se non ricordavo male.
Poi, un messaggio.
È lì che l'ho conosciuta. È lì che ritroverai qualche parte di lei.
Era così bella.
E infine, in grassetto, ancora una scritta:
Non è ancora Marianne, ma presto lo sarà.
La ritroverai così.
E allora ti guarderà da vicino, per sempre.
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La ballerina
Mystery / ThrillerEthan Welback, giovane giornalista di successo di New York, viene lasciato dalla ragazza che ama, Marianne. Deciso a riconquistare il suo cuore, abbandona il lavoro presso uno dei quotidiani più importanti della metropoli e si trasferisce a Virginia...