Melodie e il mostro

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<<A che cosa stai pensando, adesso?>>

Silenzio.

<<Ti ho fatto una domanda. È educazione rispondere. Sei così bella. È così... interessante sapere che tra poco raggiungerai LEI. Lei e tutte le altre. Ti dispiace?>>

<<Lasciami, ti prego. Ti prego, ti prego, ti supplico. Per favore. Lasciami andare. Non parlerò con nessuno di te. Non lo farò mai.>>
<<Amo sentire le persone supplicarmi. Soprattutto quelle come te. Quelle che sembrano così... perfette. Ti piace questo posto?>>

<<Sì, sì. Mi piace. Ti prego. Lascia che io vada via. Non...>>
<<Taci, per favore. Andrai via da questa Terra, mia cara, da morta. Ti dovrò uccidere, e succederà tra poco. Raggiungerai lei.>>

La persona vestita di nero si alzò dallo sgabello, scomparve per qualche istante dallo sguardo di Melodie e poi tornò. Tra le mani teneva un sacchetto di plastica trasparente. All'interno, c'era una testa.

<<Melodie, Melodie. È un nome così bello. Come ti chiamano gli amici? Mel? Ti posso chiamare così anche io? Anche se non sono ancora...un tuo amico? Pensa bene alla riposta.>>

Tornò a sedersi sullo sgabello di fronte a Melodie, poi le porse la busta di plastica che conteneva la testa dell'ultima vittima.
Lei urlò, sconvolta.

<<Urli perché speri che qualcuno ti senta? Quanto sei stupida. Anche lei urlava, sai? Urlava così tanto che alla fine ho dovuto tagliarle la lingua, prima di fare ciò che dovevo fare. Guarda. Non c'è più. Devo averla lasciata da qualche parte, in giro. A volte mi dimentico le cose, sai, Melodie?>>
<<Ti prego, chiunque tu sia, ti prego, ti prego! Resterò zitta, mi benderai, camminerò lontano e non mi volterò mai indietro. Ti prego, ti imploro! Non...>>

La persona in nero rigirò la busta che conteneva la testa tra le proprie mani, poi sorrise.

<<È curioso. Sei qui con me, puoi vedere che cosa ho fatto all'ultima ragazza che era seduta al tuo posto, eppure in qualche modo pensi...o speri ancora che ti lascerò andare. Sei davvero una ragazza molto stupida. Più di quanto immaginassi quando ti ho scelta per essere parte del grande disegno.>>
<<Che cosa... che cosa stai dicendo? Quale... disegno?>>
<<Shhh... parla piano. Qualcuno potrebbe sentirci, lo sai? La prudenza... è molto importante. E poi non vorrei che lui si arrabbiasse, dopo. Non vorrei deluderlo, capisci? Diventa violento quando si arrabbia. E adesso si fida di me. Non possiamo deluderlo, non trovi?>>
<<Di che cosa stai parlando? Chi è lui?>>

Risate. Risate senza emozioni. Vuote. Prive di espressione, prive di vite.

<<Lui è colui il quale controlla tutto. Lui mi ha messo in mano queste chiavi. LUI è uscito dal fuoco, e adesso sta aspettando.>>
<<Aspettando che cosa?>>
<<Che il suo disegno... il NOSTRO disegno... si compia. Ho pensato al freezer, sai. La bella testa di questa ragazza mi ha fatto compagnia per un bel po', ma qualcosa sembrava non funzionare più, alla fine, nella nostra relazione. Così adesso la tengo nel congelatore. Quando esce, e vuole parlare con me, io posso riscaldarla. Il congelatore piacerà anche alla tua testa, vedrai. È tutto così silenzioso, lì dentro. Così pulito.>>

La ragazza scoppiò a piangere, e la figura che aveva di fronte le accarezzò una guancia, con la mano chiusa in un guanto nero.

<<Non devi piangere. Il mio maestro è una brava persona. Devi gioire, invece. Perché ti taglierò in così tante parti che non avrai nemmeno tempo di contarle. Sarebbe peggio, se tu potessi contarle, non trovi?>> Si fermò, rimase in silenzio per un paio di secondo e poi aggiunse, con un tono quasi infantile: <<Ti va di ballare un po', prima, magari?>>

Grida disperate, e lacrime.

Melodie cercava di dimenarsi, ma i suoi polsi erano bloccati.

<<Alzati, Melodie. Anzi, Mel. Adesso alzati e balla. Perché tutto è bruciato, nell'incendio. E non è così che sarebbero dovute andare le cose. BALLA E RIDI, ADESSO! Balla per me. Per me e per lei, che non può più farlo!>> gridò, alzando d'un tratto la voce in maniera folle, spaventosa, atroce, indicando con la mano la testa chiusa nel sacchetto di plastica.

Melodie non fece nulla, così l'altra persona si alzò. Scomparve per un attimo, e quando tornò stingeva in mano un coltello da caccia ancora sporco di sangue secco.

Si avvicinò a lei e glielo puntò alla gola.

<<Balla, e ridi. Ti restano pochi minuti.>> La sua voce era tornata piatta, calma.

Appoggiò la lama sul braccio destro di lei e la tagliò. Il sangue incominciò a uscire, prima lentamente, poi sempre più in fretta.

<<Alzati e balla, ADESSO!>> gridò di nuovo, ancora più forte di prima, lasciando che la voce esplodesse tra quelle quattro mura ricoperte da immagini di ragazze morte.

Melodie, con i polsi ancora legati, tremante e in lacrime, si alzò e, lentamente, incominciò a danzare nel buio.

La ballerinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora