Ryan e il serpente - le vittime

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Vuoi.

Vuoi entrare, Ryan. E lo vuoi uccidere. Vuoi che quell'uomo muoia.

Melissa, tua figlia, era bellissima.

Ricordi la neve, fuori dall'ospedale, la sera del parto.

Ricordi Karen, la tua ex moglie. Vi amavate. Tutto era perfetto, lo era davvero.

E Melissa. Lei era diventata l'unica, all'improvviso.

Ryan e Miller attraversarono il buio, seguiti da altri agenti.

Trovarono l'ingresso quasi subito dopo aver oltrepassato l'acqua che veniva giù dalla cascata. Pochi passi, poi rocce tutto intorno. Sopra, la superstrada dei minatori, con le automobili che sfrecciavano via, a tutta velocità, nel traffico scarso della notte.

Qualche passo ancora e poi la videro: una porta. Proprio di fronte ai loro occhi, chiusa.

Melissa era una ragazza sincera. Ti voleva bene, Ryan. La vita si è presa gioco di te, non credi? Perché regalarti tanto amore prima, per poi togliertelo di colpo, e in quel modo?

Allora, grande detective, riesci a ricordarla?

Bianca.

Seduta su quella panchina, in quel giardino. Sembrava viva. Vestita e truccata come una ballerina bellissima.

Te la ricordi?

Le piaceva comperare patatine fritte da Harold's insieme a te. E tu amavi trascorrere quel tempo con lei. Soltanto voi due, quando Karen ancora lavorava fino a tardi. Tu eri molto impegnato, però riuscivi sempre a trovare il tempo per lei.

Le patatine fritte di Harold's erano il vostro momento preferito. Qualcosa che il resto del mondo non sarebbe stato in grado di scalfire, mai. Nessun fottutissimo serial killer avrebbe potuto rovinare le patatine fritte da Harold's.

L'umidità all'interno del cunicolo era fortissima e il buio totale. Nero come la pece.

Ryan e Miller forzarono la porta e la aprirono.

Si ritrovarono all'improvviso di fronte ad un altro cunicolo, ancora più stretto e oscuro di quello che avevano appena attraversato. Lo spazio a loro disposizione era talmente stretto e soffocante che l'acqua della cascata, che poco prima li aveva bagnati, si era già asciugata. Le loro fronti erano bagnate, ma era sudore. In mezzo a tutto quel nero anche respirare era difficile.

Ryan estrasse la pistola, Miller fece lo stesso, e così anche gli altri agenti che erano con loro.

Lentamente, cercando di non fare alcun rumore, continuavano ad avanzare nelle tenebre.

Thomas Lee Grayson. Si chiama così l'uomo al quale toglierai la vita, Ryan? Non dovresti nemmeno trovarti in questa galleria, eppure ci sei. Tu stai camminando per uccidere. Hai tirato fuori quella pistola soltanto per uccidere. E lo farai, non è vero? Pensi che allora troverai la pace che stai cercando? E sei pronto a tramutarti in giudice e giuria? Da un gesto simile non tornerai più indietro, Ryan. Forse, i prossimi minuti ti cambieranno per sempre.

Continuarono ancora, nel buio.

Nessun suono, nessuna voce. Qualche goccia d'acqua dall'alto cadeva verso il basso.

Per il resto, tutto ciò che sentivano era il rumore dei loro respiri. Le dita delle loro mani, avvolte intorno ai calci delle pistole, avevano incominciato a sudare.

Lo spazio che avevano a disposizione sembrava sempre meno, così come l'aria da respirare.

Ancora una porta chiusa. Questa volta, non fu necessario forzarla. Bastò spingere in avanti.

Ryan esitò per una frazione di secondo, poi fece un passo e subito dopo sentì una fitta violenta allo stomaco.

Era da una vita che non assisteva a scene come quella che adesso aveva di fronte agli occhi.

<<Quali sono i giorni dell'anno che preferisci, Melissa?>>
<<I compleanni, papà.>>
<<I compleanni? E perché?>>
<<Perché si ricevono tanti regali, ai compleanni.>>
<<E questo ti sembra un buon motivo?>>
<<Non è soltanto per i regali. È perché qualcuno, quel giorno, starà senza dubbio pensando a noi.>>

Ryan aveva riso, poi l'aveva abbracciata e l'aveva baciata sulla fronte. Melissa aveva appena compiuto dieci anni.

Karen era arrivata a casa poco dopo, e aveva trovato la tavola apparecchiata. Si erano seduti e avevamo cenato tutti insieme, come sempre.

Ryan fece un cenno con la mano rivolgendosi agli uomini dietro di sé e a Miller. Di colpo, si fermarono tutti.

La scena di fronte a loro era terrificante.

La distanza che li separava dalla gabbia era di pochi metri.

A terra, nel centro di quella specie di stanza, c'era una scia di sangue che dalla gabbia conduceva verso un altro locale, nascosto ai loro occhi rispetto al punto in cui erano rimasti immobili.

Ryan capì subito che si trattava di sangue fresco. Come se un corpo fosse stato trascinato dalla gabbia verso un'altra zona.

L'ex detective però, prima di seguire quella traccia, sollevò gli occhi verso la gabbia. Non avrebbe voluto farlo, in realtà, perché quando la porta si era aperta lui aveva già visto.

L'aveva già vista.

Con le gambe e le braccia spalancate, Marianne era appesa a quelle sbarre lunghe e arrugginite. Era nuda, e la sua testa era immobilizzata all'indietro da una corda legata intorno al collo. I suoi occhi sembravano essersi completamene rivoltati, e fissavano un punto indistinto verso l'alto.
In mezzo al seno, una scia di sangue, partendo dalla gola, cadeva verso il basso, dividendo il suo corpo in due parti.

Ryan pensò a Ethan. Pensò a sua figlia Melissa.

E poi, finalmente, lo vide.

Il serpente.

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