L'incontro

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Esitai per un istante ancora, poi aprii la porta e me lo trovai davanti.

In una frazione di secondo, ripensai a qualcosa che mi aveva detto il detective Miller circa il suo partner di tredici anni prima.

Si chiamava Ryan Cooper, ed era il mio partner.

Quindi l'uomo che avevo di fronte era lui.
Ryan Cooper.

Ci guardammo senza dire nulla. Aveva gli occhi malinconici e la barba un po' incolta. I lineamenti del volto erano duri. Le occhiaie erano quelle di chi aveva smesso di dormire da un pezzo.

<<Così lei è Ethan Welback, il testimone>> mi disse.

Sospirai, annuendo.

<<Dobbiamo parlare>> proseguì, indicando l'interno del mio appartamento con un cenno del capo.

Io feci un passo indietro, esitai ancora per qualche istante e alla fine gli feci segno con la testa di accomodarsi.

Entrò, chiusi la porta e lo seguii in salotto.

Lui si guardò intorno e si diresse verso la cucina. Scostò le tende e guardò giù, nella strada. Non sapevo se stesse cercando qualcosa o qualcuno, ma non mi sembrava tranquillo.

<<Così lei è Ryan Cooper. So per quale ragione si trova qui, Ryan. Le dirò ciò che ho detto al suo ex collega, il detective Miller.>>


Lui mi guardò di nuovo dritto negli occhi e non rispose. Non sembrava sorpreso che avessi nominato una persona che conosceva, né sembrava che gli interessasse particolarmente.

<<Bene, Ethan. Se ha conosciuto Miller, e se lei è l'unico testimone per questo caso in tredici anni, allora penso che Miller le abbia raccontato anche qualcosa di me.>>

<<Sì, l'ha fatto. Mi dispiace per la sua perdita. Non ho idea di che cosa significhi.>>

Lo guardai con attenzione. La sua espressione era dura, segnata. Sembrava quasi fredda, apatica, ma intuivo che non era quella la verità. Dai suoi occhi filtrava tristezza. Come la luce del mattino che attraversa la fessura di una persiana abbassata.

<<Quindi suppongo che mi racconterà tutto ciò che è successo.>>

Annuii.

A pelle, mi sembrava una brava persona. Avrei davvero voluto aiutarlo, anche se sapevo che probabilmente la mia testimonianza non gli sarebbe servita a molto.

<<C'è del caffè?>> mi chiese, sorprendendomi.
<<Certo. Ne preparo un po'.>>

Davanti ad una tazza di caffè bollente gli raccontai tutto ciò che mi era successo. Parlai dell'omicidio di Claire Goodway due notti prima e del mio scontro con l'assassino. Gli mostrai il ciondolo che avevo raccolto e lo esaminò. Gli dissi che l'avrei portato alla centrale il giorno seguente, perché lo potessero analizzare, ma anche lui, come me, dubitava che avrebbero trovato delle impronte sopra. Non gli dissi che quel ciondolo mi ricordava qualcosa, perché in fondo si trattava di una supposizione personale che non riuscivo a collegare a nulla. Gli parlai delle mail che avevo ricevuto e delle fotografie che ritraevano me e Marianne al mercato, quindi gli riportai ciò che l'assassino aveva scritto di lei.

Finimmo il caffè, ne versammo dell'altro nelle tazze e rimanemmo per alcuni minuti in silenzio.

<<Avrei voluto dirle di più, Ryan. Ma questo è tutto.>>
Lui annuì, con gli occhi fissi sulla finestra della mia cucina. Sembrava che stesse fissando un punto lontano, lontanissimo, perso da qualche parte nella propria mente.

<<È sufficiente così, Ethan. Grazie per l'aiuto.>>

Terminò il caffè, si alzò e si diresse verso la porta d'ingresso.

Rimasi sorpreso dalla sua reazione.

<<Aspetti>> gli dissi, seguendolo <<È tutto qui?>>

Lui si voltò verso di me e mi guardò con aria interrogativa.

<<Non mi ha detto che cosa ne pensa.>>
<<Ha importanza? Sono solo un uomo che è tornato nel posto dal quale è scappato tanti anni fa.>>

Lo guardai. Era chiaro che mi stava mentendo. Ero sempre stato bravo a leggere le persone, le parole, le espressioni. E Ryan Cooper non era così rassegnato come stava cercando di farmi credere, ne ero certo.

<<Lei pensa che dovrei lasciare questa città insieme a Marianne, Ryan?>>

Lui esitò, quindi mi fissò a lungo negli occhi, e alla fine annuì.

<<Penso che dovrebbe, sì>> poi fece una pausa, e tornò a guardare verso la mia finestra <<ma se è davvero il giornalista di cui ho sentito parlare, non credo che lo farà.>>

La ballerinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora