Le tredici ragazze assassinate

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Impiegai altri dieci minuti a raggiungere la redazione del Virginia24.

Emma e Seline, due colleghe con cui avevo più o meno legato, sedute alle rispettive scrivanie, mi salutarono con un sorriso. Ricambiai, poi senza guardarmi intorno mi diressi verso il mio ufficio.

Per il Virginia24 era stato un affare assumermi. Non mi pagavano quanto mi pagavano a New York e in me avevano trovato, senza falsa modestia, uno dei migliori professionisti del settore su cui poter contare.
Ero sempre stato bravo nel mio mestiere, perché mi appassionava. Sentivo ancora le mani tremare quando incominciavo a buttare giù le prime righe di un nuovo articolo.

Non era stato semplice lasciare New York e il Times, ma era ciò che ero disposto a fare per tentare di riconquistare Marianne. Per convincerla a tornare da me, a cambiare idea su noi due. Forse era tardi, come aveva ripetuto lei: ma era anche vero che se non ci avessi provato non lo avrei mai scoperto.

David Hattinson, il mio nuovo caporedattore, sembrava l'unico a non essere stato ammaliato dalla mia figura. In realtà sapeva che ero un giornalista di talento e fuori dagli schemi, e che il mio coinvolgimento nei casi che seguivo era sempre estremo, però non lo voleva dare a vedere. Non aveva, almeno in appparenza, un occhio di riguardo per me soltanto perché avevo lavorato per uno dei giornali più importanti di tutti gli Stati Uniti. Ad essere sincero, lo stimavo per questo. Mi piaceva il suo sembrare davvero un uomo di altri tempi. Sincero, tutto d'un pezzo.

<<Ethan!>> gridò, non appena si rese conto che stavo per entrare nel mio ufficio.

Mi voltai verso di lui e lo vidi mentre mi veniva incontro.

<<David>> dissi, facendo un cenno con la testa.

<<Ethan, si può sapere che cosa sta succedendo? E dov'eri? È da stamattina che provo a chiamarti.>>

<<Lo so, non ho potuto rispondere. Va tutto bene, sono qui adesso.>>

<<"Adesso" potrebbe essere già tardi! Lo sai che cosa è successo stanotte vicino al Cogan's, vero? La scuola di ballo... Hai sentito? Quella ragazza assassinata... E c'è un testimone, Ethan. Sai che cosa sto per chiederti?>>

Scossi la testa, esitai. Sarebbe stato inutile nascondergli la verità. Prima o poi l'avrebbe scoperta.

<<Voglio che tu lo trovi e che...>>

<<David, quel testimone sono io>> dissi, in un sussurro, avvicinando le mie labbra al suo orecchio destro.

Il suo volto sembrò paralizzarsi.

<<Tu? Ma che diavolo...?>>
<<Sì. Ero stato al Cogan's, a bere qualcosa. Stavo tornando a casa quando ho sentito le grida della ragazza. Mi sono diretto verso la scuola di ballo, e mi sono scontrato con l'assassino. Poi sono entrato e ho trovato il cadavere.>>

<<Ethan...>>

<<Lo so, David, siamo in ritardo con il tuo pezzo. Ma lo avrai. Avrai un articolo incredibile. Sto andando a...>>

<<Non voglio aggiungere nulla, Ethan. Confido in te. Ma per stasera l'articolo deve essere pronto.>>

<<Lo sarà>> risposi, aprendo la porta del mio ufficio e nascondendomi dal resto del giornale.

Mi sedetti alla scrivania, accesi il computer e incominciai a cercare informazioni sugli omicidi che erano avvenuti tra il 2003 e il 2006.

Trovai tredici casi simili tra loro, ma mi resi conto che ciò che avevo scoperto la notte precedente su Google non era esattamente come sembrava.

Avevo avuto l'impressione che si trattasse di ragazze uccise e rinvenute vestite e truccate come delle ballerine, e invece non era così.

Tre delle tredici vittime erano a tutti gli effetti delle ballerine, ed erano state ritrovate con il vestito di scena ancora addosso. Tutte e tre in Pennsylvania, e la prima, Gloria Stewart, addirittura proprio qui, a Virginia.

Le altre dieci, invece, erano state rinvenute morte in città vicine a Virginia, e quattro di loro in stati diversi confinati con la Pennsylvania, per la precisione due nel Maryland e due nel Delaware.

La notte precedente avevo creduto che fossero tutte e tredici ballerine, e invece lo erano soltanto tre di loro. Le altre, tuttavia, risultavano comunque e per svariate ragioni collegate al mondo della danza.

Distolsi gli occhi dal monitor, mi guardai intorno.

Mi alzai, scostai le tendine della finestra e guardai giù, in strada.

Non c'era nessuno, soltanto qualche automobile. Pensai a quanto avevo appena scoperto.

Tredici vittime, tredici donne. Tutte uccise nello stesso modo, tutte con la gola tagliata.

Tre ballerine rinvenute in Pennsylvania. Le restanti dieci comunque collegate al mondo della danza, nei modi più disparati.

La prima vittima qui a Virginia, nel novembre del 2003.

Ripensai al suo nome: Gloria Stewart.

Era da lei che dovevo partire, per capire se ci fosse una connessione con gli omicidi avvenuti tra il 2003 e il 2006 e quello di ieri notte.

Tornai al computer intenzionato a scoprire tutto ciò che la riguardasse, quando dalla mia casella di posta elettronica comparve la notifica di un nuovo messaggio ricevuto.

Lo aprii, e mi accorsi che non c'era il nome del mittente.

Non c'era neanche l'oggetto.

Abbassai lo sguardo e lo lessi.

Fu un attimo, ma il sangue mi si gelò nelle vene.

Io ti conosco, Ethan.
So chi sei.
Ci siamo incrociati, ieri notte.
Tu sei riuscito a vedermi?
Hai visto il mio volto?

È dal momento del nostro scontro che ci penso.

Ora che ci sei tu, non mi sento più solo.
No, no, no. Non sono più così solo, così solo.

Così solo.

Ma tu mi hai visto, e allora ti ucciderò lentamente.

Poi, sarò di nuovo solo.

Così solo. Così solo.

La ballerinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora