Delirio

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Ray Dwight rimase immobile. Fissava Ryan. Aveva un'espressione difficile da interpretare. Incuteva terrore.

<<Che cosa significa, Ray?>> domandò ancora Ryan, senza smettere di guardarlo.
Lui continuò a non rispondere. Quando lo fece, dopo alcuni lunghi istanti, parlò lentamente, scandendo ogni singola parola.

<<Dormono per sempre. Riposano tutte. Sono tutte così belle, vero? Sono così giovani. Si trovano dove è giusto che siano.>>
<<Di che cosa stai parlando, Ray?>> chiese Miller, avvicinandosi al vetro.
<<Del disegno. Non ha importanza, perché nessuno lo può cambiare. È qualcosa che si può guardare. Si può osservare. Si prende atto che le cose sono così, ed è finita. Loro hanno ciò che devono avere.>>
<<Chi sono loro?>>
<<Non so perché siate qui, signori. Non so che cosa vogliate. E non so perché dovrei rispondere alle vostre domande. Il nostro incontro è finito.>>


Ray Dwight alzò lo sguardo verso il soffitto e incominciò a ridere. Rise ad alta voce, senza cercare di controllarsi. Come se fosse solo. Come se noi non fossimo più stati lì con lui. Era in preda al delirio.
Miller infilò una mano nella tasca interna della giacca e tirò fuori il cellulare. Andò nella galleria fotografica e cliccò con il dito su un'immagine. Era il ciondolo. Rivolse il telefono verso Ray e glielo mostrò.
<<Ti dice qualcosa?>>


L'uomo si fermò all'improvviso e smise di ridere. Il suo sguardo cambiò, di colpo. La sua espressione si incupì. Si fece serio in una maniera assoluta, totale.

<<Voi morirete. Morirete tutti. Quello mi appartiene. Guardia! Guardia! Perché l'avete fatto? Perché lo avete fatto? Come vi siete permessi? Mi avevate detto che l'avreste custodito voi!>>

Si alzò di scatto dalla sedia e incominciò a prendere a testate il vetro che ci separava da lui. Diede dei colpi forti e rapidi, in sequenza. Nel frattempo sbatteva i pugni con violenza contro il tavolo. Tutti i presenti nella sala, adesso, erano girati verso di noi.

Una guardia accorse e lo strinse, placcandolo con in una partita di rugby, ma senza riuscire a calmarlo.


Noi tre ci guardammo. Miller chiamò uno degli agenti accorsi.

<<Controllate tra gli effetti personali del detenuto. Ho bisogno di sapere se c'è un ciondolo.>>

L'uomo annuì e si allontanò dopo averci chiesto se fosse tutto sotto controllo.

Quando Ray si fu finalmente calmato, l'agente di allontanò da lui, ma rimase fermo sulla soglia della sala per controllare che tutto andasse nel modo giusto.

<<Ti abbiamo fatto incazzare, eh, Ray? Perché tieni così tanto a questo ciondolo? Te l'ha regalato la tua fidanzata quando eri piccolo?>> gli domandò Ryan, sorridendo.

Ray, senza parlare, si avvicinò più che poté al vetro e guardò l'ex detective dritto negli occhi.

<<Correranno. Correranno nella valle di fuoco. Respireranno il fumo dell'incendio e poi soffocheranno. Moriranno così. E voi le troverete, e le guarderete tutte, una per una. Ci saranno le vostre madri, le vostre sorelle e le vostre mogli. E danzeranno tendendosi per mano, dentro il fuoco che le farà bruciare vive. Le guarderete, e piangerete. Piangerete per sempre.>>

Rimanemmo in silenzio ad assistere a quel delirio fuori controllo. Mi chiesi quanto di logico potesse nascondersi tra quelle parole. Non trovai una risposta.

<<Sei un povero pazzo, Ray>> gli disse Ryan, facendo un passo indietro.
<<Sì>> rispose lui , <<lo sono. E loro balleranno. Balleranno per tutta la vita. La musica non smetterà mai di suonare. Bianche come la neve di dicembre. Le vedo. Le vedi anche tu? Sono così tante. Sono così belle. Così profumate. Loro lo fanno, sai? Loro ti stanno guardando. Ti guardano di continuo.>>

Tornò a fissare il soffitto. Prese un profondo respiro e poi si alzò in piedi. Le mani e le caviglie erano incatenate, e poteva muoversi a fatica. Incrociò le braccia al petto e incominciò a cantare sottovoce, con quel tono infantile che ormai conoscevo così bene.

<<Verrà la pioggia, spegnerà le fiamme. Ma bianche, bianche, bianche le loro facce saranno. Danzatrici del vento, farfalle leggere, fumo in gola, sangue ovunque. I loro occhi sono aperti e i corpi sono disposti ad arte.
Verrà la pioggia ma resteranno bianche. Ci guarderanno da una panchina, in un parco. Sedute, immobili. Stese sul loro palcoscenico. Regneranno per sempre, e voi per sempre piangerete.>>

Smise di cantare, e Ryan si alzò di scatto dalla sedia. Sapevo perché.

Ray aveva parlato di un corpo su di una panchina.

Quello di sua figlia era stato rinvenuto proprio così.

Ryan si scagliò contro il vetro, ed io avrei voluto fermarlo, ma non ne ebbi il tempo.

Ormai era troppo tardi.

La ballerinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora