Gli spettri

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Pensai a lungo alle parole di Susan Perth durante il tragitto in taxi fino a Woodland Hills, un sobborgo di Los Angeles a sud ovest della San Fernando Valley. Ci ero stato alcune volte in passato, e ricordo che era famoso perché vi avevano vissuto molte persone legate al mondo dello spettacolo.

La sorella di Evelin ci aveva lasciato un indirizzo, dove avremmo avuto qualche probabilità di trovare Walter Clayton. Ci aveva detto che non lo sentiva da alcuni anni, e che nonostante non ci fosse mai stato tra loro un rapporto particolare, si erano incontrati qualche volta dopo la morte di Evelin.

Ripensai a ciò che Ryan aveva domandato a Susan in seguito, mentre i riflessi del sole cadevano sull'asfalto, accecandomi attraverso il vetro del finestrino.

<<Per quanto riguarda Christopher e Pacey Dwight? Non ha più avuto notizie dal figlio di sua sorella?>>

Susan aveva sospirato a fondo. Aveva scosso la testa e si era guardata intorno, lasciando che l'aria fresca della California le accarezzasse il viso.

<<Christopher ha vissuto per un po' di tempo con Ray, il fratello gemello, insieme a Pacey. Dopo un po', però, ad occuparci dei ragazzi siamo stati io e mio marito. Fino a che non hanno compiuto diciassette anni, più o meno.>>
<<Che cosa ricorda di loro?>> le aveva domandato Ryan.
<<Erano molto differenti nel carattere. Ray era più introverso, più taciturno, più cupo. Christopher invece era più solare. Cercava di trovare sempre un lato positivo nelle cose. Ray invece si lasciava sovrastare dalla negatività, e somatizzava tutto.>>
<<Andavano d'accordo?>>
<<Sì, come tutti i fratelli. Qualche volta litigavano, e in quelle occasioni Ray purtroppo non riusciva a non essere impulsivo. Certe volte era come se facesse esplodere ciò che tendeva ad accumulare. E diventava una persona diversa. Era spaventoso, in alcune occasioni. Ma era il suo carattere, credo. Insieme fatto che la sua infanzia fosse diventata un inferno da un giorno all'altro.>>
<<Perché se ne andarono da casa vostra?>>


Susan aveva scosso la testa e poi aveva sorriso.


<<Perché i ragazzi sono così. A un certo punto sentono la necessità di avere degli spazi personali. E io ed Harrison avremmo continuato a tenerli con noi, ma non potevamo obbligarli a restare. Avevano le loro idee. Ad ogni modo, Christopher proseguì con gli studi, mentre Ray mollò tutto e chi lo sa dove andò a finire. Non si fece mai più sentire. Non ci scrisse e non ci telefonò mai. Nell'ultimo periodo era diventato sempre peggio, in ogni caso. Sempre più arrabbiato con tutti, con il mondo intero, e sempre più impulsivo. Mi avete detto che adesso è in carcere, e non ne sono stupita. Ma mi dispiace così tanto per lui. Per tutto ciò che gli è successo. La morte di Evelin cambiò tutto, capite?>>

Ryan aveva annuito.

Guardai fuori dal finestrino gli alberi che rincorrevano il cielo sopra di noi, e continuai a risentire dentro di me le parole di Susan.

<<Ciò che mi fa più male, ancora oggi, è non poter dimenticare di essermi comportata nel modo peggiore con mia sorella quando lei aveva dato chiari segnali di avere bisogno di me. Ma ero soltanto una ragazzina stupida, allora. E la vita funziona così, è proprio come dicevo poco fa. Prima ci fa male e poi ci spiega la lezione.>>
<<Che cosa mi dice di Pacey Dwight? Perché i gemelli non rimasero con lui?>>
<<Pacey era una ragazzo affascinante>> aveva risposto Susan, <<e nonostante fosse stato davvero innamorato di mia sorella, il suo mondo era altrove. Non in California. Non so dove, a dire il vero. All'epoca si occupava di coreografie per gli spettacoli di teatro. Fu durante uno di quei lavori che lui e Evelin si conobbero. Ma oggi non so dove sia. Non ho mai più avuto sue notizie. Non lo sento da almeno... beh, saranno vent'anni, ormai. O forse di più.>>
<<Pensa che troveremo Walter Clayton a Woodland Hills?>>
<<Non ne sono sicura, ma è possibile. Per quanto ne so, è una specie di artista. Dipinge. Quando l'ho incontrato... dopo la morte di mia sorella... sapete, ho avuto l'impressione che avesse in qualche modo cambiato le proprie priorità. Come se all'improvviso si fosse guardato dentro. Le persone lo fanno, qualche volta. Walter sapeva di non essere mai stato il marito perfetto, ma chi lo è? La perfezione non esiste. Evelin se ne andò, e lo lasciò, perché si era innamorata di Pacey. Capita. Sarebbe potuto succedere a chiunque.>>

Ryan aveva sospirato. Si era avvicinato al bordo della piscina ed era rimasto immobile a fissare l'acqua.

<<Mi dica la verità su Christopher, Susan. Perché credo che lei mi abbia mentito. Non penso che non sappia più nulla di lui.>>

Susan Perth aveva esitato. Aveva socchiuso le labbra e poi aveva abbassato lo sguardo a terra. Ryan sapeva che la donna non gli aveva raccontato tutto. Credo che fosse una questione di istinto. Qualcosa come una piccola luce che brilla nel buio, una luce da seguire.

<< Lei sa dove si trova, non è così?>> le aveva domandato.


La donna aveva scosso la testa e aveva lanciato un'occhiata a Harrison, il marito. Lui aveva annuito.

<<Non volevo essere disonesta con voi, ma quando me lo avete domandato per la prima volta, mi avete colta di sorpresa. Christopher è tutto ciò che mi rimane di mia sorella. Sta bene, a dire il vero, e di tanto in tanto passa a trovarci. Vive da qualche parte giù a Hollywood. Non so dirvi con esattezza dove. Trovate Walter Clayton e troverete anche lui.>>

Avevo sentito il cuore vibrare, e gli occhi di Ryan, come quelli di Marianne, si erano spalancati.

Avevamo appena ottenuto un indizio importantissimo.

In quel momento, per noi, Christopher Dwight era il sospettato numero uno.

Avevamo ringraziato Susan per tutto ciò che ci aveva raccontato e ci eravamo fatti accompagnare alla porta principale, pronti a raggiungere Woodland Hills alla ricerca dell'ex marito di Evelin e di loro figlio.

Avevo sentito l'adrenalina crescere con forza dentro di me, irrefrenabile.
Era una sensazione impossibile da descrivere.

Sulla porta, Ryan aveva rivolto alla sorella di Evelin un'ultima domanda.

<<Christopher... lui... non vi parlò mai della notte dell'incendio, in seguito?>>

Susan aveva scosso la testa, con aria cupa.

<<Christopher non mi parlò mai, mai più, di sua madre e di ciò che le era capitato. Le uniche volte che la nominava, era per rispolverare qualche ricordo bello del passato. Qualcosa che riguardasse il tempo felice che avevano condiviso prima della sua tragica fine.>>
<<E non le parlò mai neanche di Ray, dopo che si furono separati?>>
<<No, non lo fece. Non so se siano rimasti in contatto, ma le volte che si recò qui dopo la partenza del fratello, non parlammo mai di lui. Quando gli domandai se avesse sue notizie, mi rispose soltanto di no.>>
<<Grazie per il suo aiuto, Susan. È stata straordinaria.>>

Lei aveva annuito e aveva sollevato le spalle. Mi era sembrato un gesto triste, debole.

<<Era da tanto tempo che... che ci pensavo. Voglio dire, la fine di mia sorella è rimasta sospesa in un limbo nero. Come se si fosse persa la traccia, o la memoria, di quanto le accadde. La polizia smise di indagare sull'incendio alla Jordan School, la scuola dove lei insegnava, e quella storia semplicemente finì nel dimenticatoio. Io sono sicura che l'incendio non fu un incidente. Lo sento, capite? Lo sento da qualche parte dentro di me. L'ho sentito sempre. E se c'è anche una sola, piccola possibilità che voi possiate renderle giustizia e scoprire la verità, io ve ne sarò grata per sempre. E dovete promettermi una cosa.>>
<<Che cosa?>> le aveva domandato Ryan, guardandola.
<<Se scoprirete la verità su quanto accadde quella notte del 1986, tornate qui, da me. Vi prego.>>

Lui l'aveva guardata ancora, in silenzio. Aveva stretto la mano al marito, poi a lei.

<<Lo faremo, Susan. Ha la mia parola.>>

L'avevamo salutata, consapevoli che ancora una volta avremmo dovuto dare la caccia a degli spettri che si trascinavano dietro tanti ricordi dolorosi.

Il nostro taxi si fermò, facendomi trasalire.

Woodland Hills.

Eravamo arrivati.

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