Fu Marianne a rispondere alla voce al citofono.
<<Stiamo cercando Carlo Salviati, signora.>>
Ci fu un silenzio, ma il portone non si aprì.
<<Carlo Salviati? Chi siete?>>
Marianne esitò qualche istante, poi parlò.
<<Si tratta di una questione legata al suo vecchio lavoro all'oreficeria di Valenza. Abbiamo alcune domande da porgli.>>Un altro silenzio, poi udimmo un suono metallico e il grande portone di fronte a noi si aprì.
Salimmo le scale, e dopo un paio di rampe ci ritrovammo su un pianerottolo con due porte alle estremità opposte.
Quella alla nostra destra si aprì di scatto e una donna sui quarant'anni fece capolino di fronte a noi.Era una bella donna, dai lineamenti delicati e l'espressione gentile.
Lasciammo che fosse Marianne a parlare, come sempre.<<Buongiorno, signora. Io mi chiamo Marianne, e loro sono Ethan e Ryan.>>
Ci guardò a lungo, con espressione incerta.
<<Conoscete Carlo?>> domandò, senza invitarci a entrare.
<<No, a dire il vero no. Veniamo dagli Stati Uniti. Siamo qui perché abbiamo bisogno di sapere qualcosa su un lavoro svolto da lui tanti anni fa.>>Lei annuì, poi fece un passo verso di noi.
<<Lui... lui non vive più qui. Da una vita, ormai.>>Sospirai, perché nonostante non conoscessi la lingua, avevo capito che la risposta della donna non avrebbe significato nulla di positivo per noi.
<<Non vive più qui? Lei è... la figlia?>> domandò Marianne.
<<No, no. Sono la moglie di suo figlio, Roberto. E vorrei aiutarvi ma... devo chiedervi di tornare qui quando ci sarà anche lui. Forse potrà fornirvi qualche informazione utile per le vostre ricerche. Posso domandarvi di che cosa vi occupate, esattamente?>>
Marianne annuì, poi ci guardò per un istante.<<In realtà, si tratta di qualcosa che potrebbe essere utile per un'indagine della Polizia negli Stati Uniti. Non ne siamo certi, ma è una delle piste che in questo momento stanno seguendo per un caso al quale si sta lavorando da tempo.>>
<<Un'indagine della Polizia? Spero che non sia nulla di grave>> disse la donna.
<<A dire il vero lo è. Ma confidiamo che il signor Carlo possa fornirci un grande aiuto. Per questo siamo venuti fin qui.>>
<<Ho capito. Devo chiedervi di tornare dopo le otto di sera, però, perché prima di quell'ora non troverete mio marito.>>
<<Certo, passeremo più tardi allora. La ringraziamo per la disponibilità, signora...?>>
<<Giulia>> rispose lei, con un sorriso, <<mi chiamo Giulia.>>
<<D'accordo, Giulia. A dopo.>>
<<A dopo.>>Salutammo e scendemmo le scale, apprestandoci a lasciare l'edificio.
<<E va bene>>, disse Marianne, <<Carlo non vive più qui. Era prevedibile. A questo punto non ci resta che aspettare suo figlio Roberto per scoprire che cosa riusciremo ad ottenere da lui. L'anziano orafo di Valenza che ci ha mandato qui ha detto che Salviati per un periodo ha lavorato insieme ai due figli, quindi può anche darsi che loro ricordino qualcosa. Magari anche qualcosa più di lui, che oggi non sarà certo un ragazzino.>>
<<Perché non gli hai chiesto se è ancora vivo?>> dissi.
<<Non volevo esagerare con lei, con le domande. È stata molto determinata nel chiederci di tornare quando ci sarebbe stato anche il marito. Tanto vale parlare direttamente con lui.>>Annuii. Aveva ragione. Inutile andare in giro facendo tante domande a tutti. Forse Roberto Salviati ci avrebbe dato le risposte che stavamo cercando.
Guardai l'orologio. Erano da poco trascorse le tre del pomeriggio.
STAI LEGGENDO
La ballerina
Mystery / ThrillerEthan Welback, giovane giornalista di successo di New York, viene lasciato dalla ragazza che ama, Marianne. Deciso a riconquistare il suo cuore, abbandona il lavoro presso uno dei quotidiani più importanti della metropoli e si trasferisce a Virginia...