La sera dell'incendio

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Avevo conosciuto il dolore nelle sue sfumature più svariate, durante la mia carriera da reporter. Ero giovane, eppure la vita mi aveva messo di fronte al male molte più volte di quanto avrei potuto immaginare prima di intraprendere la professione che avevo scelto.

Le volte in cui mi ero ritrovato a dovermi confrontare con le testimonianze di chi era passato attraverso il nero, mi ero reso conto che c'era sempre un particolare ad accomunare tutte quelle persone: il vuoto. Un buco oscuro nell'anima che si rifletteva sugli occhi.
Lo stesso buco che adesso potevo riconoscere osservando Walter Clayton.

<<Era sera, orario di chiusura. La scuola di danza in cui Evelin insegnava si trovava al secondo piano di una vecchia palazzina, non distante dall'Hollywood Boulevard. Avevo appuntamento con lei, come vi dicevo. Voleva parlarmi di qualcosa, o di qualcuno. Ma non ne ebbe il tempo.>>
<<Che cosa accadde, Walter?>> domandò Ryan.
<<Sentii le urla. Non appena arrivai. Urla violente. Di terrore.>>
Walter si fermò per qualche istante, e lentamente riprese ad intingere il pennello nel rosso della vernice.
Tratteggiò con cura e attenzione alcuni punti del dipinto, poi ricominciò a parlare.
<<Fu soltanto un attimo. Perché, cessate le grida, i miei occhi si colorarono di rosso. Ci fu una serie di rumori, come di... di lotta, forse, provenienti dal secondo piano, e poi... il rosso. Lo ricordo così bene. In realtà, una volta udite le urla avevo già incominciato ad avviarmi verso l'entrata, ma accadde tutto troppo in fretta. L'incendio divampò in un attimo. Salii le scale, di corsa, e arrivai davanti all'ingresso della scuola di danza. Sentivo l'odore del fumo, forte, intenso. E passo dopo passo, faceva sempre più caldo.
Percorsi il corridoio, continuando a camminare verso il fuoco.>>

Walter scosse la testa e si alzò. Posò il pennello e guardò Ryan negli occhi.

<<Fu in quel momento che vidi l'altra persona. Quella che, con ogni probabilità, aveva appena assassinato Evelin.>>
<<Che cosa?>> domandò Ryan, sgranando gli occhi.
<<Non riuscirei a descriverla, come non vi riuscii all'epoca. Ma la vidi. Stava correndo verso la scala antincendio, dal lato opposto dell'edifico, oltre il camerino di Evelin. Fu soltanto un attimo, eppure non ho mai dubitato di essermi trovato di fronte all'assassino. Mai, neanche per un secondo.>>

<<Che cosa fece, in seguito?>>

<<Raggiunsi il camerino di Evelin. Il fuoco era ormai ovunque. Non c'era... non c'era tempo per fare nulla. La vidi, distesa per terra. Mi avvicinai a lei, ma non impiegai molto a capire che era finita. L'attimo seguente mi voltai e mi resi conto che Christopher e Ray erano in ginocchio, fermi contro una parete, con le mani sul volto, davanti agli occhi. Lasciai Evelin e mi gettai verso di loro. Li sollevai entrambi e a fatica, cercando di non soffocare, corsi attraverso le fiamme, verso la scala antincendio che pochi secondi prima aveva permesso all'assassino di salvarsi.>>

Rimanemmo in silenzio per un lungo, triste momento. Gli occhi di Walter continuavano ad essere vuoti, eppure sembrava che il dolore che doveva aver provato durante tutti quegli anni si fosse appena riaffacciato su ciò che rimaneva del suo mondo.

<<Non lo vide, in strada? L'assassino di Evelin?>> chiese Ryan.
<<No, non lo vidi. Non vidi nessuno. Arrivò la polizia, mi interrogarono, mi portarono in centrale e poco dopo ero...un sospettato.>>


Si fermò, si guardò le mani, tornò a intingere il pennello nel colore.

<<Il mondo fa schifo>> disse, gli occhi fissi sul dipinto.

Ryan gli si avvicinò in silenzio. Lo guardò negli occhi, a lungo, in quel vuoto nero. Gli posò una mano sul braccio. Lo strinse.

<<Dov'è Christopher, Walter?>>

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