Avevo trascorso buona parte della mia vita, lavorativa e non, domandandomi quale fosse la causa di un determinato evento, di una certa azione. Ero sempre stato convinto che dietro ogni crimine, ogni violenza, ogni omicidio di cui avevo scritto vi fosse qualcosa di importante. Un movente forte, una ragione scatenante troppo intensa per poter essere controllata o domata. Rabbia, voglia di vendetta, follia, ira.
Non avevo mai pensato all'importanza della casualità, invece.Il caso, o fato, o destino. Chiamatelo come preferite.
Il caffè continuava ad allargarsi sul pavimento, oltrepassando i cocci della tazza che Norma aveva lasciato cadere a terra.
<<Non avrei voluto che le cose andassero così, Ethan. Non... non era ciò che avevo in mente.>>
La guardai, cercando di cogliere ogni singola sfumatura delle sue parole.
<<Stia tranquilla, Norma. Mi ha detto che mi avrebbe spiegato per quale ragione Evelin Perth è morta. La ascolto. Sono qui per questo.>>
Lei sgranò gli occhi e socchiuse le labbra. Sbatté paino le palpebre e poi incominciò a raccontare, con lo sguardo fisso in un punto oltre le mie spalle.
Indietro nel tempo.
<<Lui si chiamava Pacey Dwight, ed era... incredibile. Era di una bellezza impossibile da descrivere. Il classico ragazzo che ogni donna avrebbe desiderato incontrare. La storia d'amore romantica e travolgente, quella da sogno, mi capisce?>>
Annuii. Ricordavo Pacey Dwight. L'amante di Evelin Perth; l'uomo di cui mi aveva parlato la sorella di lei, Susan. La persona per la quale Evelin aveva perso la testa. Aveva addirittura fatto assegnare ai suoi figli, Ray e Christopher, il cognome di Pacey.
<<Credo di capire, sì>> risposi.
<<Cercherò di essere breve, perché è la prima volta che ne parlo e... non è facile, mi creda. Ad ogni modo... è una storia triste. Stupida, forse. Adolescenziale. Perché era questo che eravamo, io e Evelin, all'epoca. Due adolescenti. Evelin però era la vera stella. Nella compagnia di ballo, era lei a far sì che la luce splendesse. Sono sincera. Aveva una marcia in più. Era leggera e incantevole. Piena di classe e carisma, e bellezza, e intelligenza. Doti difficili da trovare, in una ragazza così giovane. Eppure lei le possedeva, le possedeva... tutte. Sul serio. E Pacey...>>
In quel momento mi resi conto che non sarebbe stato necessario che Norma Stone portasse a termine il suo racconto. Provai un brivido lungo la schiena. Sentii le mani gelarsi. Chiusi gli occhi per un istante, poi li riaprii e la guardai.
Avevo capito, finalmente. Ed era una sensazione dalla quale avrei voluto fuggire via.
Il mio posto nero nel mondo.
Norma proseguì con il suo racconto.
<<Lui, ovviamente, aveva scelto Evelin. Gliel'ho detto, Ethan, è una storia stupida. Una storia da adolescenti. Ma in fondo è così che capitano le tragedie, non crede? Per cose da nulla. Sciocchezze. Ho impiegato un po' a rendermene conto, e oggi non mi stupisco più. Spesso, dietro ad una vicenda piena di dolore, o orrore, non c'è chissà che cosa. Il più delle volte, capita tutto per le ragioni più banali. E allora pensarci fa ancora più male.>> Si fermò, sorrise. Ma era un sorriso triste, perduto. <<Peccato che lei non sia un prete, Ethan. Perché era da tutta la vita che avevo il terrore di togliermi questo peso di dosso, e tuttavia ne sentivo la necessità. Adesso, invecchiando, quella necessità è diventata urgenza. Credo... di essere felice che lei sia venuto fin qui, dopotutto.>>
Continuai a guardarla. <<Vada avanti, Norma. La ascolto.>>
Lei si strinse nelle spalle e riprese a raccontare.
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La ballerina
Misteri / ThrillerEthan Welback, giovane giornalista di successo di New York, viene lasciato dalla ragazza che ama, Marianne. Deciso a riconquistare il suo cuore, abbandona il lavoro presso uno dei quotidiani più importanti della metropoli e si trasferisce a Virginia...