Il ciondolo

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Non riuscii ad addormentarmi dopo che Ryan se ne fu andato.
Immobile davanti alla finestra del soggiorno guardavo la città paralizzata dal freddo. C'era qualcosa di forte che mi opprimeva. Le parole di Ryan non mi avevano lasciato indifferente, anzi. Avevano contribuito a scavare ancora più a fondo nella voragine che già era ben presente da qualche parte dentro di me. Era un senso di vuoto che di giorno in giorno si allargava sempre più, da solo, in autonomia.

Pensai all'uomo che stavamo cercando.

Era là fuori, da qualche parte.

Risentii le parole dell'ex detective.

Non sempre abbiamo una seconda occasione.

Mi sedetti al tavolo della cucina, mi strofinai gli occhi. Mi alzai, aprii il frigo, guardai dentro cercando qualcosa da mangiare. Non c'era nulla che davvero volessi e allora lo richiusi e tornai a sedermi.

Non era questo ciò che pensavo avrei trovato a Virginia. Mi ero trasferito per riconquistare in qualche modo Marianne, e invece cercavo di restare a galla all'interno di un incubo.

Non avevo paura, però. Anzi. C'era qualcosa che pulsava dentro di me, lo potevo sentire nel silenzio della notte. Era adrenalina. Una luce lontana, fioca e tremolante ma ben viva in fondo al nero del baratro. Sapevo che cos'era; faceva parte del mio DNA. Era il motivo che mi aveva spinto a diventare cronista di nera. La ragione per cui avevo avuto tanto successo nei casi di cui mi ero occupato a New York.

All'improvviso, un flash attraversò la mia mente, imponendosi su tutti gli altri pensieri.

Il ciondolo.

Lo rividi in un'immagine forte, chiara, nitida. Perfetta.

Mi alzai di scatto dalla sedia, mi diressi a passi svelti verso il cappotto appeso vicino nell'ingresso. Frugai all'interno delle tasche con il cuore che aveva incominciato ad andare a mille, e lo trovai. Imprecai contro me stesso in silenzio. Avevo commesso un errore incredibile. Me ne ero dimenticato. Com'era potuto succedere?

Non l'avevo consegnato a Miller perché lo analizzasse.

Era all'interno della busta di plastica trasparente in cui l'avevo riposto con cura. Sapevo che con ogni probabilità non avremmo trovato impronte, ma la Scientifica avrebbe dovuto analizzarlo.

Eppure non era quella la ragione per cui il ciondolo mi era tornato in mente.

Lo guardai da vicino, con attenzione. Le due lune incise sulla superficie, che si incrociavano.

L'assassino l'aveva perso nel momento in cui ci eravamo scontrati davanti alla scuola di ballo.

Se n'era reso conto?

Continuai ad osservarlo. Chiusi gli occhi ancora una volta, li riaprii.

E alla fine capii.

Sapevo dove avevo già visto quel ciondolo.

La ballerinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora