Ryan Cooper guardava Ethan, seduto sul letto accanto a Lyla. Miller invece osservava Ryan. Nei suoi ritrovava lo stesso senso di vuoto che aveva imparato a conoscere così bene dieci anni prima, quando l'inferno era esploso all'interno delle loro vite.
La morte della figlia del detective era stata per entrambi il punto di non ritorno. L'amicizia che li aveva tenuti insieme per tanti anni era finita al tappeto, perché il baratro certe volte è un buco nero senza fine, senza luce. Adesso fissava il suo ex partner mentre si affacciava nuovamente su un dolore che sembrava avere così tanto in comune con il passato che avevano condiviso.Lyla aveva detto che aveva bisogno di dormire un po' e loro dopo averla rassicurata ancora erano usciti dalla stanza.
<<Dobbiamo far sorvegliare Marianne, dobbiamo fare qualcosa>> disse Ethan rivolgendosi a Miller. Il detective annuì, dicendo che avrebbero mandato due agenti davanti casa di lei.
<<D'accordo. Grazie, Miller. Vorrei poterla convincere a lasciare la città, ma lei sembra non capire.>>
Miller annuì e rispose che avrebbero tenuto tutto sotto controllo.
Ryan Cooper, che non aveva ancora parlato, disse che voleva fare un salto in centrale e Miller si offrì di accompagnarlo.
<<D'accordo. Io resterò qui ancora per un po', se non vi dispiace>> disse Ethan, indicando la porta della stanza di Lyla <<vorrei parlare ancora con lei, quando si sarà svegliata.>>
Miller annuì, e Ryan gli strinse la mano.
<<Aggiorniamoci più tardi, Ethan. E grazie per restarle vicino.>>
Il giornalista fece un cenno di assenso con la testa e si salutarono.
Ryan e Hart Miller salirono sull'auto di quest'ultimo diretti verso la centrale. Durante il tragitto non parlarono. Rimasero in silenzio, nonostante fossero tante le cose che Miller avrebbe voluto chiedergli. Non si vedevano da anni, e ritrovarsi così, in una circostanza come quella, era strano per entrambi. Ma Ryan Cooper non era mai stato un uomo di tante parole, e Miller lo rispettava troppo per voler infrangere il suo silenzio.
Arrivarono alla centrale e Ryan si diresse nell'ufficio di Miller, contento di non aver riconosciuto alcun volto noto.
<<Di che cosa hai bisogno, Ryan?>> gli domandò il detective, raggiungendolo.
<<Vorrei dare un'occhiata a tutti i fascicoli dei tredici omicidi dal 2003 al 2006. Un salto indietro nel passato.>>
Miller lo guardò con espressione cupa. Sapeva che tornare su quanto accaduto in quegli anni sarebbe stato tremendo per l'ex collega.
<<Ryan... So che ciò che sto per dirti non servirà a nulla, ma lasciami provare. Lascia che ce ne occupiamo noi. Quel caso ti ha distrutto già una volta. Tornare indietro non...>>
Ryan scosse la testa.
<<Non c'è nessun posto dal quale io debba tornare indietro, oggi. E non c'è nessun posto verso il quale stia andando. Questo è il mio punto di non ritorno. Ci sono dentro da dieci anni. Una strada senza sbocchi, che non va da nessuna parte. Non ho più nulla da perdere.>>
<<Ti farà male, Ryan. Il passato può farlo. Potrebbe...>>Ryan guardò Hart Miller e si avvicinò alla finestra dell'ufficio. Osservò le luci del primo mattino che illuminavano timide quel giorno di fine novembre, posandosi sulle poche persone presenti in strada.
<<Per un certo periodo io... ho creduto di potercela anche fare. Di poterci riuscire. Dimenticare il passato. Dimenticare quella scia di sangue. Dimenticare la mia famiglia e il modo in cui si è sgretolata all'improvviso. Poi mi sono svegliato una mattina, e mi sono semplicemente reso conto che non è così. Non potrà mai essere così. E quando Karen mi ha chiamato qualche giorno fa, per dirmi di questo omicidio... Ho ritrovato i miei demoni. Erano lì, immobili sulla soglia. Mi guardavano, in silenzio. Mi scrutavano dentro. Avevo finto di non vederli per un po', è vero. Ma loro non se ne erano mai andati.>>
Fece una pausa, si voltò verso Miller.<<Non se ne andranno mai, Hart.>>
Hart Miller lo guardò senza dire nulla. In realtà, poteva comprenderlo. Erano stati amici per tantissimi anni, e ora l'uomo che aveva di fronte era qualcuno che era scivolato giù all'inferno e non era mai più risalito.
<<Va bene, Ryan. I fascicoli sono nel cassetto della scrivania. Li ho ripresi qualche giorno fa, non appena ho saputo dell'omicidio alla scuola di danza.>>
Ryan annuì e Miller gli disse che sarebbe tornato in ufficio più tardi.
Si avvicinò alla scrivania non appena l'ex collega fu uscito. Si sedette sulla poltrona, aprì il cassetto e tirò fuori i fascicoli. C'erano dossier sulle vittime, sugli omicidi, sulle indagini. C'erano nomi, date, luoghi.
Fotografie.
Una marea di ricordi che ritornavano.
Lesse il nome sul dossier che riguardava la prima vittima, Gloria Stewart. Quella di cui avrebbe dovuto parlare più a fondo con Ethan Welbeck.
Sfogliò le pagine. Si soffermò sulle immagini che ritraevano il cadavere di Gloria. Rilesse parole che aveva messo da parte senza mai dimenticare.
Riguardò ogni singolo dossier di ogni singolo omicidio, fino ad arrivare all'ultimo.
Melissa Cooper. Sua figlia.
Si appoggiò allo schienale della poltrona, lasciò che la testa scivolasse all'indietro e si massaggiò le tempie.
Chiuse gli occhi e la rivide.
<<Torno presto, papà. Non mi aspettate svegli. Buonanotte.>>
Poi il telefono che squillava, diverse ore dopo. A notte inoltrata. Lui che si alzava di colpo, Karen che dormiva al suo fianco. E la voce dall'altra parte che pronunciava le parole che sarebbero tornate a chiedergli il conto per il resto della vita.
Quella voce bassa ma acuta, come quella di un bambino.
<<C'è qualcuno che ti aspetta ai giardinetti, Ryan. Vai a vedere.>>
STAI LEGGENDO
La ballerina
Mystery / ThrillerEthan Welback, giovane giornalista di successo di New York, viene lasciato dalla ragazza che ama, Marianne. Deciso a riconquistare il suo cuore, abbandona il lavoro presso uno dei quotidiani più importanti della metropoli e si trasferisce a Virginia...