Tornai a casa dopo aver parlato a lungo con Ryan e Miller. Avevo ascoltato i genitori di Maddie Greyson con estrema attenzione. La mia certezza più assoluta, se di certezze si può parlare quando si è di fronte a una serie di omicidi, riguardava i dettagli, anche quelli più insignificanti. Sapevo per esperienza che molte volte finivano con il risultare decisivi. A dire il vero, però, era più che altro un appiglio al quale cercavo di aggrapparmi, perché la realtà – in quel momento- era una sola: nulla aveva senso. La morte delle ragazze; gli omicidi di dieci anni prima; ciò che era successo a Lyla.
Ci pensavo mentre tiravo fuori dal frigo una birra ghiacciata nel cuore della notte.
Mi sedetti al tavolo del soggiorno e la aprii, lasciando che i miei occhi si affacciassero sul panorama fuori dalla finestra. Virginia sotto la neve.
Mancava poco a Natale, e non c'era nulla che mi facesse sentire l'atmosfera delle feste. Al di là del corso che gli eventi avevano preso, ero io stesso a sentirmi fuori luogo.
Che cosa ci facevo in quella cittadina sperduta in mezzo al nulla? Marianne si era rifatta una vita. Non ci aveva impiegato molto. Avrei dovuto seguire il suo esempio e invece ero lì, perso tra i miei pensieri, in mezzo ad idee che si rincorrevano senza tregua, fino a schiantarsi contro un muro invisibile. Mentre qualcuno, fuori, nel buio, uccideva ragazze innocenti.
Ripensai alle parole della madre di Maddie. L'automobile scura rappresentava a tutti gli effetti un indizio importante. L'aveva vista anche Elizabeth Skin.
Era possibile che l'uomo che stavamo cercando avesse instaurato davvero una relazione con le vittime? Con due, quelle di adesso – Claire Goodway e Maddie Grayson - sembrava essere andata così. Ma con le altre, quelle che erano state uccise tra il 2003 e il 2006? Erano trascorsi dieci anni dall'ultimo omicidio. Che cosa poteva essere cambiato durante questo tempo?
Sapevo che dal giorno seguente avremmo dovuto incominciare ad ascoltare tutti i parenti delle ragazze assassinate all'epoca Era poco, ma non avevamo nulla di più. Dalla zona delle miniere non era emerso niente, e le ricerche si erano protratte ancora a lungo. Ero sempre più sicuro che l'assassino ci avesse condotti laggiù di proposito, per agire indisturbato alla scuola di danza.Avevo quasi terminato la birra quando il campanello di casa suonò. Sentii il cuore battere forte. Erano le tre e mezza di mattina.
<<Sono Ryan, Ethan.>>
Trassi un sospiro di sollievo.
Aprii la porta e lui entrò. Mi guardò negli occhi. Aveva l'aria stanca, quella di chi ha smesso di dormire. Da tanto, tanto tempo.<<Insonnia anche per te, Ethan?>>
Annuii. Gli feci strada attraverso l'appartamento, raggiunsi il frigo e tirai fuori un paio di birre. La mia era andata.Ci sedemmo insieme al tavolo del soggiorno senza dire nulla. Sapevo perché era venuto a trovarmi a quell'ora.
I demoni non lasciano dormire, mai. E la solitudine certe volte è difficile da sopportare. Ero certo che per Ryan fosse così.
<<L'hai sentita?>> mi chiese, senza guardarmi.
Si riferiva a Marianne. Sapeva quanto fossi stato in ansia per lei, durante quelle ore.
<<Sì, l'ho sentita. Le ho telefonato non appena abbiamo salutato i genitori di Maddie. Mi ha risposto Fabian, il suo nuovo ragazzo. L'ha svegliata, poi me l'ha passata. Mi ha detto che dovremo parlare di tutta questa situazione, e che non vuole che quell'auto della polizia rimanga giorno e notte sotto casa sua.>>
Ryan annuì e si strofinò gli occhi.
<<È come... è come se lei non capisse il rischio che sta correndo. Cerca di evitarmi, senza rendersi conto che sto facendo del mio meglio per metterla di fronte alla realtà.>>Ryan bevette un sorso di birra, poi si accese una sigaretta. Me ne offrì una ed io rifiutai.
<<La notte in cui ho scoperto che il cadavere sulla panchina, nel gelo di quel parco, era quello di mia figlia... ho smesso di avere fiducia nel mondo. Semplicemente, di colpo, il mio mondo ha perso i colori. Non è qualcosa che si possa prevedere. Non ci sono cartelli di avviso, sai, che ti possano mettere in guardia su quanto ti potrebbe accadere. Le cose succedono e basta, Ethan.>>
Lo guardai, e nei suoi occhi non trovai nulla. Nessuna emozione, nessun sentimento. Niente.<<Ho sempre pensato che la mia vita sarebbe stata una vita normale. Tutto ciò che mi importava era fare in modo che la verità venisse alla luce, sempre. Ma non ho mai permesso che il mio lavoro diventasse più importante della mia famiglia. L'uomo che lo fa, sta guardando le cose dalla prospettiva sbagliata. Io risolvevo un caso, sbattevo dentro la feccia umana di turno e poi tornavo a casa, e non esistevo più per nessuno. C'era mia moglie, c'era mia figlia. Il resto dell'universo poteva andare a farsi fottere. Quella notte di dicembre, poi, ha cambiato tutto.>>
Non sapevo che cosa dire. La sua voce roca tagliava in due i miei pensieri. La realtà con cui aveva dovuto confrontarsi era qualcosa che io non sarei mai riuscito neanche ad immaginare.
<<Oggi>> disse infine, guardandomi per la prima volta negli occhi <<oggi non so che cosa abbia senso davvero, là fuori. Ho smesso di credere nel mondo, ma non nella giustizia. Non nella verità. Ed è per questo che sono qui. Ciò che è successo a mia figlia... ciò che è successo a quelle ragazze... e ciò che sta succedendo adesso...deve finire, Ethan. E finirà.>>
Fece una pausa, si guardò le mani, si alzò dalla sedia.
<<Finirà con quell'uomo morto tra le mie mani. Ucciso da me.>>Non aggiunse altro. I suoi occhi fissavano il vuoto oltre le mie spalle. Mi ritenevo in gamba nel leggere le persone, ma con Ryan Cooper tutta la mia abilità non serviva a a niente.
Ryan si alzò e si diresse verso la porta di casa.
<<Domani mattina andrò a parlare con i genitori della ragazza di cui hai scoperto il corpo, Claire Goodway, e cercheremo di rintracciare anche Sue Bennett, l'amica dell'ultima vittima, la ragazza di cui ci hanno parlato i suoi genitori. Magari saprà dirci qualcosa in più.>>
Annuì. Ryan mi guardò ancora.
<<Se vuoi venire con me, alle sette sarò al Cogan's, a fare colazione.>>
<<Certo, ci sarò>> risposi, ancora stupito del fatto che Ryan non fosse infastidito dalla mia presenza. Forse davvero gli avevo fatto una buona impressione, allora.<<Credi che ti farà sentire meglio?>> gli domandai, una volta che lui mi ebbe dato spalle.
<<Che cosa?>>
<<Uccidere l'uomo che stiamo cercando, se ne avrai la possibilità. Pensi che potrebbe aiutarti in qualche modo?>>Ryan sospirò, mi guardò ancora per un attimo e poi mi rispose, allontanandosi da me.
<<Non sto cercando di sentirmi meglio, Ethan. Chiama Marianne. Falle capire che cosa è più importante per te. Non sempre abbiamo una seconda occasione.>>
Se ne andò lasciandomi così, immobile sulla soglia del mio appartamento, a fissare l'oscurità di fronte ai miei occhi.
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La ballerina
Mystery / ThrillerEthan Welback, giovane giornalista di successo di New York, viene lasciato dalla ragazza che ama, Marianne. Deciso a riconquistare il suo cuore, abbandona il lavoro presso uno dei quotidiani più importanti della metropoli e si trasferisce a Virginia...