Marianne si avvicinò a Carlo e lo guardò dritto negli occhi.
<<Un fratello gemello?>> chiese.
<<Sì, esattamente.>>
<<E come si chiamava?>>Carlo socchiuse le labbra, si alzò dal divano, fece qualche passo verso una finestra che dava sul mare, sul porto. Scosse la testa.
Marianne lo seguì.<<Come si chiamava l'altro bambino, il fratello di Ray?>>
<<Sapete, la mia memoria è buona, ma non così tanto, dopotutto. Ci sono momenti in cui certe cose... sbiadiscono. Ma Edoardo... tu forse riesci a ricordare il nome di quel bambino? Eri poco più grande di loro, all'epoca.>>
Marianne guardò Edoardo, e io e Ryan facemmo la stessa cosa.
<<Sì, pa'. Mi ricordo di quei due ragazzini. Trascorremmo insieme l'intera giornata. E mi ricordo del ciondolo che fabbricasti per loro. Il fratello di Ray si chiamava Christopher.>>
Marianne si avvicinò ad Edoardo, che non dimostrava di avere più di quarant'anni. I capelli lunghi, mossi e biondi e gli occhi azzurri gli regalavano un aspetto più giovanile.
<<Christopher>> ripeté Marianne, sottovoce.
Ci guardò, e noi, in quel momento, ci rendemmo conto di trovarci, per la prima volta dall'inizio di tutto, di fronte a qualcosa di davvero importante.
<<Che cosa ricordate di loro?>>
Carlo aggrottò la fronte, pensieroso.
<<Di loro non molto, a dire il vero. Ma ricordo bene quella giornata d'estate. Il modo in cui Evelin, per la prima volta, mi era sembrata differente rispetto al passato. Era più scura in volto. Sembrava... sembrava come afflitta da qualcosa di... di terrificante. Il suo viso, che era sempre stato stupendo, era una maschera di angoscia. Ricordo che avrei voluto chiederle se ci fosse qualche problema, ma non ne ebbi il tempo. Senza gironzolare per l'oreficeria, come era solita fare, dopo avermi salutato, e dopo aver stretto la mano a Edoardo, mi domandò subito se potevo fabbricare per lei due ciondoli. Mi disse che erano un regalo per i suoi due figli. Io le chiesi come avrebbe preferito che fossero, e lei mi parlò di quelle due mezze lune che, insieme, si completavano. Le risposi che mi sarei messo subito al lavoro, ma lei sembrava ancora agitata. Mi spiegò che il giorno seguente avrebbe dovuto partecipare a uno spettacolo in centro a Torino, e che poi sarebbe subito ripartita. Mi chiese, guardandomi dritto negli occhi, se fossi riuscito a portarglieli direttamente al teatro dove si sarebbe dovuta esibire. Invitò me e la mia famiglia allo spettacolo. Ti ricordi, Rosa?>>
Carlo guardò la moglie e lei sorrise, annuendo.<<Certo che mi ricordo. "Il lago dei cigni". Fu bellissimo.>>
<<Lei riuscì a fabbricarli per la sera seguente, Carlo?>>
<<Sì. Lavorai per tutto il giorno, e per buona parte di quello successivo, ma alla fine ce la feci. Quel ciondolo... è incredibile che sia arrivato a voi, dopo tutto questo tempo.>>
<<Che cosa accadde la sera dello spettacolo?>>
<<Raggiungemmo il teatro che Evelin ci aveva indicato, e ci fece trovare tre posti riservati in una delle prime file. L'altro mio figlio, Roberto, non aveva voluto unirsi a noi. La guardammo danzare, e fu incantevole. Fu emozionante, davvero. Perché Evelin era una ballerina straordinaria. Io non capivo molto di danza, non ero un appassionato, ma ricordo che fu un'esperienza unica. Fu... emozionante, ecco.>>
<<E poi?>> lo incalzò Marianne.
<<Poi, terminato lo spettacolo, ci fece chiamare da qualcuno dello staff, che ci accompagnò dietro le quinte, nei camerini.
La trovammo seduta di fronte ad un grande specchio, di spalle. Indossava ancora l'abito di scena. Era... era bellissima. Eppure, il suo viso, i suoi occhi... rispecchiavano un malessere che doveva per forza provenire da dentro. Da qualche parte, in profondità.>>
<<Che cos'era? Si era fatto un'idea? Aveva delle ipotesi?>>
<<No>> rispose Carlo, scuotendo la testa, <<nessuna teoria. Ma ricordo i suoi occhi. Erano lo specchio del terrore. Se qualcuno me lo chiedesse, li descriverei così.>>
Fece una pausa, poi, quasi sottovoce, ripeté quelle parole.
<<Lo specchio del terrore.>>
<<Che cosa accadde in seguito?>>
<<Le consegnai i due ciondoli che avevo preparato per i suoi figli. Lei li guardò, e spalancò gli occhi. Era stupita. Mi disse che erano straordinari, e mi ringraziò tantissimo. I due gemelli erano nel camerino con lei. Parlammo ancora un po', e poi, tutti insieme, ci facemmo scattare una fotografia. Sapete, dovrei ancora conservarla da qualche parte.>>
<<Una fotografia di voi con Evelin e i figli?>>
<<Sì. Ma non è tutto. Mi disse che dopo quella notte se ne sarebbe andata. Non mi spiegò per quale ragione ed io non glielo chiesi. Ma quel tormento... quel dolore... quella sensazione di angoscia... erano così ben visibili in lei. Era chiaro in una maniera sconcertante che c'era qualcosa che, in profondità, la stava devastando.>>
<<Le disse dove sarebbe andata?>>
<<In verità, sì. Lo fece. Mi lasciò un indirizzo.>>
Marianne socchiuse le labbra, sorpresa.
<<Ce l'ha ancora?>>
<<Sì, dovrei averlo. Ma sono trascorsi così tanti anni. All'epoca, Evelin mi spiegò che non avrebbe comunicato a nessuno la sua nuova destinazione. Soltanto a pochi amici stretti. Mi chiese anche di non parlarne mai. Ed io lo feci. E probabilmente, nonostante voi mi sembriate delle buone persone, dovrei continuare a farlo. Ma è trascorso così tanto tempo, ormai...>>Marianne si alzò, strinse la mano di Carlo Salviati e poi lo guardò dritto negli occhi, con aria seria.
<<Glielo ho detto, Carlo. Stanno morendo delle persone. Delle ragazze. E tutto porta a quel ciondolo. Il ciondolo porta a Evelin. Non ha idea di quanto le sue parole potrebbero aiutarci a salvare delle vite, adesso.>>
Carlo rimase in silenzio per qualche istante, poi annuì. Spostò gli occhi verso la finestra, in direzione del mare.
<<E va bene. Vi darò quell'indirizzo. Anche se dubito che troverete qualcosa. Ma se per caso doveste imbattervi in lei, in Evelin... oggi avrebbe circa cinquantasei, cinquantasette anni... ed ecco, sì, se doveste per una qualche assurda ragione incontrarla... ditele che noi, qui, non l'abbiamo mai dimenticata.>>
Marianne accennò un sorriso, poi annuì con la testa.
<<Lo faremo. Ma per quale ragione pensa che non troveremo nulla?>>
Ci fu una lunga pausa.
Carlo guardò la moglie Rosa, il figlio Edoardo, poi ancora il mare. Senza distogliere gli occhi da un punto indistinto all'orizzonte, ci rispose, con voce ferma, piattam, quasi priva di tono.
<<Perché da quella notte d'estate del 1986, Evelin risulta essere, a tutti gli effetti e per il mondo intero, una persona scomparsa.>>
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La ballerina
Mystery / ThrillerEthan Welback, giovane giornalista di successo di New York, viene lasciato dalla ragazza che ama, Marianne. Deciso a riconquistare il suo cuore, abbandona il lavoro presso uno dei quotidiani più importanti della metropoli e si trasferisce a Virginia...