Walter Clayton fece alcuni passi indietro e tornò a sedersi sullo sgabello. Riprese a tratteggiare i contorni del sole che illuminava la sua opera.
<<Non si trattò di un incidente, certo che no. O meglio, forse l'incendio fu provocato in modo accidentale, ma Evelin non morì per caso.>>
<<Che cosa vuole dire? Susan ci ha raccontato che si sentiva minacciata da qualcuno. Si riferisce a questo?>>
<<Era la verità. Io e lei... avevamo avuto dei problemi, ma... ma perché questa vecchia storia sembra non finire mai? Si può sapere che cosa diavolo volete?>>Guardai Walter, e Ryan fece lo stesso. C'era qualcosa di strano in lui, nel suo modo di comportarsi. Come se ogni tanto la lucidità lo abbandonasse.
<<Si tratta di salvare delle vite, Walter>> ripeté Ryan con la massima calma, abbassando il volume della voce. <<Io sono sicuro che lei possa aiutarci. È per questo che le stiamo facendo tante domande. Potrebbe contribuire a salvare delle persone. Lo capisce?>>
Lui annuì lentamente, con la testa.
<<Non è magnifico?>> domandò, dandoci ancora le spalle, riferendosi al dipinto su cui stava lavorando. <<L'angolo di rosso che scivola giù, oltre le montagne, quando cala la sera. E il profumo dell'aria, a quell' ora... sembra quasi che valga la pena continuare a vivere, dopotutto, no?>>
Ryan in un primo momento non disse nulla ma poi, osservando con attenzione la tela, gli rispose.
<<Dipinge molto bene, signor Clayton. Dico sul serio. Io non sono un grande esperto d'arte, ma se qualcuno dovesse domandarlo, direi che lei ha decisamente del talento.>>
Walter si voltò di scatto verso di noi, reggendo il pennello tra le mani, e sorrise.
<<Grazie. Ci sono momenti...beh, quasi sempre, a dire il vero... in cui dipingere diventa l'unica forma di svago per me. Allora, che cosa volevate sapere?>>
<<Di Evelin. Ci racconti ciò che sa, la prego. Potrebbe essere utile per noi e per il caso al quale stiamo lavorando.>>La sua espressione si modificò di colpo, tornando ad incupirsi, come un cielo sereno oscurato all'improvviso da un blocco di nuvole minacciose.
<<Ciò che so è che la amavo, diamine>> disse, tornando a lavorare sul telo <<e non sono mai stato il marito perfetto, lo ammetto, ma lei era la donna della mia vita. L'unica, sapete. Perché quando se ne è andata, il mondo ha perso i colori. E forse è per questo che adesso dipingo. Io ero pieno di difetti, e per tante volte sono stato in errore, con lei. Non avrei voluto che mia figlia, o mia sorella, sposassero un tipo come me.>>
<<Perché?>> domandò Ryan.
<<Perché ero poco presente. Poco intelligente, forse. Permaloso, impulsivo, noioso, anche. Ma la amavo davvero. Non so se capite ciò che intendo dire. Evelin era così...fragile. Così piena di caos, dentro. Volubile, anche. Una meteora, sapete. In parte credo che quel suo modo di comportarsi fosse dovuto anche al suo lavoro, a tutta la fama e la notorietà che aveva raggiunto in così poco tempo. C'è stato un momento in cui mi sono reso conto che alla fine l'avrei persa, ed è stato così triste.>>
<<Che cosa significa? Quando è successo?>>
<<Quando ha raggiunto l'apice del successo. A quel punto, c'era e non c'era. Era con me, poi era a Londra, poi a Kiev, poi a Torino, poi a Roma, poi a Parigi. Era ovunque, e ovunque gli applausi erano per lei. Io non amavo spostarmi così spesso, e nel momento in cui mi sono reso conto che la sua popolarità era diventata troppo difficile da gestire, ecco, lì ho capito anche che l'avrei persa.>>
<<Sappiamo che Evelin aveva iniziato una relazione con un altro uomo, signor Clayton.>>
<<Già. Pacey Dwight.>>
<<Che cosa ci dice di lui? Lo conosceva?>>
<<L'ho conosciuto, sì. Un... un bravo ragazzo. Non potrei definirlo in una maniera differente. Non fu Pacey la causa della fine del nostro matrimonio, in ogni caso. Lui fu la conseguenza. Ma la causa, no. Quella fu la vita, immagino.>>Si interruppe, perché la voce aveva incominciato a tremargli. Lo guardai bene, di profilo, intento a dipingere, mentre continuava a lasciare che quei ricordi tornassero in vita.
<<Il sole oltre le montagne... il sole che illumina la strada. Non la sentite, la pace che si respira laggiù?>>
Pronunciò quelle parole sottovoce, senza distogliere gli occhi dal dipinto.
<<Che cosa accadde la notte dell'incendio, Walter?>>
Lui esitò.
<<Non lo so, davvero. Evelin mi aveva telefonato qualche tempo prima. Mi aveva detto che aveva paura. Che non si sentiva al sicuro. Le avevo chiesto di che cosa si trattasse e lei non era stata in grado di rispondere.>> Ryan sgranò gli occhi.
<<Che cosa? Sta dicendo che Evelin non sapeva da chi fosse minacciata?>>
<<Proprio così. Eppure era terrorizzata, davvero. Ma era la paura di qualcuno senza un volto. Senza un'identità, se capite ciò che intendo. La notte dell'incendio, avevo appuntamento con lei fuori dalla Jordan School. Mi aveva chiesto se fossi stato d'accordo ad incontrarla. Avevo accettato, ovviamente, nonostante lei fosse innamorata di un'altra persona, perché la amavo.>>
<<Come andarono le cose?>>
<<Ricordo il fuoco. Ma prima del fuoco, le grida di Evelin nel silenzio della notte. E poi, rumori violenti che provenivano da dentro. Ricordo le urla strazianti, piene di angoscia. Le urla di Evelin. Fu terrificante.>>
<<Che cosa accadde, Walter? Cerchi di essere più preciso, la prego.>>
<<E va bene. Vi racconterò ciò che successe la notte dell'incendio, ma mi farà male, e sarà difficile tornare indietro, dopo. Lo è sempre. Quella notte cambiò tutto, per tutti. Fu il diavolo a dipingerla.>> Si interruppe per un istante, chiuse gli occhi, li riaprì. Intinse la punta del pennello nel colore. <<Oh, sì. Fu il diavolo.>>
STAI LEGGENDO
La ballerina
Mystery / ThrillerEthan Welback, giovane giornalista di successo di New York, viene lasciato dalla ragazza che ama, Marianne. Deciso a riconquistare il suo cuore, abbandona il lavoro presso uno dei quotidiani più importanti della metropoli e si trasferisce a Virginia...