L'universo delle emozioni.

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L'universo delle emozioni.


(Henrik)

Entro in casa e sprofondo sul divano. Mia madre dovrebbe arrivare a momenti. Le ho mandato un messaggio, ho un disperato bisogno di lei.

Nella mia testa regna il completo caos, una delle mie certezze più grandi è appena stata demolita.

Penso che una parte di me ne fosse cosciente, ma sentirmelo dire in faccia ha reso tutto molto più reale.

"Henrik? Tesoro?"

Sento mamma entrare, una parte di me si rilassa ma le lacrime cominciano a rigarmi il viso.

"Tesoro stai bene?"

Come si siede sul divano sprofondo tra le sue braccia.

Non pensavo di avere cosi tanti dubbi nella mia testa. Non pensavo che la fine di una relazione mi destabilizzasse cosi tanto.

"Non l'amo più, mamma."

Mamma mi accarezza la testa a parla tranquillamente.

"In questo modo dovrebbe reagire lei, non tu...ma...sei sempre stato cosi fragile..."

Tiro su col naso, "non è...tanto la relazione in sé. E' solo che mi dava quel senso di sicurezza, quel senso di protezione."

"Essere single non è un dramma Henrik, anzi, ti aiuterà a capire te stesso. Avere dei momenti da solo, con la mente libera, potrebbe solo farti bene."

"Mi piace tenermi impegnato, avere tante persone attorno..."

"Lo so, ma questa abitudine devi superarla. Ci saranno spesso dei momenti in cui avrai bisogno di silenzio, sia fuori...che dentro.", mi sfiora il petto al livello del cuore.

"La solitudine, se gestita in modo corretto, fa bene quanto avere rapporti sociali stabili."

Più parla e più la mia mente naviga. Ho una raffica di immagini e suoni nella testa, c'è una confusione pazzesca.

"MAMMA NON E' SUCCESSO SOLO UNA VOLTA.", sbotto all'improvviso.

Non lo so, non lo so perché sto dicendo questa cosa. O forse si. Ripetere ad alta voce quei frammenti che navigano nella mia testa li rende reali.

Ho sempre più paura. Tremo. Mi pento di quello che ho appena detto. Sto per dare inizio ad un altro vortice.

"Che cosa...?"

Scuoto e abbasso la testa, non voglio più rispondere.

Mamma mi tira su la testa, mi guarda negli occhi, sembra che mi stia leggendo dentro.

"Lo so."

La sua affermazione, semplice e breve, mi allarma e tranquillizza allo stesso tempo. Non ho idea di che fine farà questa discussione, so solo che non servirà la mia parola, perché lei sa, e questo fa di me un libro di facile lettura per lei.

Continua, "So che...in hotel non è stata l'unica volta in cui il tuo corpo ha reagito."

La guardo. La guardo come se mi stesse raccontando una storia: LA MIA STORIA.

Quella storia che non ho mai avuto il coraggio di ascoltare ed affrontare.

Quella storia che ho sempre represso, allontanando le domande dal mio cervello e dal mio cuore.

"I sentimenti, le emozioni, sono cose che non sappiamo gestire. Vanno, fluttuano, noi possiamo o reprimerle o scegliere di viverle. Tu e Tarjei avete stabilito una relazione, un rapporto molto intimo e privato. Il vostro corpo vi parla, vi consiglia, vi lancia dei piccoli segnali e indizi. Tu hai scelto di reprimerli, ripetendo a te stesso che la situazione era pienamente sotto controllo. Adesso le tue certezze sentimentali ti sono esplose davanti al viso. Hai paura. Ma ti dirò una cosa che ho imparato col tempo Henrik: i sentimenti fanno paura. L'amore fa paura. I rapporti con gli altri fanno paura. Ma fanno parte della nostra quotidianità. E la cosa più importante di tutte è affrontarle, con i propri tempi e spazi. Ma non puoi più permetterti di lasciarle brancolare nel buio infinito."

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