La Prima.

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La Prima.


(Tarjei)

Un respiro profondo. Buio completo. Le mie dita stringono in parte i miei capelli, i palmi delle mani ben stretti alle tempie. Mi concentro sui miei respiri. Lascio i rumori fuori dalla stanza. Mi concentro su qualche nota incerta, su qualche passo figurandomelo nella testa, qualche battuta buttata nel mezzo. Un altro respiro, un altro ancora.

"QUINDICI MINUTI!", mi viene urlato da fuori la porta.

Apro gli occhi, sorprendendo il mio viso riflesso nello specchio, "Sono pronto...", sussurro più a me stesso che a qualcuno in particolare.

Ho paura? Certo che ho paura. Qui non siamo ad Oslo, non più ormai. Qui siamo a Broadway, in uno dei suoi teatri principali. Il pubblico non aspetta altro che riassaggiare il gusto di un revival. Il revival di un musical che conosce a memoria. Non possiamo permetterci di sbagliare, non possiamo permetterci di ingannare il pubblico stasera, perché lui sa, lui conosce, lui è informato. E' questo il rischio a cui andavo incontro e ne eravamo tutti consapevoli. Il revival è un rischio tanto quanto uno spettacolo nuovo. Broadway è sempre un rischio, è sempre un salto nel vuoto.

Inoltre, ad assistere, c'è anche il critico del New York Times, come da prassi. Domani mattina uscirà la sua recensione, la recensione che ci farà capire se proseguire o chiudere. La recensione che potrebbe segnarmi come un fallimento o come una star.

Una star. Non credo di voler essere definito cosi. Si, fuori dal mio camerino c'è una stella con sopra scritto il mio nome, ma la vedo ancora come un'estranea, qualcosa che non mi assomiglia per niente, qualcosa che non mi appartiene. Quasi non mandavo la mia relazione a puttane per il fatto di essere una "star". Malgrado faccia l'attore da parecchio, ancora non riesco ad abituarmi a certe cose. Non le so per niente gestire. O tutto o niente riesco a dare a chi mi supporta, e so di sbagliare con questo atteggiamento. Dovrei essere più stabile, più sicuro, meno me stesso.

La porta si spalanca dietro alle mie spalle.

"Mammina è qui!", intona Stella cantilenando.

Scorgo dallo specchio la sua figura solare, le sorrido e mi giro, "Sono...arrivati tutti?"

"Si, o meglio, i tuoi amici si, noi si, i tuoi genitori anche, e penso che Christian si sia...incollato tra la madre di Henrik e suo fratello..."

Deglutisco forte guardandola, "Ed...Henrik?"
Mi sorride, "Christian potrebbe...averlo visto arrivare, era impegnato un momento in una piccola...cosuccia, ma non tarderà."

Annuisco poco convinto, "N-non...può mancare stasera."

"Hai voluto a tutti i costi che andasse a fare quella stupida audizione."
"Penso sia un segno. Un'audizione vicinissima all'orario della mia prima. Lo prenderanno di certo. Sento che se non si fosse presentato ce ne saremmo pentiti amaramente."

"Tarjei siamo a Broadway, le audizioni cadono dal cielo come la pioggia. Siamo pieni. Se non fosse andato a quella di oggi ne avrebbe sicuramente trovata una domani."
"Penso che sia quella giusta."

"E' uno show nuovo, scritto da un tizio emergente, non è niente di che. Anche se venisse preso rischierebbe un flop enorme. Sono meglio i revival."

"Con i revival è più difficile ottenere un Tony...", dico con tono freddo.

Smette di parlare fissandomi, capisco di aver colpito nel punto sbagliato.

"Mi spiace che tu non ce l'abbia fatta...lo meritavi, davvero tanto."
Sospira e torna a sorridermi, "Sono stata nominata, è già importante quello. E comunque hai ragione, sono troppo codarda da buttarmi in show nuovi, ma dovrei iniziare a farlo. So che...Sarah ne sta iniziando a scrivere uno."
"Dici sul serio?"
"Si...beh...non è niente di ufficiale, sai? Lei vorrebbe fare questo di mestiere, ma...è una prova. Magari le riesce bene. Sarà sicuramente qualcosa a low budget e sicuramente Off Off Broadway, ma...stiamo iniziando tutti quanti a dare la disponibilità. I nostri nomi potrebbero essere importanti per lei, soprattutto perché stiamo già lavorando nel settore."
"Assolutamente si, contate su di me!"

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