Perdono.

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Perdono.


(Henrik)

Non dormivo su un letto e in posizione sdraiata da settimane.

La mia schiena e il mio intelletto si sentono rigenerati.

Malgrado il letto sia piccolo riuscire a dormire con il mio ragazzo dopo tanta sofferenza mi ha fatto rilassare tanto abbastanza da farmi sentire davvero riposato.

Dormo ad intermittenza ma in modo molto profondo. Quando mi sveglio controllo sempre lo stato di Tar. Gli sposto piano una ciocca di capelli dalla fronte per poi vederlo muoversi leggermente. Il suo movimento mi fa sorridere e rilassare in contemporanea. E' vivo, sta bene, ed è davvero qui con me.

Ci siamo addormentati intorno alle ventuno e trenta per poi esserci risvegliati alle sette e trenta, le colazioni arrivano abbastanza presto.

Malgrado il cibo dell'ospedale non sia ottimo Tarjei ha ripreso a mangiare regolarmente, anzi, è più affamato del solito e reclama la sua pizza sempre con più insistenza. Volevo provare a farne arrivare una qui ma non c'è stato verso.

In questi giorni gli stanno facendo una serie di esami e test, sembra che non abbia particolari problemi. Le micro fratture alla gamba destra e al braccio sinistro si sono sistemate in queste settimane. Ovviamente non riesce ancora a camminare da solo ma con la fisioterapia riuscirà a riprendersi senza problemi nel giro di poche settimane.

Lo guardo dal vetro mentre un fisioterapista lo aiuta a fare dei piccoli passi da solo in una sala poco distante dalla sua stanza.

I suoi genitori sono dietro di me.

"Sono passati tre giorni dal risveglio e sembra stare sempre meglio, sembra che abbia anche ripreso colore."

"E' cosi.", dico alla madre di Tar senza togliere gli occhi dal vetro, "Presto potrò anche portarlo giù a fare una piccola passeggiata intorno al parco dell'ospedale, negli altri giorni non ce lo hanno permesso."

"Era ancora sotto stretta osservazione."

"Dite che lo faranno tornare a casa presto?"

"Dicono entro martedì se va tutto bene. E a proposito di questo Henrik..."

Mi giro verso di loro, il padre di Tar annuisce piano alla moglie che lo guarda come per cercare conferma, "Ti andrebbe, prima di martedì, di venire a casa con noi? Solo per qualche ora, la stanza di Tar è un disastro e non abbiamo avuto il coraggio di toccarla in queste settimane. Magari puoi venire a darmi una mano. Le diamo un senso per quando tornerà, non vorrei vederlo inciampare nei suoi stessi vestiti."

Sorrido dolcemente alla madre di Tar, "Certamente, nessun problema."

"E un'altra cosa..."

"Qualsiasi cosa."

"Ti andrebbe di restare un po' da noi quando Tar tornerà a casa? Ovviamente sempre in base ai tuoi impegni. Crediamo che psicologicamente potrebbe fare bene un po' a tutti, a Tar in primis, ma anche a te, che hai vissuto come noi il terrore di queste settimane. La compagnia è essenziale dopo aver affrontato dei periodi cosi duri. A noi farebbe molto piacere, sei come un figlio ormai."

"Lo farò con molto piacere! Stare vicino a Tar è tutto ciò che voglio e se la mia compagnia potesse aiutare in qualche modo anche voi a riprendervi ne sarei più che felice. Aiuterebbe infatti anche me. Alla fine siete la mia seconda famiglia, vi voglio bene, sto bene con voi.", sorrido guardandoli.

Inizialmente pensavo che il padre di Tarjei non fosse entusiasta della scelta sentimentale del figlio ma è stato molto comprensivo con me in queste settimane. Aver avuto i suoi genitori con me in ospedale mi ha aiutato a mantenere un minimo di lucidità mentale, mi ha aiutato a sentirmi meno solo nel dolore. Sapevo che sarei sempre riuscito a trovare il loro supporto se ne avessi avuto il bisogno. Abbiamo instaurato un bel rapporto malgrado il periodo difficile.

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