Ritorno alla normalità.

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Ritorno alla normalità.

(Tarjei)

Io, mamma e papà stiamo radunando le mie cose.
E' martedì e mi hanno ufficialmente dimesso.
Sono le 18 e stiamo praticamente uscendo dall'ospedale con molta calma.
Riesco a camminare grazie all'aiuto di due stampelle che mi fanno da supporto. Entro una settimana dovrei riuscire a farcela anche da solo. Il fisioterapista mi ha fatto i complimenti per la ripresa. La verità è che non vedevo letteralmente l'ora di tornare alla mia vita.
Mi guardo continuamente intorno sperando di vedere il volto del mio ragazzo ma non c'è, speravo mi aspettasse almeno giù, fuori dall'ospedale, ma niente, non c'è neanche lì.
Mamma sembra accorgersi del mio disagio e del mio guardarmi intorno continuo.
"E' dovuto andare a lavorare, tesoro, Julie ha voluto vedere quasi tutto il cast. Ha detto che verrà a casa più tardi."
"Avrei voluto che ci fosse..."
"Lo so, ma non ha davvero potuto fare altrimenti, doveva essere presente sul set per entrambi, era mortificato."
Sospiro deluso ma sapendo che ha fatto la cosa più giusta, volevo solo che fosse con me, tutto qui.
Mi arrendo all'idea e cerco di godermi il mondo esterno.
Uscire dall'ospedale mi da una sensazione strana. Tutto sembra stra maledettamente bello. Eppure sono le solite strade, le solite macchine, i soliti negozi.
Eppure sembrano emanare una luce brillante. Mi gira anche un po' la testa, sono rimasto per troppo tempo chiuso tra quattro mura, oppure nei buio del mio coma. Vedere finalmente il mondo esterno e tornare a viverlo mi regala una grande gioia.
"Ho voglia di gelato!", dico ridendo seduto in auto mentre osservo una gelateria.
Mia madre è impegnata al cellulare, probabilmente sta scrivendo a tutti i parenti della mia ripresa.
Papà invece mi sorride dallo specchietto retrovisore, "Lo compreremo. Adesso ti lasciamo un attimo a casa mentre andiamo a fare un minimo di spesa."
Sorrido, "Allora non scordatevi pizza e...gelato al cioccolato, ne sento il bisogno psicofisico."
Il cibo dell'ospedale ha totalmente distrutto il mio appetito in questo ultimo periodo. Uno dei motivi per cui non vedevo l'ora di tornare a casa era appunto il ricominciare a mangiare cibi commestibili.
Torno a guardare fuori dal finestrino come se fosse la prima volta, osservando tutto con ingenuità ed innocenza.
Ci mettiamo parecchio ad arrivare a casa, eppure ero convinto che l'ospedale non distasse molto. Ho come l'impressione che mio padre stia facendo diventare la strada più lunga del necessario, forse mi legge nel pensiero e vuole farmi godere il "panorama di Oslo". Cerco di godermi la magia della mia città capendo davvero l'importanza di farne parte. Si, lo so, sono i tipici pensieri di una persona che ha avuto un periodo difficile.
Una volta arrivati sotto casa papà mi aiuta a salire, appena entrati mi costringe a dirigermi davanti alla camera, "Resta a letto finché non torniamo, neanche in bagno devi andare. Se cadi è un casino e non vogliamo che ti faccia male. Ricorda cos'ha detto il medico..."
Gli faccio il verso, "Assoluto riposo e niente movimenti bruschi, lo so."
Mi sorride, "Ci vediamo più tardi.", chiude a chiave la porta e lo sento scendere le scale.
Guardo l'orologio, le 19.30, ho una fame da lupi, spero che si muovano a fare la spesa.
Mi dirigo verso la camera. Appena entro per poco non cado all'indietro.
"Ciao piccolo!"
"Henrik?!"
Mi sorride seduto sul letto, "Scusa non volevo spaventarti.", ride dolcemente. La sua bellezza è mozzafiato, si vede che ha ricominciato a riprendersi anche lui dal dramma delle ultime settimane. Ha anche una luce nuova negli occhi, o forse, semplicemente non sono più abituato a vederlo in un contesto normale, come appunto a casa mia.
Sopra il letto c'è anche appoggiata una pizza enorme con il salame piccante.
"Doppia mozzarella?", dico in tono serio alzando un sopracciglio.
"Assolutamente."
Si, devo sposarmelo.
M'illumino sorridendo.
Mi guardo attorno, la mia stanza è stata completamente messa a nuovo. Sul muro vicino alla porta Henrik ha appeso i vari cartelloni regalatomi dai fan, quelli che dicevo sempre di dover appendere ma di cui continuavo a rimandare. Invece sopra il mio letto il muro bianco contiene ora l'intera dedica che Henrik mi fece su Instagram. Scritta in un corsivo molto elegante e composto. E non ci sono più vestiti sparsi a terra, posso camminare senza inciampare.
"Bentornato a casa!!", mi sorride venendomi incontro, "Posso darti una mano?"
Sorrido zittendolo con un leggero bacio, anzi anche due, o tre. Gli sorrido grato per la sorpresa.
"Sai che non ho bisogno di aiuto", gli dico a mezzo millimetro dalle sue labbra.
Dopodiché mi avvicino al letto, mi siedo e lascio scivolare le stampelle a terra.
Sfioro piano con il dito le parole scritte sul muro. Mi chiedo come abbia convinto i miei genitori a fare una cosa del genere.
Annuso la pizza fumante sul cartone. L'odore è inebriante, quanto mi è mancata!
Henrik mi guarda sorridendo, "Pensi di finirla tutta da solo?"
Gli sorrido, "Potrei dartene giusto una fettina!!"
Si siede accanto a me sorridendo, "Nel freezer c'è anche il gelato."
Mi volto verso di lui con uno sguardo adorante, "Scherzi?"
Si, devo assolutamente sposarlo.
Mi bacia la punta del naso, "Non scherzo. Al cioccolato!"
Senza ombra di dubbio alcuno, DEVO ASSOLUTAMENTE SPOSARE QUEST'UOMO.
"Ho dovuto fare una corsa, tua madre mi teneva aggiornato su tutti i vostri spostamenti."
"Ecco perché abbiamo fatto quel giro assurdo! Erano tuoi complici!!"
"Già, i migliori che abbia mai avuto!"
Sono felice. Avevo già notato il bellissimo rapporto che si era instaurato tra Henrik e i miei genitori ma adesso lo trovo ancora più affiatato. Almeno so, senza ombra di dubbio, che accetterebbero un possibile matrimonio!
Ci sediamo sul letto e tiriamo verso di noi le varie fette già tagliate, la doppia mozzarella filante è un qualcosa di paradisiaco anche solo da guardare, sapevo che Henrik non avrebbe sbagliato sui miei gusti riguardanti la pizza, anche perché in questi ultimi giorni non parlavo d'altro.
Henrik si sporge verso il comodino e prende il telecomando. Accende la tv posta su un mobiletto accanto alla porta.
Il logo di Netflix appare sullo schermo.
Lo sposo domani, ho deciso.
Ci sediamo entrambi appoggiati allo schienale del letto mangiando pizza, e successivamente il gelato, guardando qualche puntata di cui siamo rimasti indietro durante il periodo in ospedale.
Appoggio la testa alla sua spalla felice e sussurro finalmente il mio pensiero, "Io la sposerò Mr. Holm..."
Si volta leggermente verso di me con un sorriso meraviglioso stampato in faccia, "Sarò più che felice di accontentarla!"
Sorrido come un demente alla sua affermazione. Appoggio la testa sul suo petto mentre le sue braccia mi avvolgono e comincia a coccolarmi. L'amore che proviamo l'uno per l'altro è qualcosa di inspiegabile. Respirare il suo odore mi rende dipendente, è come una droga, non ne ho mai abbastanza. Anche il suo sudore diventa essenziale, soprattutto nei momenti intimi. Il suo semplice odore e il suo sudore si mescolano insieme e lo fanno profumare proprio di sesso. Anche la sua voce contribuisce, è la ciliegina sulla torta, facendo esplodere completamente i miei ormoni. Mi emoziona, mi fa ancora rabbrividire. Non mi abituerò mai.
Per non parlare del suo sguardo. Amo essere in compagnia, guardarlo e notare che lui mi sta già fissando, mi fa sentire terribilmente suo, intrappolato nella sua tela, non ho scampo.
Sono così felice di essere tornato a casa e di essere tra le sue braccia. Sono così felice del fatto che sia ancora qui con me nonostante tutto.
Mi sento il ragazzo più fortunato al mondo.

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