Primo appuntamento.

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Primo appuntamento.


(Henrik)

Iniziamo a camminare verso il centro che non è molto distante da casa di Tarjei.

Ogni tanto giro la testa per scorgere il suo leggero sorriso.

E' felice, anch'io lo sono, come mai in vita mia.

Le nostre mani intrecciate sono una benedizione.

Ogni tanto abbasso lo sguardo solo per poterle osservare.

Sembrano essere nate proprio per stringersi e non staccarsi più.

Sento dall'altro lato della strada una voce maschile, "Hey froci!", sento il gruppo di ragazzi attorno a lui ridere della frase.

Tarjei si irrigidisce.

Non rovineranno i momenti di paradiso con il mio ragazzo.

Non lascerò che lo facciano sentire a disagio.

Con tutta la calma del mondo allontano la mia mano dalla sua e faccio passare il mio braccio attorno alla sua spalla.

Lui si gira verso la mia mano per poterla stringere comunque ma rimane un attimo basito dal mio dito medio verso il gruppo.

"Henrik!!!", con la sua mano chiude in un pugno la mia.

"Cosa?! Siamo un paese libero no? Loro possono dire quello che pensano e pure io!"

Scoppia a ridere, "Sei incredibile! Ma sappi che non voglio casini stasera!"

"Neppure io. Non voglio che ti facciano sentire a disagio."

"Sto bene", sorride, "Sono con te."

Gli bacio la testa e lui ride dolcemente, grato del mio gesto.

Dopo una manciata dei minuti arriviamo al ristorante.

E' un luogo molto raffinato, dagli interni eleganti.

Tarjei si guarda attorno meravigliato, "Non sono...i tipici posti che frequento...", mi sussurra piano all'orecchio.

"Tranquillo", gli stringo la mano per calmarlo, per cercare di farlo sentire come a casa.

"Salve, ho prenotato a nome Holm!"

"Certo, prego!"

Il cameriere ci porta ad un tavolo leggermente appartato.

Vedo Tarjei sedersi e rilassarsi.

"Mi conosci cosi bene", sorride guardandomi.

Rido piano, "Qualsiasi cosa pur di farti star bene."

Appena mi siedo allungo il braccio sul tavolo per prendergli la mano.

Intrecciamo assieme le nostre dita.

"Mi sembra un sogno, sai?"

Sorrido e lo guardo con occhi confortanti, "E' tutto reale."

Inclina un po' la testa in modo assurdamente dolce, come fa ad essere cosi adorabile? Dio, voglio strapazzarlo tutto.

Allungo una delle mie gambe da sotto il tavolo per raggiungere una delle sue.

Ho bisogno di più contatto possibile.

Lui mi sorride apprezzando il gesto.

-

"Questo menù è scritto in arabo", dice con il suo adorabile sguardo confuso corrugando le sopracciglia.

Rido, "Tranquillo, ci penso io!"

"Ah, giusto, immagino...solo acqua.", sorrido.

"Ancora per poco, poi sarò maggiorenne."

Rido tirando la testa all'indietro e poi m'inumidisco il labbro inferiore, "Adoro la nostra leggera differenza. Mi da quell'istinto di protezione."

"Anch'io mi sento protettivo nei tuoi confronti, potrei diventare una bestia se si tratta di te!"

Rido immaginandomelo, "Non vedo l'ora di vedere questa cosa! Anche se so benissimo che sai farti rispettare, piccolo Tar."

"Smettila di dire che sono piccolo, sono alto quasi quanto te!"

Tira subito fuori le unghie, lo adoro!

Rido di gusto alla sua affermazione, "Ok, ok va bene!"

Arriva il cameriere e prende le ordinazioni.

Appena si allontana Tar si sporge un po' in avanti e alza le sopracciglia sussurrando piano, "Come sta il mio marchio?"

Sorrido mettendomi la lingua tra i denti e gli faccio l'occhiolino, "Ha bisogno di alcuni ritocchi!"

Ride mordendosi il labbro inferiore, "Sarò felice di dargli una sistemata."

"E io sarò felice di fartelo sistemare", sorrido maliziosamente.

Lui abbassa la testa chiaramente imbarazzato.

A volte non riesce a reggere i miei sguardi, e io la trovo una cosa dolcissima.

"Amh, tra poco abbiamo la convocazione per...la scena della festa. Vedremo gli altri finalmente."

Annuisco, so benissimo dove vuole arrivare, "Non dirò nulla se non vuoi. Possiamo prenderci tutto il tempo e lo spazio del mondo."

"No! Il contrario! Skam è come una famiglia, e le gioie si festeggiano in famiglia!"

"Non smetti mai di stupirmi, Tarjei!", sorrido, "Sarò più che felice di coccolarti senza problemi davanti a tutti!"

Mi sorride entusiasta.

-

Passiamo la restante serata a guardarci, a parlare di come ci immaginiamo il futuro in campo lavorativo, delle sue recite scolastiche, dei prossimi provini, dei viaggi che ci piacerebbe fare, delle città che vorremmo visitare almeno una volta.

Arriviamo davanti al portone di casa sua che siamo ancora in piena discussione prendendo le difese io di Burger King e lui di McDonald's.

"Eddai, non c'è paragone, costa anche nettamente meno e si mangia di più!"

"McDonald's pensa anche ai vegani!"

"Tutti ormai pensano anche ai vegani, Tar!! E poi a te cosa importa dei vegani??", rido facendolo appoggiare al portone.

Alza le braccia, "Mi arrendo!"

Sorride guardandomi per la prima volta dall'alto verso il basso salendo sul piccolo gradino che innalza leggermente il portone.

"Ti...va di dormire da me?"

"Così presto?", rido, "Dovremo aspettare la fine del terzo appuntamento per trovarci nello stesso letto!", scherzo.

Lui mi guarda non sapendo se ridere o meno.

"Domani vengo da te e passiamo tutta la domenica sul letto a coccolarci, te lo prometto."

Alza le spalle arrendendosi, "D'accordo!"

"Penso che però...non rispetterò la regola del secondo appuntamento. E' tutta la sera che penso alle tue labbra."

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