Non sono un prodotto del supermercato.

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Non sono un prodotto del supermercato.


La luce del telefono quasi mi acceca nel completo buio.

Sono consapevole del fatto di essere diverso da Isak, come anche Henrik da Even ma mi piace guardare quello che i fan pensano degli Evak, sembra che rendano quasi vive le mie fantasie più segrete. E' come se i fan riuscissero a mettere a fuoco alcuni dei miei sentimenti più inconfessabili.

Più apro alcune immagini più mi sento patetico.

E' già l'una e mezza e domani avrò scuola, consegneranno anche le verifiche di matematica. Sarò stato un disastro sicuramente.

Imposto il blocco al telefono e lo metto a caricare. Fisso il soffitto. Sospiro. 

"Voglio solo dormire..."

Più me lo ripeto e più non riesco ad addormentarmi.

Forse dovrei scrivergli.

...

...

No, è escluso. E' da più di un mese che non ci sentiamo. Che senso avrebbe? E poi scrivergli a quest'ora sarebbe come buttargli in faccia la verità. Chi scriverebbe ad un "collega" a quest'ora della notte? Solo David. Per mandarmi video in cui gente urla cosi da far svegliare mezza casa. Ormai aspetto il giorno dopo per aprire i suoi messaggi.

Finalmente inizio a perdere conoscenza, il sonno si sta prendendo fino all'ultima parte di me.

Penso a quel sorriso meraviglioso che mi guarda come se fossi l'unica cosa importante su questo mondo, il suo viso si distorce, cala il buio.

-

La sveglia suona.

Non voglio alzarmi, sono devastato.

La spengo, mi alzo e mi dirigo in bagno.

Mamma vedendomi in piedi ma con le sembianze di uno zombie mi chiede se è tutto ok.

Credo che lei sappia. Penso che una parte di lei abbia davvero capito.

Non mi piace etichettarmi, non sono un prodotto del supermercato. Sono una persona, una persona che si innamora di altre persone. Penso che Skam me lo abbia insegnato molto bene.

Rispondo a mia madre con un breve cenno della testa e lei mi bacia la guancia.

"Ti ho preparato il pranzo, so che odi quello della mensa."

"Grazie mamma."

Mi chiudo in bagno, mi faccio una doccia veloce, mi vesto e corro in cucina dove la mia spremuta d'arancia mi aspetta.

"Consegnano le verifiche di matematica oggi?"

Mio padre mi guarda quasi pronto ad attaccarmi.

"Già, spero nella sufficienza..."

"Tar...sai che non siamo particolarmente severi con te, il tuo rendimento scolastico è sempre stato buono, e poi sei una persona con una carriera già praticamente segnata ma siamo preoccupati, ti troviamo distratto..."

Mamma smette di lavare una tazza e mi guarda.

"Tra poco iniziano le riprese, sono solo teso, cioè, non vedo l'ora ovviamente, ma è sempre una grande responsabilità, ho un personaggio di una certa influenza e voglio rendergli giustizia il più possibile."

Non ho idea di come mi sia uscita questa frase ma i miei genitori sembrano convinti e mi congedano senza troppe storie. Esco, prendo i mezzi, mi dirigo verso scuola. Amo il fatto di avere la mia solita routine, di avere la mia normalità nonostante il successo.

-

Ora di pranzo, mi siedo al solito tavolo aspettando i miei amici. 

Sufficienza non raggiunta per un pelo. Lo confermo: questo non è proprio il mio periodo d'oro. Un esemplare di David emozionato e sorridente mi si siede accanto facendomi sobbalzare.

"Allora? Come sei messo col copione?" 

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