"Toccami..."

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"Toccami..."


(Tarjei)

La testa mi esplode. La luce è accecante oltre le finestre, deve essere molto, molto tardi e io non sono andato a lezione.

Alzo leggermente il piumone coprendomi la faccia, lo sento sfregare contro il mio corpo nudo.

Rabbrividisco appena quando provo quel leggero tocco.

Vivo leggeri momenti di silenzio per poi iniziare a gemere sempre più forte. Mi metto una mano tra i capelli tirandomeli. Dio, quanto mi piace provare questo immenso piacere. Mi lascio sfuggire degli "Oh" ricchi di eccitazione. La velocità è inaudita. I brividi salgono incontrollati, urlo forte il nome di Henrik, una, due, tre, quattro, milioni di volte mentre le lacrime ricominciano a scorrere sul mio viso.

Henrik che mi ha lasciato.

Henrik che mi ha abbandonato.

Henrik che non mi ama più.

Henrik che ormai ha abbandonato la mia vita.

Scuoto leggermente la mia mano, sporcatasi di sperma. Nello spostarla tocco qualcosa da sotto le coperte. Lo tiro fuori, "Porca troia, non ci credo..."

Quello che ho in mano è un vibratore. Enorme.

"Cazzo...no....no....", scuoto la testa e giro lo sguardo. Il mio portatile è appoggiato al letto. Lo apro. Sfioro il mouse e mi si apre davanti un porno messo in pausa. Richiudo velocemente allibito, "Cazzo...", sto cominciando a ricordare.

Mi sporgo leggermente dal letto e vedo una marea di bottiglie di birra e alcolici vari vuoti sparsi ovunque sul pavimento.

La testa mi gira da impazzire. La riappoggio sul cuscino respirando forte. Mi metto una mano sulla fronte. Spalanco gli occhi notando che ho nuovamente l'anello al dito. Probabilmente ieri sera ero cosi ubriaco da essermelo rimesso. Lo guardo con un'estrema tristezza, malinconia. Ricordo le parole che mi disse Henrik mettendomelo al dito. Tutte stronzate, tutte bugie, solo lui poteva distruggere il mio cuore in questo modo.

Con la mano libera afferro il telefono sul comodino, avrò almeno cinquanta messaggi da Jasper. Mi chiede che fine ho fatto. Uno dei suoi ultimi dice, "Ho capito, mi hai dato buca. Me la pagherai, ragazzino."

Deglutisco forte, sbuffo e fisso il soffitto. Sono così patetico. Non ci sono riuscito. Non sono riuscito a vendicarmi. Ora ricordo cosa è successo. Sono uscito, ho svuotato un mini market da tutti i suoi alcolici col mio documento falso. Entrai subito dopo in un sexy shop, giù ubriaco fradicio. Comprai quello stupido vibratore.

Lo prendo in mano guardandolo con un leggero ribrezzo, non posso credere di averlo usato davvero. Ma è chiaramente sporco di lubrificante e il mio sedere mi fa male, sono più che certo di averlo usato...e anche tanto.

Socchiudo gli occhi accettando il fatto che non riuscirò ad alzarmi oggi. La testa mi fa un male cane, ho chiaramente esagerato con l'alcool, probabilmente ho rischiato il coma etilico.

Cerco di concentrarmi sul silenzio, sento i rumori di un'attivissima New York al di fuori delle mie finestre. Dio, vorrei solo un po' di pace. Mi manca Oslo in questo momento.

Torno completamente sotto le coperte sperando di coprire ogni rumore. Ma non accade. Anzi, sento un rumore provenire dalla porta. Qualcuno la sta forzando dall'esterno. Mi alzo di scatto in posizione seduta quasi perdendo l'equilibrio, la stanza gira, sto troppo una merda.
Solo due persone hanno le chiavi: Henrik, a cui ne ho spedito un mazzo appena arrivato qui, e il signor Jefferson, il proprietario. Direi che la seconda opzione sia la più probabile. Sento la porta aprirsi, sento il rumore di un'ennesima bottiglia di vetro rotolare al piano di sotto. Urlo, "STO...STO ARRIVANDO SIGNOR JEFFERSON SONO...SONO A CASA...OGGI NON...C'ERA LEZIONE...A-ARRIVO...GIURO...mi spiace per tutto questo...CAOS, c'è...c'è...", devo inventarmi qualcosa e in fretta, "...c'è stata una festa!!". Come cazzo faccio ad alzarmi adesso? Metto i piedi sul pavimento ma perdo nuovamente l'equilibrio. Sento un profondo dolore allo stomaco. Non credo di riuscire ad arrivare al bagno. Alzo leggermente lo sguardo notando il cestino della scrivania, fortuna vuole che sia accanto al comodino stamattina. Lo afferro di corsa, inizio a vomitare l'anima.

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