Adolescente.

3K 215 122
                                    

Adolescente.



(Tarjei)

Mi risistemo per la decima volta i capelli davanti allo specchio.

All'undicesima mi chiedo esattamente a che scopo.

Mi sento una dannata ragazzina, sono patetico.

Mamma mi stringe le spalle guardandomi attraverso lo specchio.

"Uh, sei molto teso!", mi massaggia le spalle rimanendo in silenzio. Penso che si aspetti che le dica qualcosa ma non accade. Non so affrontare queste situazioni.

"A che ora ti aspetta Henrik?"
Guardo l'orologio del telefono, "esattamente tra venti minuti, giusto il tempo per arrivare a casa sua."

"Stai bene, angelo?"

"Solita ansia da prestazione...cioè, hai capito."
"Andrai alla grande come sempre, e poi Henrik è tuo amico, anche se sbagliate le battute nel privato potete farvi una risata."

Annuisco lievemente. Se solo fosse quello il vero problema.

La verità è che sto fremendo. Da quando ieri mi ha dato appuntamento per provare non faccio altro che immaginarmi nuovamente tra le sue braccia, le sue labbra perfettamente incastrate alle mie, come due pezzi di un puzzle, il suo odore che mi riempie il corpo e l'anima. Rabbrividisco.

"Mettiti un'altra felpa, tesoro. Ci manca solo che ti ammali!", vedo mamma allontanarsi e tiro un sospiro.

Avrei cosi tanto bisogno di parlare di questa cosa con qualcuno, ma chi? Sono sempre stato quello...etero, credo, per le persone che mi conoscono, che cosa vado a raccontare adesso?

Indosso la giacca e saluto i miei uscendo.

Avrei davvero bisogno di una sigaretta in questo momento. Non fumo, non ne sono molto in grado, ma forse mi calmerebbe un pochino.

Faccio respiri profondi per tutto il tragitto cercando di concentrarmi sulle piccole cose che incontro: vetrine, portoni, persone perse nei loro pensieri.

Ogni tanto mi piace far teorie sulle loro vite. Guardo il loro passo, il loro sguardo, cerco di comprendere il loro atteggiamento, divento empatico nei confronti delle loro sofferenze. Farsi i problemi degli altri è più facile, perché non sarai mai davvero tu ad affrontarli.

Mi fermo al portone che mi porterà a casa di Henrik.

Suono. Il portone si apre e salgo a passi lenti, cerco di obbligare tutte le mie parti del corpo a stare tranquille.

La porta è leggermente accostata, entro piano, "permesso?", noto delle piccole chiazza d'acqua sul pavimento. Dal bagno mi arriva la voce di Henrik che mi riempie totalmente di farfalle lo stomaco, "entra pure Tar, fa come se fossi a casa tua, arrivo!"

Queste chiazze d'acqua le avrà sicuramente lasciate lui per raggiungere il citofono.

I suoi genitori non ci sono, mi rilasso leggermente. Meno contatti sociali ci sono e meglio sto.

Mi tolgo le scarpe e mi dirigo nella camera di Henrik. Casa sua profuma di lui, ma la sua camera è una vera e propria droga per le mie narici.

Mi siedo goffamente sul letto respirando profondamente. Il suo odore cosparge completamente le mie interiora. Stranamente mi sto rilassando.

"Hey!"

Sobbalzo vedendolo entrare in stanza con solo un asciugamano legato alla vita, "scusa, ero in doccia, ho fatto tardi."
Mi alzo di scatto ma abbasso la testa, "tra...tranquillo."

Questa cosa non ci voleva proprio.

"Hey non sarai mica a disagio!", ride.

Ma che cazzo si ride? Io starei cercando di controllarmi, se non l'avesse notato!!

"Disagio? No, no, certo...certo che no.

Mi si avvicina. E' troppo, troppo vicino, "tutto ok?", la sua voce è cosi dannatamente profonda.

Mi allontano leggermente fingendo di guardare fuori dalla finestra, "certo."

Con la coda dell'occhio lo vedo contorcersi per riuscire ad indossare i boxer senza far cadere l'asciugamano e far notare parti del suo corpo che non dovrebbero essere mostrate apertamente.

Non ci sta riuscendo molto bene, e lo noto soprattutto sentendo un leggero rigonfiamento nei miei pantaloni della tuta farsi sempre più presente.

"Merda!!"

Merda, merda, perché ho detto merda?!

Lui alza la testa di colpo guardandomi interrogativo.

"Io...io credo...credo di dover andare via."
"Cosa? Ma...sei appena arrivato. E' successo qualcosa?", mi si avvicina di nuovo.

Indossa solo i boxer e la cosa non mi sta aiutando. Sto diventato sempre più rosso dalla vergogna. Assurdo. Neanche sul set ero messo cosi male. Tutta colpa dei miei sentimenti che si sono andati a mescolare con le mie piccole esigenze fisiche.

"Oh...", vedo Henrik guardare verso il basso. Si. Proprio quel basso. Si è reso conto delle cosa.

Abbasso completamente la testa e lo spingo leggermente indietro per farmi strada verso l'uscita della sua stanza, l'uscita di casa sua, l'uscita anche dalla sua vita possibilmente.

Vorrei solo sotterrarmi in questo momento, voglio sparire!

"Tar, Tar, aspetta, ti prego! Va tutto bene! Va tutto bene! Tarjei!", lo vedo rincorrermi quasi scivolando sulle chiazze d'acqua in anticamera.

Io non voglio saperne niente, non mi guardo indietro, ho anche dimenticato le scarpe ma non mi importa. Corro fissando le scale che iniziano a deformarsi a causa dei miei occhi sempre più umidi. Mi sono appena umiliato davanti a lui. Voglio solo piangere. Voglio solo chiudermi in una stanza buia e piangere. Sono patetico, innamorato e sempre più maledettamente goffo e fottuto.

#EvakDove le storie prendono vita. Scoprilo ora