Frustrazione.

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Frustrazione.


(Tarjei)

Bussano più volte alla stanza da letto, mi accorgo che non è Henrik appunto per questo particolare. Cerco di sistemare i vari fogli sparsi sul letto, ormai la camera da letto è diventata quasi uno studio, ci sto passando la maggior parte del tempo. Henrik mi cazzia perché preferirebbe che lavorassi sul tavolo, ma la verità è che sono cosi triste che stare in camera mi sembra l'unico modo per tenere il mondo lontano da me, anche se so benissimo che non è cosi.

"Avanti..."
Appare mia sorella Kamilla sorridente.

"Dimmi che hai buone notizie..."
"Avete la prova d'abito alle tre."
"OH GRAZIE A DIO!"

Si siede sul letto osservando i vari fogli sparsi, "Cosa manca alla check list? C'è qualcos'altro che posso fare per voi?"
Sospiro guardando il telefono, "Sto aspettando conferma dal luogo che vorrei affittare per il ricevimento. Gli inviti sono arrivati tutti e le conferme anche. Questo matrimonio organizzato in due settimane è un suicidio. Grazie a Dio che per il catering ci pensa la famiglia di Henrik...magari una volta confermata la location puoi venire con me ed Henrik a sistemare le decorazioni, ci saranno anche alcuni nostri amici che ci daranno una mano..."

Annuisce, "Volentieri. Però..."
"Mh?"

"Non mi piace quel visino triste..."
Abbasso lo sguardo, "Hai...novità da..."
"Stiamo facendo progressi e..."
"Lascia stare, non importa. Se abbiamo la prova d'abito alle tre devo correre a farmi una doccia."

"Tarjei..."
"No, ti prego. Ho sbagliato a chiedere, dobbiamo evitare di parlarne e basta, e poi..."
Sento delle leggere urla provenire dal giardino che ruota attorno a tutta la casa.

"Hai portato Oscar, vero?"

Lei si limita a sorridermi, "Si, e ti ha già rubato il fidanzato."

Oscar è il figlio di mia sorella, ha sei anni e corre da tutte le parti. Ha una passione spropositata per zio Henrik. Mi stupii molto questa cosa. Molto spesso tornavamo noi in Norvegia durante le feste appunto per stare con loro. Neanche varcata la soglia che gli si buttava in braccio. Anche quando non sapeva camminare richiedeva sempre la sua attenzione in qualche modo. Ora che pian piano cresce continua a non fare domande. E' diventato subito "Zio Henrik", senza nessunissimo problema. Henrik è ufficialmente entrato nella sua vita quando aveva un anno e mezzo. Vuole molto bene anche a me, siamo quegli zii che lo riempiono di regali ed attenzioni. Ma Henrik è diverso appunto perché va pazzo per i bambini, letteralmente, non capisce più niente quando li vede. Non finirebbe mai di giocare con loro, e quando vanno via si rattrista proprio come loro.

Esco dalla camera e mi dirigo in sala. Era da un po' che non lo vedevo. Mi appoggio allo stipite della finestra scorrevole aperta. Mia sorella si posiziona accanto a me.

Osserviamo Henrik nel prato che gioca col nostro nipotino. Lo fa volare, lo rincorre, si fa rincorrere a sua volta, si butta nell'erba, si pone come un suo pari.

"Sarà un ottimo padre e marito, non ho dubbi su questo, Tarjei. Mamma si sbaglia..."

Rimango in silenzio continuando ad osservare le varie risate, lasciandomi contagiare dall'allegria che emanano.

"Ne...parlate mai?"
"Di cosa?"

"Di avere dei figli."

"Ogni tanto capita. Henrik...beh, lui vorrebbe anche subito."

"E tu?"
"Non so se sono pronto a venire attaccato dalla stampa di mezzo mondo perché vorrei avere un figlio biologicamente mio o di Henrik, e venir considerato egoista perché non voglio adottarlo."

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