Risveglio.

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Risveglio.


(Tarjei)

Il buio e voci confuse.

E' questo che vedo e sento da giorni. O forse sono settimane? O mesi?

A volte alcune parole le sento più di altre. A volte riesco a percepire anche piccole frasi. Se mi concentro...interi discorsi, ma a che scopo? Non posso rispondere, non posso reagire.

Sono terrorizzato.

Voglio svegliarmi, perché non riesco a farlo?

Mi sento come paralizzato nel sonno da anni, ma oggi qualcosa sta cambiando.

Vedo finalmente un filo di luce dopo secoli che combatto.

Devo essere forte, devo riuscire a sconfiggere quest'oscurità.

Sento dolore da tutte le parti.

Mi sento come bruciare.

Più mi sveglio e più fa male.

Spalanco gli occhi di colpo respirando tantissimo e malissimo.

Ho qualcosa nella gola che mi da un fastidio tremendo.

Ho paura, cerco di guardarmi intorno ma la luce mi acceca.

Vedo i volti di mio padre e mia madre su di me. Li vedo leggermente deformati, non perfettamente messi a fuoco.

Sento il loro tono di voce altissimo.

Dicono di stare calmo, dicono di non spaventarmi, dicono che va tutto bene.

Vedo altri volti, rumori di macchinari, un casino che mi fa venir voglia di urlare, poi perdo conoscenza nuovamente.

-

Sento meno dolore.

Non so quanto tempo sia passato. Forse minuti? Ore?

Apro piano gli occhi, mi abituo piano alla luce che ora è più soffusa, penso abbiano chiuso le tapparelle.

Sto respirando per conto mio, piano.

Quello che avevo in gola mi è stato tolto. Il fastidio che provavo è sparito.

Vedo i miei genitori sorridermi e accarezzarmi.

Sorrido loro d'impulso, sono cosi felice di vederli.

Cerco di dire qualcosa ma la mia voce non esce.

La cosa inizia a spaventarmi un po', e il mio sguardo dovrebbe averlo confermato perché sento mio padre parlarmi, "E' normale, tranquillo, tornerai a parlare presto, dicono probabilmente entro stasera."

Mi sgranchisco un po' la gola e mi sento già leggermente meglio.

"Come ti senti amore?"

Annuisco piano a mia madre, alla fine penso di star benino.

Mi sento uno zombie come accade ogni volta che mi sveglio. La sensazione è familiare.

Devo un attimo riorganizzare le idee.

Mi cade lo sguardo sulla poltrona accanto a me.

Riconosco la coperta appoggiata sopra.

Spalanco gli occhi, "He...He...", con un leggero tremore alzo il braccio verso la coperta.

Mia madre l'afferra e me la passa delicatamente.

Con un movimento rapido l'avvicino al mio viso. La tengo stretta, l'annuso.

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