Primo bacio.

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Primo bacio.


(Tarjei)

Sta per succedere. Mi sudano le mani.

Mi fissa le labbra come se fossero zucchero filato.

Solo Dio sa quanto ho pezzato durante questa serata, ma adesso la mia sudorazione ha perso totalmente ogni controllo.

Ho già baciato Henrik, più e più volte, ma questa volta è diverso.

Questa volta sarà vero, reale.

I suoi magnetici occhi azzurri si soffermano sui miei.

Mi trasmette una calma assurda, ma allo stesso tempo fremo.

Scendo dal gradino del portone ma mi appoggio al vetro con la schiena.

"Henrik", sussurro piano pendendo letteralmente dalle sue labbra.

Lo vedo inumidirsi le labbra come a rallentatore.

Vedo il movimento lento e coinvolgente della sua lingua e non vedo l'ora che diventi mia.

Faccio la stessa cosa di riflesso, come se fosse il mio specchio.

Lo vedo prendermi dolcemente le guance con le mani, mi accarezza dolcemente la guancia destra col dito.

Con questo semplice gesto mi sta dicendo che va tutto bene, che lui è qui con me, e che l'agitazione è normale.

Lo faceva anche sul set.

Ma adesso la mia agitazione nasce dal fatto che non voglio rovinare questo momento perfetto.

Lui mi conosce cosi bene, lo ripeterò sempre, mi capisce al volo come nessun altro.

Percepisce il mio nervosismo, le mie ansie, non mi serve parlare con lui.

Struscia dolcemente il suo naso contro il mio.

Lascio andare un leggero respiro spezzato dall'emozione.

"Piccolo mio.", sussurra a pochi millimetri della mia bocca.

Sfiora leggermente le mie labbra con le sue.

In mezzo secondo capisco subito cosa voglia.

La mia iniziativa.

E' sempre stato lui l'iniziatore, ma vuole che lo sia io sta volta.

Mi emoziono per l'importanza che mi sta dando, per la responsabilità.

A lui non importa se fallisca nella cosa.

Lui vuole solo che io rimanga, beh, me stesso.

Storto un po' la testa per far combaciare perfettamente le nostre labbra e i nostri visi.

Lo bacio con tutta la dolcezza che io possa avere.

Trattandolo come se fosse di vetro.

Faccio entrare piano la mia lingua dentro la sua bocca.

Il calore che l'avvolge mi riempie di brividi.

Lui inizia a darsi da fare rispondendo, sento la sua lingua in continua ricerca della mia.

Sento le sue mani scendere e afferrare i miei fianchi, attirandoli ai suoi con esigenza.

Gli metto le mani tra i capelli accarezzandoli piano mentre la mia bocca non vuole saperne niente di spostarsi da lì.

Ci stacchiamo per brevissimi secondi in cui malediciamo il nostro bisogno di aria.

Le nostre labbra schioccano ogni tanto, e anche quando non c'è il più percettibile rumore sento il dolcissimo suono della nostre lingue che diventano una cosa sola, condividendo saliva che diventa come un nettare essenziale alla nostra sopravvivenza.

Il suo corpo contro il mio, la sua lingua, la sua bocca.

Questa volta sono io a divorarla più che posso.

Lo sento sorridere soddisfatto nei nostri baci.

Del fatto che io sappia farmi rispettare, che io sappia cosa voglio e come prendermelo.

Mi allontano leggermente e prendo un grande respiro abbassando la testa.

Sono cosi felice che mi sta venendo da piangere.

Lui mi guarda, sento i suoi occhi su di me.

Prende il mio mento col dito e tira su un pochino la mia testa per far si che i nostri sguardi s'incrocino.

Lascio scivolare due lacrime con la voce che trema, "Tu...sei mio. Sei mio per davvero..."

Vedo il suo viso mutare all'istante, sorride, ma i suoi occhi si abbassano, si inumidiscono.

Tira su con il naso e fa per dire qualcosa ma poi tira giù la testa scuotendola.

"Se piangi dicendomi ste cose mi ammazzi, Tar..."

Lo vedo staccarsi da me e voltarsi muovendosi sul posto.

Sorrido tra le lacrime.

Sta cercando di nascondermi la sua fragilità.

Ma io so che c'è. L'ho conosciuta molto bene.

Lo abbraccio da dietro appoggiando la testa sul suo giubbotto.

Lo sento singhiozzare.

"Hey no, no!", lo giro verso di me.

I suoi occhi azzurri si sono arrossati.

Piango di riflesso ripetendo a lui di non farlo. Cosa molto coerente, direi.

"No, no, no, ti prego", continuo a sorridere tra le nostre lacrime che si mescolano e asciugano a vicenda a causa dello strusciarsi dei nostri visi.

Lo vedo tornare a cercare la mia bocca sorridendo.

Mi bacia per tranquillizzarci. Per esorcizzare tutto il dolore del nostro ultimo periodo.

Appoggia la fronte alla mia, "E' meglio che vada, piccoletto, anche se non averti accanto stasera sarà dura."

"Puoi pur sempre restare", dico fissandogli le labbra come per convincerlo.

"No, ho bisogno di...barcollare ubriaco d'amore per Oslo e buttarmi nel letto pensandoti. Domani avrò ancora più voglia di te.", mi bacia la punta del naso.

"E poi mia madre vorrà sapere com'è andata."

"Oddio, anche la mia..."

Ridiamo con un mix di imbarazzo e felicità più totale.

"Beh, allora...buona notte."

"Buona notte, angelo."

Prima che si volti completamente dall'altra parte lo tiro dal braccio e ricollego le nostre labbra per un breve ma essenziale bacio a stampo.

Appena lo lascio andare lo vedo leggermente barcollare.

Rido come un bambino pur sapendo che sta esagerando.

Lo vedo allontanarsi fissandomi, camminando all'indietro.

"Quello è il mio ragazzo!", lo sento urlare da una certa distanza.

Mi schiaffo la mano in faccia, rosso come un peperone, ed entro nel portone di casa.

Chissà se mi ricordo come si salgono le scale...

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