Con gli occhi di una telecamera.

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Con gli occhi di una telecamera.


(Tarjei)

Vado in sala e mi siedo sul divano mettendomi le mani sulla faccia.

Le comparse mi guardano per capire se sono il protagonista della scena o se sono capitato lì per sbaglio.

Vedo Julie dirigersi verso di me, "Ragazzi potete...lasciarci soli un secondo? Grazie e scusatemi per questi contrattempi."

Il capo ha parlato e di conseguenza fanno come dice.

Mi appoggio allo schienale e volto la testa verso di lei vedendola sedersi accanto a me.

Sorride.

Sorride e basta, nel silenzio più totale.

Decido di aprire la conversazione con la prima intuizione che mi arriva.

"Da quanto lo sai...?"

Annuisce con la testa, "Dalla prima scena che abbiamo girato. C'era...una strana connessione. Una vibrazione. Eravate come in simbiosi. Sembrava che comunicaste telepaticamente. Appena vi davo un'indicazione voi la facevate vostra, immediatamente. Non c'era bisogno di rifare le scene. Però...lì mi accorsi semplicemente di una bella chimica. Che avevo trovato una coppia che avrebbe fatto il giro del mondo. Se invece ti riferisci a quando ho capito la tua cotta, ti direi dal giorno dell'audizione di Henrik. Inizialmente pensavo semplicemente che fossi entusiasta del partner. Poi durante le riprese mi resi conto che anche nei momenti di pausa tu non smettevi di togliergli gli occhi di dosso. Ovunque andasse, qualsiasi cosa facesse. Era come avere un piccolo Isak a piede libero. Pensai fosse un rischio, un rischio enorme. Ma, come sai, sei un mio collega di lavoro, non mi sarei mai permessa di dirti di chi innamorarti e chi no. Ma dentro di me temevo che...ci avresti fatto affondare tutti. Sapevo che Henrik fosse...comunque, in qualche modo, impegnato. Avevo paura che il tuo dolore ti portasse a far fallire le doti recitative e di conseguenza che non avresti dato credibilità al personaggio. Mi sbagliavo. Riuscivi ad utilizzare il set come il luogo in cui potevi esorcizzarti dalla realtà ed essere felice. Quando giravo le scene con voi...mi sembrava di vivere assieme a voi. Malgrado ci fosse stata una telecamera davanti era come se fossi un'infiltrata che osservava una normale coppia. Io, la telecamera, sembravamo delle intruse. Ma la verità è che poi voi due dimenticavate completamente la nostra esistenza. E quello era proprio ciò che volevo. Finimmo le riprese. Tornai a respirare pensando che fosse andato tutto bene. Vedevo Henrik uscire con i suoi amici eccetera. Tu non sei mai stato molto espansivo e di conseguenza pensavo che ti fosse passata la cotta o che me la fossi solo immaginata. Ma qualche settimana fa mi accorsi di avere davanti agli occhi tutte le conferme alle mie teorie. Sapevo che Henrik sbagliava apposta, sapevo che c'era qualcosa che non andava. Tu non lo guardavi, gli stavi lontano, non vedevi l'ora di allontanarti. Ma...avendo con voi solo un rapporto lavorativo non volevo intervenire, mi sembrava poco carina come cosa, non volevo farmi gli affari vostri. Quindi mi comportai come al solito facendo finta di niente, sperando che le cose si risolvessero col tempo."

Torna a sorridermi con uno sguardo furbo, "Ho notato che siete entrati mano nella mano prima."

"Cosa? Davvero?"

"Certo, mica sono cieca!"

Rido rilassandomi.

"Adesso...ho chiesto ad Henrik di parlare coi ragazzi. Lui è molto espansivo e meno impulsivo."

"Henrik è...davvero particolare. Lui è sempre pronto a mettersi in gioco, a conoscere persone, a parlare, a parlare di continuo. Io sono...più chiuso. Però quando le cose si fanno pesanti ci invertiamo completamente. Lui diventa fragile, ha la lacrima molto facile, è molto sensibile. Io invece divento una bestia, sono incontrollabile."

"Si, lo abbiamo notato. Ma è una cosa bella Tar, vi completate. Quando uno non riesce in una cosa c'è l'altro pronto a supportarlo. Non tutte le coppie hanno questa fortuna."

Sorrido, "Si, inizio a rendermene conto."

Si alza, "Sappi però che la sedia si è rotta e me la paghi. Non ti lascerò passare questa cosa."

Annuisco leggermente imbarazzato. Mi rendo conto solo adesso di ciò ho fatto.

"Mi sembra giusto!"

Mi fa l'occhiolino e si allontana.

Faccio un grande respiro e mi alzo.

"Tarjei..."

"Mh?", mi volto e vedo Marlon. Dal suo sguardo sembra che mi tema, non volevo attaccarlo in quel modo, non so che cosa mi sia preso...

"Mi dispiace tanto, davvero, scusa...io non sape-..."

"Tranquillo.", lo interrompo, "E' stato un mese complicato. Ho reagito male, non è colpa tua."

"Ascolta mi voglio far perdonare. Henrik mi ha detto che stasera hai delle prove a teatro e che mercoledì prossimo replicate lo spettacolo. Magari dopo lo spettacolo potremmo uscire tutti insieme, se ti va. Molti sono già d'accordo."

"Oh, ok, si, penso che sia...una buona idea! Va bene!"

Sorrido e gli do una pacca sulla spalla per fargli capire che va tutto bene.

"Ora...vado a cercare Julie.", ride allontanandosi.

"Non puoi neanche immaginare quanto io possa essere fiera di quanto il piccolo Isak ti abbia fatto maturare, Tarjei."

Sorrido d'impulso riconoscendo la voce.

"Grazie Iman."

Alza le sopracciglia e mi guarda, "Dovevi sentire come Henrik parlava di te di là. Sei fortunato."

Rido imbarazzato, "Perché? Che ha detto?"

"Ha fatto capire quanto tiene a te, e come è stato complesso per voi arrivare al punto in cui siete adesso. Una persona normale, esterna, come noi, non poteva davvero capire quanto sudore, lacrime e dolore c'è stato dietro ad un sorriso vero e sincero. Quindi, come ho detto anche ad Henrik, ti chiedo scusa a nome di tutti e...vi vogliamo bene, davvero."

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