Okay, niente, devo solo aggirare il tutto, passar oltre, stare attenta. Racconto tutte le cose belle e quelle che non vanno rese pubbliche me le tengo per me. Facile, no? Spero fortemente qualcuno entri dalla porta, proprio ora, Lucas o Sam, ma so che non arriverà nessuno a interromperci. La guardo, quasi ad aspettare che si apra, ma Derek inizia a parlare.
-Allora, sono nato a San Francisco, dove ho vissuto fin da bambino. Sono il secondo di tre fratelli. Quando ero piccolo mio padre era sempre in viaggio o comunque lavorava fino a tardi, mentre mia madre ha fatto l'ingegnere per un po', poi si è dedicata alla pittura. A me piaceva passare il tempo a osservarla. A sei anni ho imparato ad andare in bicicletta lanciandomi giù per una discesa. Ne sono uscito con un polso rotto, ma ho imparato. Ho sempre avuto un rapporto di odio amore con Chris, mentre io e Pam ci siamo sempre capiti bene. Alle medie ero una schiappa, sia con la scuola che con gli sport. Ero un ragazzino magrolino, basso e tutto ossa e quindi ero spesso preso in giro dai miei compagni. L'unico mio amico era Lucas, che praticamente divideva la culla con me. Durante l'estate prima del liceo sono cresciuto molto e mi sono allenato nel football con un amico di mio padre, diventando un po' più robusto. Bello lo sono sempre stato, ovviamente, i geni non si possono cambiare.- Ammicca mentre parla e io scuoto la testa. Sempre il solito. -Da lì sono riuscito a entrare nella squadra del liceo e a farmi degli altri amici, sempre se amici possiamo chiamarli visto che erano gli stessi che l'anno precedente mi ignoravano. Comunque con le vittorie sono arrivate anche le ragazze, anche se non ho mai avuto una storia seria, o meglio, ne ho avuta una, ma non sono stato il fidanzato ideale.-
-Perché?- Gli chiedo immediatamente, stroncando sul nascere una nuova frase.
-Perché cosa?-
-Perché non sei stato il fidanzato ideale?- Voglio sapere a cosa vado incontro, voglio sapere come si è comportato con le donne della sua vita. Non so, forse sento anche una punta di qualcosa... Gelosia? Questo fastidio che provo sotto lo stomaco, è gelosia, giusto? Per cosa? Insomma, sì, pensavo non avesse mai avuto una ragazza, ma questo fastidio è insensato: prima di tutto perché non stiamo insieme, secondo perché tanto è una sua ex, terzo perché comunque ha detto che non si è comportato bene. Mi sto rincoglionendo. Lui si sistema sul divano, muovendosi ma senza spostarsi veramente, e poi distoglie lo sguardo dal mio, per farcelo tornare poco dopo. Direi che non ha fatto niente di buono con quella ragazza e che la mia domanda lo ha colto di sorpresa, forse infastidendolo, eppure non riesco a pensar male di lui ora come ora. Sarà colpa dei suoi occhi, ora un po' più tristi, del suo sorriso, ora trasformatosi in una mezza smorfia, della sua espressione, ora meno felice e un po' più malinconica.
-L'ho tradita. Troppe volte.- Mi risponde infine, guardandomi dritta negli occhi. Io non provo nulla. –Non ne vado fiero e quella è una parte della mia adolescenza che vorrei cancellare, ma non si può. L'ho tradita perché ero stupido, perché le ho chiesto di metterci insieme per moda, senza sapere cosa volesse davvero dire avere una ragazza e avere delle responsabilità nei suoi confronti. Io volevo essere libero, non l'amavo e non credevo nell'amore. Ma ora è diverso Isabelle.-
-Cosa è diverso?-
-Tutto. Io sono diverso. Ora credo nell'amore, so cosa vuol dire amare. Dio mi maledica perché lo sto dicendo, ma questo programma mi ha davvero fatto capire cosa vuol dire conoscere una persona e affezionarsi, iniziare a provare qualcosa di vero. Iniziare a volere qualcosa di più. Non è più solo una sfida, ora è in gioco la mia vita, la mia felicità. So di aver sbagliato in passato e che ora potrebbe sembrar strano che io sia serio, ma fidati, ora è tutto diverso.- La sua mano si alza vero il mio viso, le sue dita morbide mi sfiorano la guancia, per poi sistemarmi i capelli dietro l'orecchio, i suoi occhi mi sembrano sinceri, così come lo sembravano poco fa, quando si sono scostati dai miei con fare pentito e triste. Io gli credo. Potrò anche sbagliarmi, ma gli credo. Nella mia mente nasce spontanea una frase: ti amo. Le due parole stanno per raggiungere la mia bocca, quando mi riprendo, distolgo lo sguardo dai suoi occhi ardenti e torno allo schermo del cellulare.
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