Capitolo 23

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02 Dicembre

ISABELLE

Ripongo il piatto vuoto nel lavandino e ritiro l'acqua nel frigorifero. Per fortuna ho fatto solo un paio di pugnetti di pastina, altrimenti a quest'ora starei vomitando tutto nel gabinetto. Brooke mi ha chiamata un'oretta fa per dirmi che non sarebbero tornati e dopo una bella giornata in solitudine, ho anche dovuto cenare, e si fa per dire, da sola e probabilmente ora andrò a letto e lascerò andare a casa il povero Eugene in modo che possa tornare dalla sua famiglia per un'ora decente. Tanto finché sto qui, sola o con loro, non farò altro che continuare a rimuginare e deprimermi pensando all'ennesimo messaggio arrivato oggi. Se solo non avessi il cervello in pappa, se solo avessi letto il nome del mittente prima di aprirlo allora ora penserei di meno a tutto questo, ma no, non è andata così. Ho sbloccato lo schermo, ho aperto il messaggio e ho letto l'unica frase da maniaco che c'era scritta.

Farfallina, oggi non ti ho vista in studio.

Una sola frase. Otto parole. Trentaquattro lettere che mi hanno messo la pelle d'oca. E più ci penso più non sento altro che brividi che mi percorrono la schiena, che mi arrivano ovunque e mi torturano, come se volessero ricordarmi quanto sono debole e fragile. Non sono una ragazza forte, ho paura, più di quanto voglia ammettere a me stessa. Ho gli incubi di notte e i ricordi di giorno, a perseguitarmi come fantasmi venuti dal passato per non farmi mai dimenticare. Avvolta nella mia coperta di pile a scacchi rossi, striscio i piedi fino alla finestra, dove una forte pioggia improvvisa ha iniziato a cadere pochi minuti fa. Non durerà molto, eppure mi rasserena sapere che anche lì fuori il tempo è grigio, come il mio umore. Qui, in California, dove il cielo è sempre azzurro e la notte stellata, piove. Quasi mi viene da sorridere. All'improvviso, però, sento dei colpi, qualcuno che bussa alla porta. Il mio sorriso svanisce e un altro brivido mi percorre tutto il corpo.

Farfallina, oggi non ti ho vista in studio. La frase riecheggia nella mia testa.


DEREK

Busso alla porta e aspetto che lei mi apra. Non so come potrà reagire al mio arrivo. Ho fatto avvisare Brooke dalla redazione e spero non ci sia in casa nessuno perché questa sera deve essere solo nostra. "Nostra" perché mi devo scusare per non aver chiamato prima, "nostra" perché devo controllare che lei stia bene e "nostra" perché ho davvero bisogno di stare un po' con Isabelle e basta. Mi viene da ridere: sono qui, grondante d'acqua, davanti a una porta che non si sta aprendo, con in mano un sacchetto del supermercato mezzo rotto e probabilmente una faccia da scemo. Aspetto, forse solo un paio di minuti, ma mi sembrano un'eternità. Mi tiro più in giù la maglia bagnata e aderente e mi passo la mano libera tra i capelli. Prima indietro, poi avanti, poi ancora indietro. Sono pronto a girare sui tacchi rassegnato quando invece la porta si apre e sulla soglia appare lei, in tutta la sua semplicità. Isabelle è totalmente avvolta in una coperta a scacchi che la ricopre fin sotto il naso, i suoi capelli sono raccolti in un cipollotto scompigliato e instabile e il suo viso è bianco e malaticcio. Eppure i suoi occhi sono magnetici come sempre.

-Che ci fai qui?- È solo un soffio. Non è triste, non è felice, è solo, semplicemente, stupefatta. Io però non trovo il tempo di risponderle perché non riesco a trattenere oltre tutta la preoccupazione, l'ansia, il nervoso, la rabbia, l'eccitazione e il rimorso che mi hanno sovraccaricato in questi giorni. D'impeto faccio un passo avanti e la avvolgo in un abbraccio. Uno stretto, caloroso e intimo abbraccio che la riveste completamente. È calda sotto le mie braccia, bollenti le sue mani sul mio petto. C'è un momento di stallo, un momento in cui tutto sembra fermarsi ed immagino lei non sappia che fare, ma è solo un momento, perché d'improvviso mi coglie di sorpresa avvicinando tra loro le braccia, stringendo la mia maglia fino a farmi sentire le unghie attraverso il tessuto, sulla pelle, come se volesse entrarmi dentro. Non so se sono più stupito, sollevato o felice. Mi aspettavo mi cacciasse per non essermi fatto sentire, mi urlasse dietro che mi sono dimostrato proprio ciò che lei pensava io sia, ma niente. Sento come un masso levarmisi dal cuore e in tutta risposta rinvigorisco la stretta e le passo una mano tra i setosi e aggrovigliati capelli biondi. È in questo momento che lei viene scossa da un singhiozzo. Inizia così, come un fremito, che si trasforma in un mugolio e poi il suo torace inizia ad alzarsi e ad abbassarsi in modo violento e irregolare. Al solo sentirla così quel masso che mi ero tolto la cuore, precipita in caduta libera. Lei mi stringe ancora di più a sé e mi avvolge le braccia intorno alla vita, diminuendo la distanza tra noi. Non so per quale strano motivo si stia sfogando così, con me ed ora, e non so cosa sia giusto fare, ma la terrò stretta finché non sarà lei a mandarmi via a calci e a insultarmi, come è tipico di Belle.

E se non volessi innamorarmi di te? || 1# Fairy-Tale Love Serie [da revisionare]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora