"Isabelle"
Saltai dal letto, quando la voce di Angie, mi richiamò con tono per nulla tranquillo.
" che succede?" Domandai, mantenendo il segno della pagina del libro che stavo leggendo con un dito.
"Non immagini cosa ho appena visto?"
"Beh dimmelo" ridacchiai, ma smisi di farlo, quando notai la sua espressione seria come mai prima d'ora.
"Riguarda Harry" il sol sentire il suo nome, mi fece drizzare la schiena, scendendo dal letto per avvicinarmi a lei.
"Gli è successo qualcosa?"ero preoccupata, stranamente troppo preoccupata.
"Oltre qualche nocca sanguinante, nulla di grave" agitò le mani, come se quello che avesse appena detto, fosse realmente nulla di grave per me.
"Cosa? Ma quando è..."
"Lascia perdere questo, devo dirti il perché" mi interruppe, con un sorrisetto furbo.
" mi stai realmente confondendo" sbuffai, portandomi le mani fra i capelli.
Per un sol pomeriggio in cui avevo deciso di riposarmi, ecco che qualche altro problema sbucava dal nulla.
" il maresciallo Smith vi ha separato" bisbigliò con tono basso.
"Ci ha separato?" Continuavo a non capirci nulla.
" non avrete più nessun turno insieme ed Harry, dove essere uscito dal suo ufficio, ha preso a pugni la bacheca con gli avvisi"
"Che cosa?" Urlai, strabuzzando gli occhi.
" già, l'ho sentito parlare con Niall dopo qualche minuto ed è stato proprio Smith a decidere questo, è convinto che abbiate una qualche relazione segreta"
"Ma che diavolo va a pensare..."
"Non trovi che la reazione di Harry sia stata...oddio sono emozionata per te, non so neppure io come definirla"
"Magari era arrabbiato per altro, per le provocazioni di Smith..."
"Isa ma perché ti butti così giù?" Sorrise teneramente, posando una mano sulla mia spalla "magari è davvero infastidito perché deve starti lontano"
"Non voglio illudermi" sospirai, abbassando lo sguardo.
"Isa"mi richiamò "ma a te lui piace?"
Bella domanda, pensai fra me e me.
Mi piaceva?
Sicuramente era bello, sicuramente stavo bene con lui quando, quelle rare volte, scherzava con me, ma piacermi?
Avevo paura a pormi quella domanda.
"Io...io non lo so" sbuffai "so che.... Insomma non mi è indifferente, ma da qui a piac.."
"Ti piace" affermò decisa, spingendomi giocosamente "Isa sei giovane, goditi la vita, prendi le cose per come vengono, smettila di pensare alle conseguenze, ci sarà tempo per quelle, ma oggi non è quel tempo" sorrise.
"Cosa dovrei fare?" Rilasciai un lungo respiro.
Per la prima volta, ero contenta di poter chiedere consiglio ad un'amica, né capì la necessità ed ero davvero felice di averne una come Angie.
"Va da lui" mi incoraggiò, spingendomi "ma prima datti una spazzolata ai capelli, sembri una pazza" ridacchiò.
****
Girovagai per tutto il campo, ma non riuscivo a trovarlo da nessuna parte.
Domani sarebbe andato da solo, per la prima volta senza di me, fuori il paese; e questo mi provocò un buco al petto enorme.
Ero quasi arrivata al punto di arrendermi, quando i suoi ricci, smossi dal vento, colpirono la mia attenzione.
Era seduto, ai piedi di un albero, intento a fumarsi una sigaretta, Dio se era sexy.
Mi avvicinai, cercando di fare meno rumore possibile, sedendomi al suo fianco.
Continuò a guardare avanti a se, aspirando un altro po' di fumo.
"Ciao" sussurrai, poggiando meglio la schiena al tronco alle nostre spalle.
"Che ci fai qui?" Domandò, guardandomi di sottecchi, riportando poi l' attenzione su un laccio dei suoi anfibi.
"Volevo parlati" in realtà, non sapevo davvero cosa avrei voluto dirgli e come dirglielo, ma era pur sempre un modo per cominciare una conversazione.
"Di cosa?" Il suo tono annoiato, mi scoraggiò, facendomi pentire di averlo cercato per più di un'ora.
Angie, si era sbagliata, non potevo interessare ad un ragazzo che, a tratti, continuava a comportarsi in quel modo con me.
"Smith ha cambiato i turni a causa mia?" La mia, nonostante suonasse come una domanda, non lo era affatto, ma volevo conoscere la verità anche dalla sua bocca.
Infondo, tutto quello riguardava solo noi due, anche se alla fine, erano stati sconvolti un po' gli equilibri di tutti, ma continuai a pensare che solo noi due ne sentissimo il peso.
"Chi ti ha detto questa cazzata?" Si accigliò, guardandomi.
"Io..non lo so, pensavo che lui fosse arrabbiato perché mi hai aiu..."
"Ti ho già detto una volta di non immischiarti in queste cose" sputò, afferrando un'altra sigaretta dal suo taschino.
"Scusami" mormorai, cercando di mascherare la mia delusione per i suoi toni "ho sbagliato a venire" mi affrettai ad alzarmi, con tutte le intenzioni di andarmene, era uno stronzo e io solo una stupida.
"aspetta"
"Cosa?" Mi voltai, trucidandolo con lo sguardo, stavolta non mi sarei fatta incantare dalle sue parole.
"È così" sospirò "è stato Smith, crede che fra noi due ci sia qualcosa" gesticolò nervosamente.
"È così...."
"Un bastardo" completò, togliendomi le parole di bocca "non volevo causarti problemi" aggiunse, alzandosi per poi avanzare verso di me.
"Non è colpa tua, anzi dovrei ringraziati per...insomma mi sei stato vicino in quel momento di crisi" sorrisi in imbarazzo per essere scoppiata a piangere davanti a lui in quel modo.
"Capita a tutti di crollare" il suo sguardo era come perso nel vuoto e avrei fatto di tutto pur di capire cosa si nascondesse dietro quegli occhi tanto belli, quanto tristi.
"Si, spero di riuscirmi a controllare in futuro, il mio lavoro non prevede quel genere di emozioni" sospirai, richiamando con quelle parole, i suoi occhi nei miei.
"Già, neppure il mio" la fermezza nella sua voce, mi provocò una strana sensazione alla bocca dello stomaco.
"Capisco" risposi semplicemente, evitando così di far trasparire cose che era meglio tenere per me "allora, io...ci vediamo"
"Ciao Isabelle"
****
Avrei potuto dormire per tutto il giorno, ma mi risultava alquanto impossibile quando qualcuno, quel qualcuno, quella mattina sarebbe andato via, lontano da me.
Indossai una tuta, raggiungendo la mensa, sapevo che lui non ci sarebbe stato, non lo faceva mai quando usciva in città.
Ma per arrivare lì, sarei comunque passata dove eravamo soliti radunarci prima di partire.
Mi affrettai, quando notai dal mio orologio al polso, che mancavano pochi minuti, avrei voluto vederlo, anche solo per un secondo.
Fu solo un attimo, il portone principale si chiuse, lasciandomi intravedere solo il retro di quel furgone, che cominciai seriamente ad odiare.
Sbuffai, sedendomi su di un muretto, non avevo più neppure voglia di mangiare, mi sentivo in gabbia, avrei sfondato quel dannato cancello blindato pur di trovarmi ovunque stessero andando con lui e tutti questi pensieri mi destabilizzavano, mi preoccupavano troppo.
Era strano come, in così poco tempo, mi sentissi legata ad Harry, erano più le volte che passavamo a battibeccare che quelle in cui parlavamo con tranquillità.
Ma io preferivo anche litigarci pur di stargli vicino.
Il giorno seguente, sarebbe toccato a me, uscire lì fuori, senza di lui e nonostante la presenza del mio amico Niall, mi sentivo ugualmente sola.
Non potevo e non volevo lasciarmi sopraffare da quelle sensazioni, ero partita per l'Afganistan con lo scopo di aiutare il prossimo e non di certo per piagnucolare come una bambina, quando le toglievano il suo compagno di banco preferito.
Passò mezz'ora da quel momento e io, ero ancora seduta lì a fissare un portone che per le prossime cinque ore, non si sarebbe mai aperto.
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Mission of love [H.S.]
FanfictionQuando hai sempre lottato per realizzare i tuoi sogni, ma una volta raggiunti ti accorgi di volere di più, cosa fai? "sei consapevole che salendo su quell'aereo, la tua vita verrà completamente stravolta?" "è quello che voglio" Dal capitolo 1 "Isabe...