Capitolo 20

13.2K 440 128
                                    

Non potevo vedermi, ma ero più che sicura che la mia bocca avesse quasi toccato terra per lo stupore.
"Hey ciao" sussurrai, cercando di controllare il colorito delle mie guance.
"Ciao Isabelle, come stai?" La sua voce così allegra, mi fece sorridere, era sempre così lui, sempre di buon umore, non aveva mai un diavolo per capello e se qualcosa non era andata bene, cercava sempre di non riversare sugli altri i suoi problemi, era da apprezzare e io lo facevo davvero.
"Un po' stanca, ma tutto bene tu invece?" Replicai la sua stessa domanda, prendendo a dondolare sui miei talloni, per la prima volta ero imbarazzata dalla sua vicinanza e non era affatto una cosa spiacevole, ma questo ovviamente non voleva dire nulla di più di quello che era.
"Benone" alzó gli angoli delle sue labbra all'insù, mettendo in mostra la sua schiera di denti bianchissimi e perfetti, era un bel ragazzo, nulla da dire e sopratutto aveva un carattere davvero, oserei dire, semplice da comprendere.
Tutto avveniva alla luce del solo con lui, nessun strano mistero che lo perseguitasse o almeno così sembrava a primo impatto.
"Questi sono per te" aggiunse, avanzando di qualche passo, trovandosi così ad una distanza davvero minima da me.
"Per me?" Domandai incredula, l'avevo pensato, ma ora che aveva chiaramente detto che fosse così, ne rimasi molto colpita.
"Ti avevo detto che non mi sarei arreso" e in quel momento il mio cuore si sciolse, si sciolse per la bontà e la determinazione di quel ragazzo, lui sì che aveva le idee chiare, lui sì che sapeva cosa voleva, andava lì e se lo prendeva, senza farsi scoraggiare da nulla.
"Grazie Liam" ero commossa "sono davvero bellissime"
"Mi fa piacere che ti piacciono, purtroppo sono riuscito a raccogliere solo queste giù al campo ..." Non c'era bisogno che aggiungesse altro, erano davvero le più belle rose che avessi mai visto, gli gettai le braccia al collo e lui, preso dalla sprovvista, barcollò qualche passo all'indietro, per poi sorridere contro il mio collo e ricambiare la stretta.
"Grazie davvero" mormorai con le lacrime agli occhi, perché nonostante tutto, nonostante la sua dolcezza, in quel momento io stavo pensando ad Harry e questo mi fece sentire talmente in colpa, da rischiare di scoppiare a piangere davanti a lui, come la più stupida delle bambine.
"Non è nulla" sorrise, quando sciolse l'abbraccio "lo avrei fatto prima, se solo avessi saputo che ti sarebbe piaciuto così tanto"
"Vale molto più di quanto tu possa immaginare" e su questo ero sincera, nonostante capì che la mia mente, era indirizzata ad altro, quel gesto mi aveva davvero colpita e maledì me stessa per star donando il mio cuore e le mie complete attenzioni ad una persona che non sapeva davvero se mi volesse o meno.
Ma se lui voleva giocare a perdermi, avrebbe vinto.
Non volevo usare Liam per fargli aprire gli occhi, ma doveva capire che non era l'unico uomo sulla faccia della terra e che non lo avrei aspettato per sempre.
"Farei questo ed altro per te" bisbigliò sul mio viso, non smettendo mai di immergere i suoi occhi nei miei.
"Ehm, sei gentile" mormorai distogliendo io lo sguardo, non ero affatto abituata a tutta questa vicinanza con lui.
"Lo meriti, ora io devo andare, a presto" mi lasciò un bacio sulla guancia, correndo in direzione dei garage.
Rimasi a fissare la sua ombra man mano farsi sempre più piccola, fino a scomparire del tutto.

Quella mattinata, la mia testa era da tutt'altra parte, i miei pensieri cominciarono a vorticare e ad elaborare teorie non sempre piacevoli.
Liam, in qualche modo ne aveva fatto parte, avevo conservato con cura le rose che mi aveva regalato nella mia camera e sicuramente quando anche Angie e Clarissa le avrebbero notate, avrebbero dato vita ad un vero e proprio interrogatorio.
Tuttavia, una buona percentuale dei miei pensieri, era occupata da un riccio antipatico, che fra non molto sarebbe tornato.
Quella sera, avevamo una sorta di appuntamento, se era possibile definirlo così, amavo le sorprese, ma dopo il modo in cui ci eravamo lasciati la mattina, non sapevo se esserne proprio entusiasta, come non sapevo se lui avesse mantenuto questo impegno.
Era così irascibile, mi faceva sentire così insicura nei suoi riguardi, alle volte mi creavo degli stupidi complessi anche nel modo di parlargli e questo non andava bene, non andava affatto bene, quando invece lui non si creava il minimo scrupolo con parole e gesti; forse in questo avrei dovuto prendere esempio da lui.
La vecchia Isabelle doveva tornare, mi ero troppo ammorbidita per quattro belle parole messe insieme, ma che poi si dimostravano spesso l'opposto di quello che in apparenza sembravano.

Mission of love [H.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora