Capitolo 30

13.8K 449 60
                                    

Girai per tutto il campo in cerca di Harry, presa dai nostri baci non capì neppure cosa avrebbe dovuto fare quella giornata, ma avevo la massima urgenza di vederlo, frà poche ore sarei andata via e non potevo farlo senza almeno averglielo detto di persona.
Andai perfino in palestra, ma era come scomparso, mi mancava solo di controllare i garage, ma sarei dovuta tornare dall'altro lato del campo, così, ricordai di avere il suo numero di telefono e che avrei potuto tranquillamente risparmiarmi il giro turistico che andava avanti da quasi un'ora.
Temevo la sua reazione, temevo che ancora una volta potesse mettersi nei guai a causa mia, ma non aveva senso nasconderglielo, non volevo.
Portai il cellulare all'orecchio, aspettando che rispondesse.
All'ennesimo squillo, ero tentata di attaccare, quando la sua voce, così sexy e greve, suonò attraverso il mio telefono.
"Ti manco già?" Avrei giurato che un sorriso beffardo era presente sul suo volto e quasi mi sentì in colpa per la notizia che gli stavo per dare.
"Harry dove sei?" Il mio tono triste, lo fece preoccupare.
"Che succede Isabelle?" Domandò prontamente e sentì come se ovunque si trovasse, si stesse muovendo in modo frenetico "stai bene?"
"S-si" balbettai "devo parlarti, é urgente, non volevo disturbarti sul lavoro"
"Non mi disturbi, dove sei?" Chiese e il rumore di una porta sbattere fece da sottofondo.
"Sto andando all'albero"
"Arrivo" e con questo riattaccò.
Mi fermai lì sotto, sedendomi, oramai quello era diventato un po il nostro luogo segreto, un luogo dove riuscivamo ad aprirci e ad essere noi stessi.
Presi a giocare con i lacci delle mie scarpe, sperando di stemperare le tensione che mi stava attanagliando lo stomaco, ma quando lo vidi arrivare a passo svelto nella mia direzione, questa non fece che aumentare.
Tutto quello che stavamo cercando di costruire, lo vedevo distruggersi davanti ai miei occhi, ad ogni passo che faceva.
Per me sarebbe stato impossibile non vederlo ogni giorno e avevo una fottuta paura che lui potesse dimenticarmi.
Avevo voglia di piangere, di urlare, ma non potevo farlo, dovevo essere forte, ancora una volta, ma mi risultava impossibile quando quegli occhi, i più belli che avessi mai visto in vita mia, ora mi guardavano con molta più angoscia di quanto potessi pensare.
"Che succede?" Si inginocchiò dinanzi a me, posando le mani sulle mie ginocchia.
"Smith mi ha convocato nel suo ufficio.." Sospirai, non avendo il coraggio di continuare.
"E...?"
"Entro stasera dovrò trasferirmi nel reggimento inglese" dissi d'un fiato, chiudendo gli occhi, mi avrebbe fatto troppo male vedere i suoi.
"Che cosa?" Urlò così forte, da farmi tremare ma non di paura, almeno non per lui.
"Voleva rispedirmi a Boston e ho scelto questo" mormorai, facendo un cenno col capo nella direzione che avrei dovuto prendere fra non molte ore.
"Figlio di puttana, io lo ammazzo" urlò ancora, alzandosi ed era chiaro dove stesse andando.
" aspetta Harry non farlo" lo rincorsi, afferrandolo per un braccio "mi ha fatto capire che se facciamo qualcosa, convocherà i suoi superiore e che loro sicuramente approveranno la sua decisione" sussurrai, guardando in basso "non possiamo fare nulla"
"No" scosse il capo energicamente "io non mi arrendo, non gli permetterò di portarti via da me" digrignò fra i denti.
"Harry" afferrai il suo viso con le mani, mettendomi sulle punte per arrivare alla sua altezza "non può separarci, può fare quello che vuole, ma io non rinuncerò mai a te" feci scontrare i nostri nasi.
"Ho bisogno di averti vicino" le sue palpebre si socchiusero, tremando appena "non voglio che tu vada lì, fra quei..." Scosse il capo "ho-ho....io non voglio perderti di vista neppure un secondo e l'idea che non ti vedrò ogni fottuto giorno... Dio potrei impazzire" le sue mani mi attirarono a se, così forte da farmi perdere un battito.
Nascosi il viso nell'incavo del suo collo ed a quel punto fra le sue braccia, riuscì finalmente a liberarmi di tutta quell'ansia che mi portavo dietro da ore.
"Non piangere" sussurrò, lasciandomi un bacio sulla guancia "ti giuro che risolverò tutto scimmietta"
"Ho paura" sbuffai fra le lacrime, avrei tanto voluto dire ad Harry cosa conoscevo sulla vita di Smith, ma non volevo tradire la fiducia di Olga.
"Ci penso io a te" portò il mio viso davanti al suo "ti farò ritornare qui" asserì prontamente.
"Ho una paura più grande" ammisi, asciugandomi una lacrima con il dorso della mano.
"Quale?" Sussurrò teneramente, senza mai smettere di sfiorarmi il  viso e a me bastò quello, bastarono quelle piccole attenzioni per non vergognarmi e per trovare il coraggio di dirgli ciò che stavo per dirgli.
"Che tu mi dimentichi"
"Neppure fra mille anni Isabelle"
I suoi occhi incrociarono i miei ed ero sicura che solo attraverso quelli, noi già stessimo facendo l'amore.
"Promettimelo, promettimi che non ti tirerai indietro, che non rinuncerai mai a me"
"Te lo giuro, stavolta te lo giuro davvero" disse, posando le sue labbra sulle mie "non voglio perderti" continuammo a baciarci, come se quella fosse davvero l'ultima volta, ma io sapevo che in un modo o in un altro c'è l'avremmo fatta.
Di qualsiasi cosa fossero fatti i suoi incubi e le sue paure, ero disposta a condividerne il peso e questa volta sentivo che lui avrebbe accettato.
"Non mi perderai mai" ansimai fra i baci, quando con le sue mani, strinsero con forza i miei fianchi, come a rivendicarne il possesso, ma io ero già sua, già dalla prima volta in cui mi aveva vista in quell'ufficio.
I suoi occhi, i suoi modi sfrontati, talvolta prepotenti mi avevano incatenata a lui fin dall'inizio e non avevo alcuna intenzione di liberarmi dalla più bella delle prigioni: le sue braccia.
"Sei solo mia" le sue labbra scesero lungo la mia mascella, soffermandosi su un punto preciso del mio collo e prendendo a succhiarlo e morderlo con voracità.
"Harry" gemetti vergognosamente, quando la sua mano, scese lenta lungo la mia coscia, ora scoperta, a causa dei movimenti dei nostri corpi.
"Devono saperlo" quasi ringhió "quei figli di puttana devono saperlo che sei mia, solo mia" lasciò un ultimo bacio sul suo marchio, ma non mi diede fastidio, mi piaceva, mi piaceva sapere che mi considerasse sua in modo quasi maniacale.
"E tu?" Domandai in un sussurro "sei mio?"
"Hai ogni parte di me" sorrise "che mi stai facendo piccola streghetta?"
"Nulla di male" sorrisi di rimando, circondando il suo busto con le mie braccia "voglio solo renderti felice"
"Sei stupenda" sussurrò, facendomi indietreggiare fino all'albero "voglio dormire con te stanotte e anche domani e... E ogni fottuta notte"
"Anch'io, mi mancherai" lo strinsi più forte.
"Ci vedremo ogni giorno" bisbigliò, guardandosi in torno "sempre qui"
"Va bene" sorrisi, accoccolandomi al suo petto.
Mi baciò fra i capelli e fra le tante parole dolci e rassicurazioni che continuò a pronunciare, fui sicura di sentirgli dire un ti voglio davvero.

Mission of love [H.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora