Harry's pov
La musica continuava a scorrere attraverso quel filo che ci univa ed ero così preso da quel fiume di parole che lei era solita ascoltare, da non rendermi neppure conto che si fosse addormentata sulla mia spalla.
Erano le due di notte, ma nonostante questo non ero stanco, ero più sveglio che mai.
Afferrai la sua testa con una mano in modo che non cadesse, avrei voluto dormire con lei, restare lì con lei, ma sapevo che sarebbe stato peggio per entrambi.
Avrei illuso me ed anche lei e questa era l'ultima cosa di cui avevamo bisogno.
Era bello sognare e far finta che il mondo lì fuori non esistesse, ma questa era una cosa che non poteva durare per sempre, non per uno come me, che aveva sempre razionalizzato ogni sua scelta, tranne quelle meno importanti, come le ragazze.
Le ragazze, già per me avevano sempre rappresentato un passatempo, fin da quando ero un ragazzino e questo non era mai cambiato fino a qualche mese fa, quando una ragazzina impertinente aveva incrociato il mio cammino, mettendo a repentaglio tutto ciò in cui avevo sempre creduto, anzi non creduto.
Perché per me, l'amore, la donna della propria vita non esitavano, erano tutte cazzate, nessuno poteva legarsi ad un altro per tutta la vita, neppure un amico e la sua morte, mi convinse ancor di più di aver ragione.
Ma con lei, Dio, con lei, non riuscivo a ragionare così, alle volte neppure lo facevo, commettendo dei grandi errori che inevitabilmente la facevano soffrire.
Fra le mie braccia, in quel momento, mi sembrava così debole ed indifesa, quando in realtà, ammisi a me stesso, che il più debole fra i due, fossi proprio io, io che non riuscivo ad essere felice, io che non volevo neppure esserlo, perché sapevo che infondo non lo meritavo neppure, così come non meritavo i cui occhioni azzurri sempre dinanzi ai miei.
Mai nessuna mi aveva parlato in quel modo, mai nessuna mi aveva guardato in quel modo, come mai nessuno mi aveva ringraziato per un gesto così semplice, come comprare l'ultima brioche della giornata e portargliela.
Non ero abituato a tutto questo, mi faceva stare bene, fin troppo a tal punto da maledire me stesso per essere così complicato.
Qualcun altro al mio posto non si sarebbe posto tutti questi problemi, ci avrebbe provato e forse avrei dovuto farlo, ma era troppo importante per me per poterla coinvolgerla nello schifo che era la mia vita, il mio carattere e i miei incubi.
Ero difficile da capire, ero strano, lo sapevo, ma con lei sentivo di essere meno solo, normale, compreso e non sapevo davvero fin quando avrei resistito.
Potevo prendermela, farla mia e ammazzare chiunque cercasse di portamela via, ma come potevo farlo, quando il più grande male per lei, ero io stesso?
La vidi muoversi nel sonno ed aggrapparsi alla mia maglia, amavo quel gesto, mi faceva sentire importante per lei, lei che nonostante tutto ancora mi apriva la porta, in ogni senso.
Mi dava sempre un'altra opportunità anche quando ci urlavamo contro le peggiori cose e io non lo meritavo, ma di questo lei non se ne importava.
La presi in braccio e allungandomi leggermente, riuscì a posarla sul suo letto.
Salì poi i primi scalini che conducevano al suo letto a castello, ma rimasi lì fermo, aggiustandole meglio le coperte sul corpo e lasciandole un bacio a fior di labbra del quale lei mai ne sarebbe venuta a conoscenza.
Perché io, di questo dovevo accontentarmi; guardarla da lontano nella speranza che fosse felice.
Ebbi appena il tempo di uscire dalla sua stanza e rientrare nella mia, che le urla delle sue amiche riecheggiavano nel corridoio e fui contento del fatto che quella notte, almeno io, non l'avessi lasciata sola.Isabelle's pov
Repressi la voglia d'urlare, quando non riuscì, ad occhi ancora chiusi, a staccare la sveglia sul mio comodino, erano le sei del mattino e avrei dovuto passare un'intera mattinata, in compagnia di Cloe, fuori città; il massimo per il mio compleanno.
Scostai le coperte dal mio corpo, sorridendo quando vidi la carta di quella merendina che qualche ora prima, Harry aveva condiviso con me e dopo un sorriso, la voglia di urlare tornò ancora per quel suo gesto.
Perché l'aveva fatto?
Perché voleva a tutti i costi farmi impazzire?
Non ci capivo più nulla, ma quel suo buon compleanno Isabelle, mi aveva scaldato il cuore a tal punto da farmi dimenticare di qualsiasi altro problema esistente.
"Ho mal di testa" mi stiracchiai, evitando di commentare quello che aveva appena detto una Cloe in evidenti condizioni post sbornia, si erano divertite e non erano state affatto silenziose al loro ritorno.
Afferrai il tutto, dirigendomi ai bagni, ma lei ebbe la brillante idea di seguirmi e cominciare a raccontarmi la sua interessante, quanto squallida nottata con Louis.
Mi dispiaceva davvero tanto per Clarissa, non lo meritava e non appena sarei tornata, avrei trascorso del tempo con lei, parlarne faceva sempre bene anche se ero la prima a non farlo.
"Non puoi capire quanto ci sa fare"
"Non mi interessa" sbottai, lanciandole un'occhiataccia che però lei non colse affatto.
"Bella dovresti rilassarti anche tu, sei troppo stressata" disse, aumentando il mio nervoso.
"Oh ma buongiorno" cinguettò, non appena aprimmo la porta del bagno e quando vidi Harry, intento a radersi a petto nudo, capì perché il tono della sua voce assomigliasse tanto ad una gallina in calore.
"Buongiorno" rispose lui, lanciandoci un'occhiata fugace.
"Ciao" gli sorrisi e quando lo feci, vidi gli angoli delle sue labbra sollevarsi attraverso lo specchio.
"Già sveglio?" Continuò lei, avvicinandosi al lavandino per sciacquarsi il viso.
"Verrò io stamattina" disse di punto in bianco, facendo bloccare i miei gesti, cioè pettinarmi i capelli.
"Non doveva venire Niall?" Domandai, cercando di legare i miei capelli in una cosa quanto più vicina ad una coda.
"Ha vomitato tutta la notte" rispose con espressione disgustata "lo sostituisco io" aggiunse, asciugandosi il viso con un'asciugamano.
"Ci siamo divertiti ieri" sorrise Cloe, levandosi il pigiama davanti ad Harry, senza alcun pudore.
Distolsi lo sguardo, imbarazzata per lei, nonostante lei non lo fosse affatto.
Harry, tuttavia, non la degnò di uno sguardo, infilandosi la giacca della divisa.
"A dopo" disse, uscendo non prima di avermi sorriso di nuovo.
"Secondo me è gay" enfatizzò Cloe, guadando la porta, ora chiusa.
"Harry" strabuzzai gli occhi "non credo"
"Mi ha già rifiutata tre volte" piagnucolò mentre dentro di me stavo facendo salti di gioia, ma ancora non riuscivo a spiegarmi perché avesse risposto alle sue provocazioni in mensa, davanti a me per giunta "e cavolo, mi sono spogliata e neppure mi ha guardata" era sgomentata.
"Non sempre un uomo si ferma all'apparenza, non basta avere un bel fisico per conquistarli" aggiunsi, con un pizzico di invidia per il suo seno prosperoso, non che il mio non lo fosse, ma lei come minimo raggiungeva un'abbondante quarta, nonostante fosse molto magra.
"Oh credimi Bella, conosco gli uomini come le mie tasche e senza vantarmi, non sono mai stata rifiutata e se questo accade è per due motivi" aggiunse, infilandosi la gonna della divisa che su di lei risultava molto più corta del previsto.
"E sarebbero?" Domandai, andandomi a cambiare dietro un muro, dal quel nessuno poteva vedermi, neppure lei.
"O sono fidanzati sbarra innamorati o sono gay ed Harry non è fidanzato" disse sicura.
"E tu come lo sai?" Ero nervosa, l'idea che avessero intrattenuto una conversazione del genere mi dava noia.
"L'ho scoperto ieri, gli avevo specificamente chiesto di divertirci insieme e lui mi ha consigliato di tentare con Louis e quando gli ho chiesto se avesse una ragazza, mi ha risposto di no... Quindi..." Scrollò le spalle come se il suo discorso avesse un senso.
"Magari è innamorato" fu il mio cuore a parlare, la testa non avrebbe mai pensato a qualcosa di così impossibile.
"Beh meglio, sarebbe uno spreco se quel ragazzo fosse gay"
"Già" ridacchiai per la superficialità con cui archiviava certe situazioni e mi sentì più leggera, avendo capito che lei non ci avrebbe più provato con lui o almeno lo speravo, certo potevo dirle di come stessero le cose fa me ed Harry ma non avevo nessun diritto di farlo e sopratutto non la conoscevo abbastanza da potermi fidare.
Dopo la fase di restauro del suo viso, la convinsi ad evitare il rossetto, dato che eravamo già in ritardo e Smith, sicuramente non lo avrebbe apprezzato.
Ultimamente non mi aveva dato problemi, ma pensai che questo fosse dovuto proprio al fatto che io ed Harry fossimo lontani, almeno fisicamente, perché c'erano momenti in cui lo sentivo vicinissimo, come ad esempio quando quella stessa mattina mi risvegliai.
Non era al mio fianco, sapevo che dopo essermi addormentata, lui era andato via e forse era stato meglio così, dovevamo imparare a camminare prima di correre e lui tramite dei piccoli gesti, mi faceva capire che non si era mai fermato, anche se a parole diceva tutt'altro.
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Mission of love [H.S.]
FanfictionQuando hai sempre lottato per realizzare i tuoi sogni, ma una volta raggiunti ti accorgi di volere di più, cosa fai? "sei consapevole che salendo su quell'aereo, la tua vita verrà completamente stravolta?" "è quello che voglio" Dal capitolo 1 "Isabe...